Sono fortemente affascinato, da sempre, dalle mille storie che attorniano il tennis femminile. Pensateci. Dalla favolosa Lottie Dod che vinceva Wimbledon a 15 anni appena aprendo il filone delle bambine prodigio che non s’è esaurito mai, alla Divina Suzanne Lenglen, che ha sconvolto il mondo (non solo il tennis e lo sport) con la sua personalità, oltre che con l’abbigliamento rivoluzionario e la sua vita libera. Dalla sfortunata Maureen Connolly, la prima a chiudere il Grande Slam, vincendo quindi nello stesso anno i quattro Majors, la cui carriera si interruppe ad appena 19 anni per una caduta da cavallo e la cui vita finì ad appena 34 anni per un tumore, ad Althea Gibson, la prima tennista di colore ad aggiudicarsi uno Slam a Parigi nel 1956, quando negli Stati Uniti la segregazione razziale era durissima, che poi diventò anche una professionista di golf. Da Billie Jean King che cambiò i rapporti uomo-domina nel tennis e contribuì a creare il Wta Tour alla su seguace Martina Navratilova, la profuga dalla Cortina di Ferro dal geniale tennis mancino che sposò il consumismo a stelle e strisce instaurando il dualismo-simbolo dello sport con Chris Evert, facendo per prima outing. Da Steffi Graf, che chiuse addirittura il Golden Slam (aggiudicandosi i 4 Slam in un’unica stagione e anche l’Olimpiade) ma piangeva a dirotto quando le nominavano il padre-padrone alla tenerissima virago Jana Novotna che pianse in mondovisione sulla spalla della duchessa di Kent dopo una drammatica finale di Wimbledon. Dalla prima emigrata alla scuola di Nick Bollettieri, Monica Seles, che stava dominando il tennis quando fu accoltellata alle palle in campo ad Amburgo da un tifoso della rivale Graf, alle sorelline Venus e Serena Williams, le “Cenerentola” del ghetto nero di Compton, Los Angeles, che sono diventate super-star, ancora grazie a un padre-sponsor-allenatore-
Quante storie ancora ci sono di carriere e di vite interrotte, di misteri ancora irrisolti? Ci viene in mente l’addio di Martina Hingis, il primo, il secondo, il terzo addio, con tanto di squalifica per cocaina. Coi viene in mente la storia controversa di Jennifer Capriati. Che cos’è successo, davvero, ad Eugenie Bouchard che denunciò di aver battuto la testa negli spogliatoi per essere scivolata sul pavimento bagnato? Com’è stata l’esistenza delle varie Marion Bartoli (che comunque uno Slam l’ha conquistato), Jelena Dokic (di cui è annunciata una prossima autobiografia), Mirjana Lucic (che è sparita per anni), Timea Baczinszky (che s’era messa a fare la cameriera), per non parlare delle russe d’esportazione Anna Kournikova e Maria Sharapova che hanno aperto un filone inesauribile.
In questo quadro, le strane storie che s’intrecciano con le tenniste si ravvivano con l’incidente stradale nel quale è stata appena coinvolta Venus Williams: superato un incrocio alla guida della sua auto, è investita da un’altra autovettura il cui conducente è morto. Come reagirà la ragazza, già segnata dalla scomparsa dell’amatissima sorella che, proprio mentre era in automobile, era stata colpita da un proiettile vagante durante una sparatoria? E che farà la povera Jo Konta? L’australiana naturalizzata brit, s’è appena ritirata a Nottingham: dopo aver battuto nello stesso giorno la regina del Roland Garros, Ostapenko, e la numero 1 del mondo, Kerber, perché, scivolando sull’erba, ha sbattuto violentemente la schiena.Lunedì è attesa all’esordio a Wimbledon contro Su-Wei Hsieh, la numero 112 del mondo, che l’ha appena eliminata al primo turno al Roland Garros. Povere donne!
Vincenzo Martucci