Progetti, programmi, sogni, promesse: l’anno nuovo comincia sempre con un carico di aspettative e di speranze per tutti. Il tennis, “sempre più fisico e meno tattico, troppo veloce e troppo legato al servizio-risposta”, come lamenta zio Toni Nadal, cerca da un po’ nuove vie d’uscita. Di forza, certo, da fondocampo, spingendo a mille, ma poi tentando sempre più la via della rete. Questo confermano chiaramente due match molto interessanti dell’ultima notte australiana del 2023: a Perth, con De Minaur-Fritz, a Brisbane, con Dimitrov-Murray e Safiullin-Shelton.
DIAVOLO
Legittimo allievo di Lleyton Hewitt, “Il selvaggio”, che dalla panchina lo carica come nessuno da capitano dell’Australia, chiamato a una grossa prestazione nella United Cup contro gli Stati Uniti, davanti al suo pubblico “The Demon”, al secolo Alex de Minaur, si esalta, e dà il massimo. Soprattutto, rischia tantissimo, colpendo la palla sempre in anticipo, rubando iniziativa e bastone del comando all’avversario, e presentandosi frequentemente a rete. Così soffoca l’attaccante che ha di fronte, quel Taylor Fritz, grande speranza a stelle e strisce ancora inespressa al vertice perché sempre terribilmente in difficoltà
quand’è attaccato e, quindi, quando si trova sotto pressione. “Oggi è stato un nuovo anno, un nuovo me”, ha spiegato eloquentemente l’australiano, famoso per il moto perpetuo, la velocità, la difesa, la capacità di coprire ogni porzione di campo e la cattiveria agonistica, ma spesso latente proprio in fase offensiva. “Avevo un’ottima mentalità, ho giocato il tennis che volevo giocare, quindi sono molto felice. Taylor ha una potenza di fuoco esplosiva e non puoi lasciargli dettare legge. Volevo prenderlo dalla prima palla e sfruttare ogni piccola occasione che avevo per dettare il punto. Non sempre funziona, ma oggi ha funzionato”.
DELUSIONE
Ancora una volta, pur dotato di un arsenale offensivo davvero importante, di fisico e di esperienza, Fritz è mancato sotto il profilo tattico e mentale, evidenziando la difficoltà nel sostenere la situazione negativa e non trovando mai la soluzione per uscire dalla trappola. Un altro brutto segnale da parte dell’americano che, a febbraio 2023, è salito alla classifica record di 5 del mondo e oggi è 10, facendosi notare soprattutto per le clamorose sconfitte: con Popyrin agli Australian Open, con Ymer a Wimbledon, col troppo netto 6-1 6-4 6-4 con Djokovic agli US Open, col quale non a caso ha perso 8 volte su 8.
LEZIONE SHELTON
La storia si è ripetuta fra il russo Roman Safiullin e l’americano Ben Shelton, l’uno che, dopo i fasti juniores, da pro non ha continuità ma continua a strappare scalpi importanti e l’anno scorso è arrivato nei quarti a Wimbledon l’altro che, da super attaccante come Fritz, lamenta limiti evidenti in difesa, a dispetto delle prestazioni del 2023 che l’hanno proposto fra le grandi sorprese. Anche qui, per il russo che ruba il ruolo l’avversario, e quindi iniziativa e fiducia, l’88% di punti con la prima e l’81% di punti a rete (25/31). Che decidono la contesa e bocciano il favorito.
POVERO MURRAY
Diversa la storia di sir Andy Murray che si ostina a giocare a dispetto dei 36 anni e dei troppi acciacchi, ma spera ardentemente in qualche risultato positivo che gli ridiano morale. Ahilui, la storia si ripete: finché le forze e quindi le gambe e quindi il servizio l’hanno sostenuto, l’ex numero 1 del mondo e pluricampione Slam scozzese ha giocato alla pari con Grigor Dimitrov, ha visto il primo set, ma, dopo aver ceduto lottando il secondo set, si è spento sempre più nettamente contro il bulgaro di qualità. Che ha sfoderato un insolito 89% di punti a rete, con l’82% di punti con la prima, a spiccare fra i 36 vincenti. In perfetto stile anno nuovo vita nuova: l’attacco paga.
da SuperTennis TV