Riprende la Coppa con le partite della seconda giornata dei gironi.
Giornata 2 Stasera: Real Madrid-Bruges, Galatasaray-PSG | Stella Rossa-Olympiakos, Tottenham-Bayern | Atalanta-Shakhtar, Manchester City-Dinamo Zagabria | Juventus-Bayer Leverkusen, Lokomotiv Mosca-Atlético Madrid
Juventus-Bayer Leverkusen
La leggerezza
Maurizio Sarri in Champions vuole evidentemente una Signora Aquilone, capace di volare con la leggerezza giusta, quella che ti fa «planare sulle cose dall’alto», come insegnava Italo Calvino, che però non era juventino.
Paolo Tomaselli, Corriere della sera
Le mani avanti Su La Stampa, Paolo Brusorio critica le affermazioni di Sarri in conferenza stampa. “Non può dire che in Europa a livello della Juventus ci sono undici-dodici squadre e che le inglesi sono favoritissime. O meglio lo può dire, figuriamoci, ma fa un torto a chi lo ha scelto e gli ha consegnato le chiavi di una fuoriserie. L’esercizio delle mani avanti non è da tecnico della Juve. Di questa poi, meno che mai”.
Il pericolo Havertz
Centrocampista, trequartista, punta e anche mediano, il ragazzo può far tutto. Se migliorasse il destro, sarebbe perfetto, ma c’è tempo. Stasera non dovrà nemmeno pensare alla scuola: nel marzo 2017 rinunciò alla trasferta di Champions con l’Atletico Madrid perché non poteva saltare un compito in classe. Adesso Kai ha preso il diploma e a casa sono soddisfatti: la carriera può proseguire senza ostacoli. Costa 100 milioni: in estate ha voluto restare al Leverkusen, ma nella prossima si scatenerà l’asta, con il Bayern Monaco in vantaggio.
Pier Francesco Archetti, la Gazzetta dello sport
Atalanta-Shakhtar
Furto di strategie
Una volta Bruno Pesaola, ai tempi in cui allenava il Bologna, riempì la vigilia di propositi bellicosi, «a Bergamo attaccheremo dall’ inizio alla fine». Il giorno dopo, invece, l’Atalanta mise a ferro e a fuoco dal primo all’ultimo minuto un Bologna asserragliato in area. Al termine della partita alcuni giornalisti, che si erano sentiti presi in giro, chiesero ragione al Petisso di una simile discrepanza fra gli annunci del sabato e la realtà della domenica, e quello serafico rispose «l’Atalanta ci ha rubato l’idea». Due settimane fa, basito come il resto d’Italia davanti alla resa senza condizioni della squadra di Gasperini a una spettacolare Dinamo Zagabria, ho ripensato alla più celebre delle frasi di Pesaola, perché era successo esattamente quello: i croati avevano giocato e stravinto la prima gara di Champions utilizzando le stesse armi che fanno dell’Atalanta una potenza spesso dominante in A, ovvero corsa, aggressività, tecnica individuale e di squadra dentro a un contesto di alta velocità.
Paolo Condò, la Gazzetta dello sport
Il Milan che rotola verso il fondo classifica, lontanissimo dalla zona coppe, diventata improvvisamente un obiettivo da accantonare, e l’Atalanta che gli ruba stasera il palcoscenico e quella musichetta che per anni ha deliziato il popolo rossonero. La crudeltà del calendario è impietosa.
Elia Pagnoni, il Giornale
Tottenham-Bayern
In questo inizio di stagione, Coutinho è il miglior giocatore del Bayern per passaggi filtranti, smarcanti, verso l’area e passaggi completati negli ultimi 18 metri, secondo migliore per dribbling riusciti (dietro a Coman). Rispetto alla passata stagione, viene maggiormente coinvolto nella costruzione nell’ultimo terzo di campo e sta risultando più continuo ed efficace nei pressi dell’area avversaria.
Calcio Datato, Twitter
Il Bayern Monaco si presenta a White Hart Lane con un Coutinho in più nel motore. E pazienza se significa rinunciare a una bandiera come Thomas Müller, relegato in panchina nelle ultime tre uscite dei bavaresi.
Gabriele Marcotti, Corriere dello sport-Stadio
“È dai tempi di Alessandro Del Piero che non vedevo più qualcuno sparare palloni nell’angolo da quella posizione, a sinistra, nello stesso modo e con la stessa frequenza”
Jürgen Klopp su Coutinho
Domani Genk-Napoli. Chi era il Koulibaly di Genk
Dal Metz dove era la chioccia di Mané
Kalidou Koulibaly si trasferisce al Genk nell’estate del 2012. Viene acquistato dal Metz per 1,3 milioni di euro. Al Metz, dopo un primo periodo difficile che culminò con un addio, il senegalese comincia il proprio processo di maturazione. A lui l’allenatore francese Bijotat affida un giovane molto timido che stava facendo fatica a inserirsi: Sadio Mané.
Un talento come non si vedeva da Kompany
Al Genk, Koulibaly trova come allenatore Mario Been ex centrocampista olandese che aveva giocato anche due anni in Italia, col Pisa di Romeo Anconetani. Anni dopo, un suo compagno di squadra, Julien Gorius, viene intervistato France Football: «È grazie al passaggio al Genk che ha sviluppato la sua leadership. Ci mise un po’ ad adattarsi ma ben presto notammo le sue doti naturali. Fu soprattutto l’Europa League a forgiare il suo carattere. In un’intervista dissi che il campionato belga non aveva visto un calciatore con un simile potenziale dopo Kompany. Credo che in Belgio non si siano resi conto del talento di Kalidou».
Il calcio propositivo di Been e l’ottima campagna acquisti
Mario Been arriva al Genk subito dopo la vittoria del campionato, il quarto della storia, con Vercauteren allenatore. È l’estate del 2011. Un anno dopo, su Foot Magazine, il giornalista Pierre Danvoye, ne tesse l’elogio: “Ha avuto difficoltà ad ambientarsi, dopo essere subentrato a Vercauteren. Lo scorso marzo stava per essere esonerato. Ora è un valore aggiunto per il nostro calcio. Propone un gioco offensivo. E quando si rende conto che è troppo rischioso, si comporta in modo diverso, come ieri sera col Videoton.
Abbiamo temuto in estate quando Benteke è andato in Inghilterra. Ma sta andando tutto bene. Grazie a Been e anche grazie a un’ottima campagna acquisti. Tutti i nuovi arrivi si sono rivelati indovinati” e cita anche Koulibaly “che non conoscevamo”.
Kalidou e la fabbrica
Nel 2014 la Ford annuncia la chiusura della Ford a Gnek, con la conseguente perdita del lavoro per diecimila abitanti. Ecco le dichiarazioni di Koulibaly a Mosellesport. «Giocare in una piccola città (65mila abitanti) rafforza il sentimento tra calciatori e tifosi, li fa sentire più vicini. Le recenti difficoltà dei diecimila operai hanno ulteriormente rafforzato il rapporto tra il club e il pubblico. Noi facciamo del nostro meglio per regalare un po’ di gioia in una situazione sconvolgente».
L’Academy
L’Accademia del Genk, in termini di produttività, è una delle migliori a livello europeo. Da quasi due decenni, il numero medio dei ragazzi che ogni anno viene promosso nella prima squadra del blauw-wit si aggira tra gli 8 e i 10. «Questa è la prova del successo della nostra filosofia», spiega Roland Breugelmans, da oltre vent’anni tra i responsabili del centro giovanile che nel corso degli ultimi tempi ha forgiato talenti locali come Kevin De Bruyne, Thibaut Courtois, Yannick Ferreira Carrasco, Divock Origi, Timothy Castagne, Steven Defour e Christian Benteke.
Christopher Robert Holter, l’Ultimo Uomo, 27 febbraio 2018
L’antieroe Keylor Navas
È dedicato al nuovo portiere del PSG arrivato dal Real Madrid il servizio di copertina del nuovo numero di France Football. Dave Appadoo e Thomas Goubin raccontano le avversità che il numero 1 della Costa Rica ha dovuto superare nel corso della sua carriera, a cominciare dal vuoto lasciato dai suoi genitori, partiti per gli USA alla ricerca di una vita migliore.
“E questo fin dalla nascita. Perché il piccolo Keylor è andato vicino pericolosamente alla morte sin dalla nascita. Era incapace di respirare. Se è ancora vivo lo deve al medico che è riuscito a sbloccargli i bronchi dal liquido amniotico”.
~ Slalom ~
la Libertadores
Ancora River-Boca. Chi è Gustavo Alfaro, l’allenatore di De Rossi
Dopo la finale violenta dello scorso anno, il Superclasico argentino stavolta si gioca andata/ritorno in semifinale. Prima partita nella notte italiana tra oggi e domani.
Le origini di Gustavo Alfaro
“Il mio vecchio andò a Junín quando era giovane per lavorare nelle ferrovie, lì incontrò mia madre, si sposarono e nacquero i miei due fratelli maggiori. Quando hanno nazionalizzato le ferrovie, nel 1953 o 1954, il mio vecchio è stato eletto delegato, ha vinto le elezioni interne come candidato del peronismo, ed è per questo che lo hanno messo in prigione. Mia madre, che era un’insegnante di campagna, è stata cacciata da scuola. Mia madre mi diceva che i prigionieri venivano fatti sfilare in città, davanti a tutta la gente, e tra loro c’era il mio vecchio. Fu così che dopo, mio padre decise di tornare a Rafaela. Lavorò in un laboratorio che riparava strumenti come il tachimetro, poi in un’azienda di cavi, e in quel periodo siamo nati io e mia sorella. Quindi c’è una parte della famiglia che appartiene a Junín e l’altra a Rafaela. A causa di Perón. Ecco perché il mio vecchio si è rivelato un amaro anti-peronista.
L’influenza
“Non ho avuto una guida spirituale che mi mettesse sulla retta via, così quando sono arrivato a Quilmes, all’età di 34 anni, non sapevo dove mi trovassi. Stavo cercando la verità rivelata del calcio, per sapere quale fosse la pietra filosofale ho iniziato a cercare colloqui con allenatori riconosciuti”.
Le caratteristiche di un bravo allenatore
“In primo luogo dire la verità. Secondo: l’area più sacra sono le abitudini di uno spogliatoio, dove tutto nasce e muore. Avere la capacità di convincere. La cosa più facile per gli allenatori è lavorare sul campo, lo facciamo tutti in modo simile, la cosa più importante è l’esterno, è come raggiungere la mentalità di uno spogliatoio, come trasformare l’io in noi, come far capire ai giocatori che sono tutti necessari e nessuno è essenziale”.
Gli allenatori preferiti
“Per non cadere nella banalità di dire Guardiola, ti dico che mi piacciono Ancelotti e Joachim Löw. Il suo cammino in Germania è stato molto buono, dal 2006, da quando era assistente di Klinsmann. Ho visto come ha cambiato certe idiosincrasie del calcio tedesco, anche contro Beckenbauer e altri senatori. Ha ottenuto una versione migliorata della Spagna 2010. Gi ho visto prendere decisioni importanti in una partita”.
Il dilemma di ogni argentino. Menottismo o bilardismo?
“Siamo tutti figli di Menotti e di Bilardo, a me però non piacciono le antinomie, per me esistono Menotti “e” Bilardo, e se devo scegliermi riferimenti successivi prendo Bianchi e il Viejo Griguol. Tra i giovani mi sembrano bravi Gallardo e il Mellizo Guillermo”.
Cosa si prova ad aver eliminato il River al Monumental in un Coppa? (Semifinale Sudamericana 2007)
“Lo dico con rispetto: quel giorno ho sentito per la prima volta il silenzio. Un attimo prima c’erano 60mila persone che fischiavano Mario Cuenca che andava a tirare l’ultimo rigore, e di colpo il gol e il silenzio totale, come quando si spegne la radio o il televisore. Una cosa terribile”.
Le sue letture
“Mi piace molto Ernesto Sábato. Anche Mario Vargas Llosa, Marcos Aguinis, Borges, Benedetti… Raccomando sempre La Resistencia, di Sábato, del quale mi ha colpito una frase che ripeto spesso ai giocatori: – Gli uomini trovano nelle loro stesse crisi la forza per superarle. È stato dimostrato tanto dagli uomini quanto dalle donne che, con l’unico argomento della tenacia e del coraggio, hanno lottato e battuto le dittature più aberranti del nostro continente, perché l’uomo sa trasformare gli ostacoli in nuovi percorsi e alla vita basta lo spazio di una crepa per rinascere.
Terrò con me questa frase per tutta la vita”.
Intervista di Diego Borinsky, El Gráfico, 3 agosto 2015
Sorpresa
Con appena 3 giorni di differenza, fra giovedì e domenica, i giocatori del River e il Boca sono stati costretti a farsi un’analisi antidoping a sorpresa, una da parte del Commissione Nazionale Antidoping (6 giocatori per squadra) e un’altra da parte della Conmebol (tutti).
Martin Mazur, la Gazzetta dello sport
Il regno dei contropiedisti? La Serie B francese
È il risultato dell’ultimo studio su 35 campionati europei, diffuso dal CIES in collaborazione con InStat. Per ogni torneo sono state individuate le 10 partite nelle quali si è registrato il maggior dominio nel possesso palla da parte di una delle due squadre. Il dato più schiacciante è stato quello del Fulham sul Millwall nella B inglese (78.7%). Il Tottenham spicca invece per la sconfitta stagionale nonostante il maggior scarto nel controllo del gioco (74.8%): contro il Newcastle.
In base all’elaborazione dei dati fatta da [S] la serie B francese risulta essere il regno dei contropiedisti e del dis-possesso palla. Nelle 10 partite in cui si è registrato il dominio maggiore, per sette volte hanno vinto le squadre che avevano la percentuale inferiore di possesso. I francesi all’italiana.
Tratta da loslalom.it
Il meglio del racconto sportivo. Scelto e commentato