Se dovesse scegliere uno dei quattro elementi, Gianni Lonzi probabilmente punterebbe sull’acqua. E’ cresciuto in riva all’Arno e lì ha imparato a nuotare prima di lanciarsi nel magico mondo della pallanuoto e diventarne campione olimpico a Roma 1960. Impossibile quindi anche solo pensare di esser tradito da quel fiume che l’ha visto per anni allenarsi, tanto più il 4 novembre 1966 quando a Firenze si è in fermento per la Festa delle Forze Armate.
Piove da giorni, ma dopotutto è normale che ciò accada in quel periodo dell’anno considerato che è pieno autunno e le precipitazioni in quella zona sono sempre copiose. Il livello dell’Arno sale ora dopo ora vertiginosamente rompendo gli argini già nella serata del 3 novembre in alcune zone del Mugello. In pochi però si preoccupano, tant’è che durante una cena di gala il sindaco Piero Bargellini scherza sulla situazione del corso d’acqua.
Firenze è pronta a tutto, ma non di certo a un’alluvione nonostante i sacchi di sabbia già posati sul Lungarno e la storia insegni come l’Arno abbia ferito più volte una delle città più belle del mondo. Forse è passato troppo tempo dall’ultimo evento tragico, nel mezzo c’è stata la Seconda Guerra Mondiale il cui ricordo è ancora vivo, e per questo molti sottovalutano la situazione come accade per Lonzi che qualche anno dopo rivelerà in un’intervista: “Lì per lì per me era solo acqua, solo in seguito ho capito che si trattava di qualcosa di grosso”.
Eppure attorno all’1.30 di notte l’acqua inizia ad entrare in città prima attraverso le antiche fogne medicee e, qualche ora dopo, scavalcando direttamente le “spallette” del Lungarno. Gli amministratori iniziano a dare l’allarme, ma ormai è troppo tardi per prevenire la catastrofe. La Basilica di Santa Croce rischia di esser travolta da un mix di fango e nafta, mentre nelle prime ore della mattina l’Arno irrompe in Piazza Duomo inondando Palazzo Vecchio e spalancando le porte dei vicini Uffizi.
Mentre si inizia a fare la conta dei danni e si pensa a come salvaguardare l’immenso patrimonio artistico, ciò che preoccupa maggiormente è l’assenza di aiuti dall’esterno. Quando i rinforzi partono verso Firenze, si ritrovano bloccati a causa dell’interruzione delle linee di comunicazione. Migliaia di persone si rifugiano sui tetti, ma non tutti riescono nell’impresa e c’è chi rimane imbottigliato in casa con il rischio di annegare, chi viene invece letteralmente strappato dalla furia delle acque.
Ed è qui che Lonzi entra in scena. L’acqua è il suo habitat naturale e in Arno ci ha nuotato centinaia di volte per cui è quasi scontato che proprio lui debba debba dar una mano a chi è in difficoltà. L’energia espressa dalla piena non gli fa paura, è semplicemente un avversario a cui resistere così come gli è capitato nelle piscine di mezza Italia e, proprio come in un match di pallanuoto, è necessario gettarsi nella mischia per fare gol.
In questo caso la meta non è la porta nemica, ma gli sguardi terrorizzati di decine di cittadini intrappolati nelle proprie case, in balia delle forze della natura e in alcuni casi aggrappati ai pochi appigli utili per rimanere fuori dall’acqua. Inizia con un bambino, poi la mamma, il papà fino a incrementare il numero di persone che grazie a Gianni riescono a mettersi salvo. E’ una di quelle storie che non si possono scordare, che ti porti dentro fino alla fine e che ti porta ad esser grato per sempre a chi ti ha dato una mano.
Gianni non è però solo in questa impresa: con lui c’è anche il compagno di squadra nella Rari Nantes Firenze Mario Innocenti insieme al quale sottrae alle acque dell’Arno quarantanove persone. Fra loro c’è una maestra che sa soltanto che Lonzi è uno sportivo e lancia così un appello a “La Nazione” affinchè possa incontrare il suo “salvatore”. Il nome si sparge in giro, in molti si riconoscono nella stessa situazione e ringraziano Gianni per il gesto eroico.
Come le acque dell’Arno d’improvviso iniziarono a ritirarsi, anche la notorietà si spegne ben presto, tanto da diventare uno degli “eroi dimenticati” dell’alluvione, celebrati dal Comune di Firenze soltanto dopo oltre cinquant’anni. Oltre a un titolo mondiale e un argento olimpico conquistati da C.T. della Nazionale di pallanuoto, Lonzi verrà insignito anche di una medaglia al valore civile ma, da vero campione, ricorda ancora oggi come conti più “una pacca sulla spalla” che qualsiasi riconoscimento.