Il tennista che visse due volte, l’Highlander della racchetta, l’ultimo dei mohicani del servizio-volée, Nicolas Mahut, per tutti, semplicemente, Nico, è finalmente diventato profeta in patria, dopo due epiche partite al Roland Garros: ahinoi, la rimonta miracolosa contro Marco Cecchinato, semifinalista-rivelazione dodici mesi fa, e tre set secchi ed ugualmente inattesi contro il solido veterano Kohlschreiber. Ovviamente, scalando la montagna della classifica, lui, targato appena numero 252 Atp, contro il numero 19 siciliano e il numero 54 tedesco.
Nico ha 37 anni e 139 giorni, sulla terra non ha brillato mai con quel suo gioco servizio-volo d’altri tempi che ha cercato di adattare al violento corri e tira di oggi da fondo campo. Prima di Parigi non vinceva un match sul “rosso” a livello ATP dal primo turno di Madrid 2017, e approda al terzo turno dello Slam di casa appena per la terza volta in carriera (2012, 2015, 2019). Peraltro grazie a ben nove wild card – anche quest’anno -, ben tredici negli Slam. Dopo un 2019 talmente disastroso che lui riassume così: “È pazzesco questo sport, perché tre settimane fa, non ero bello per niente, ho perso al primo turno di tali a Melbourne, ho giocato Challenger, ho passato due turni a Montpellier, due a Cherbourg, zero a Nizza, tre a St Brieuc, zero anche a Bordeaux, ho rinunciato a Madrid e a Roma, non sono andato a Lione e quasi senza giocare prima di Parigi, gioco il mio miglior tennis”.