L’Italia della palla ovale inizia il Sei Nazioni 2020 in trasferta contro il Galles campione in carica con tanto di Grande Slam. Tanto per ripartire da dove avevamo finito, con la solita possibilità altissima di perdere l’ennesimo match… Eppure sono cambiate molte cose tra gli azzurri. A partire dal nuovo coach, il sudafricano Franco Smith. Che sembra non avere nessun timore di perdere, come dimostrano le scelte quantomeno audaci del suo durissimo esordio. Tommaso Allan è confermato mediano d’apertura, ma il suo sostituto Carlo Canna – con O’Shea spesso relegato in panchina – giocherà per la prima volta come tre quarti centro, n.12 al fianco di Morisi, nel ruolo coperto di solito dall’infortunato Campagnaro. Di fatto però un secondo regista. Ci sono poi due esordienti assoluti con l’Italia. Danilo Fischetti delle Zebre sarà in panchina, mentre nel XV iniziale vedremo l’avanti seconda linea Nicolò Cannone, ventunenne fiorentino in forza al Benetton ma con licenza di giocare anche nel campionato italiano col Petrarca. Stakanovista della palla ovale e grande guerriero, come testimonia il suo passato di giocatore di calcio storico fiorentino per il quartiere dell’Isolotto, dove non vede l’ora di tornare una volta finita la carriera rugbistica. Ritorna dopo più di due anni Leonardo Sarto. L’allenatore sudafricano è stato chiamato nello staff azzurro proprio dal suo predecessore, per sostituire Mike Catt come capo dell’attacco, con un contratto fino a Giugno 2024. Prima del Mondiale in molti lo vedevano futuro c.t con O’Shea direttore tecnico generale. Le inattese dimissioni di Connor dopo la Coppa del Mondo hanno accelerato questo passaggio.
“Meno male che O’Shea se n’è andato”, direbbe qualche tifoso ormai esasperato per le ripetute sconfitte. “Quell’irlandese mi stava simpatico perché riusciva a parlare in italiano, ma dannazione con lui in tre Sei Nazioni non una vittoria, 15 partite e 15 ko!”. I risultati danno in parte ragione al tifoso, ma non si può non riconoscere al tecnico irlandese un grande lavoro per la crescita generale del movimento. Il controllo che ha chiesto ed esercitato sulle franchigie della Celtic League, senza nulla togliere agli head coach di Benetton e Zebre, si è tradotto in vittorie impensabili fino a pochi anni fa, la cui punta dell’iceberg sono i quarti di finali raggiunti da Treviso (prima squadra italiana nelle prime 8 del Pro 14), persi all’ultimo secondo contro Munster. L’allargamento della base di giocatori è poi indiscutibile e vitale per il futuro. Non se ne sono visti i frutti nel Sei Nazioni, ma l’Under 20 dimostra che la strada tracciata da O’Shea è stata quella giusta. Ieri sera gli azzurrini di coach Fabio Roselli hanno esordito alla grande nel loro Sei Nazioni, battendo il Galles a casa sua, a Colwyn Bay, per 17-7, dopo la vittoria contro la Scozia nel torneo 2019 e il nono posto al Mondiale argentino di categoria (dove superammo la Scozia e sfiorammo l’impresa contro l’Inghilterra che vinse 24-23).
Le ragazze di coach Di Giandomenico sono quelle cresciute di più: l’eclatante secondo posto nell’ultimo Sei Nazioni e la vittoria contro le professioniste della Francia hanno anche convinto l’autorevole sito “Scrum Queens – the online home of Women’s Rugby” a dare al coach aquilano il titolo di miglior coach del mondo di rugby femminile. Ebbene, una piccola parte di merito è anche di O’Shea, col quale non può non essersi confrontato Di Giandomenico in questi anni. Ora tocca a Smith. L’ex mediano d’apertura e poi coach del Benetton Treviso si ritrova su una panchina scomodissima, dove può raccogliere parecchie sconfitte col rischio di sporcare un curriculum in ascesa, dopo gli anni nello staff del Sudafrica e l’ultimo periodo a capo dello staff tecnico dei Cheetahs, franchigia del Pro14. Il tempo per fare un buon lavoro non potrà essere breve, ma fino a quanto reggerà la pazienza dei tifosi?
*foto tratta da sportfair.it