Le cose cambiano. Con gli anni, gli acciacchi, i sempre più sofferti recuperi e l’usura di un fisico sempre sollecitato al massimo da un tennis di forza, anche un guerriero come Rafa Nadal ha imparato sulla sua pelle che bisogna pure tirare il freno a mano. Le esperienze degli ultimi due anni sono state decisive. Sia per lui che per il rivale storico, Roger Federer, chi non si ferma è perduto. E quindi anche il mancino di Maiorca si ferma sempre più spesso, suo malgrado, per tener vivo il fuoco che c’è sotto la cenere – dopo tanti tornei sul cemento e sul veloce – e deve riaccendersi, come sempre, sulla prediletta terra rossa, da Montecarlo a Roma a Parigi. Ahilui, però, dopo il miracoloso recupero dell’anno scorso, con la finale agli Australian Open, lo storic, decimo trionfo al Roland Garros e il titolo agli Us Open, a forzato stop si sta aggiungendo forzato stop, e l’ultimo è sempre più doloroso. Gli ultimi sono inquietanti: a ottobre, ha disdetto l’iscrizion al torneo di Basilea, a casa Federer e, a Parigi Bercy,
ha rinunciato ai quarti contro Krajinovic; a novembre, s’è ritirato dal Masters dopo la sconfitta con Goffin; a dicembre ha cancellato il consueto test-prestazione con l’amico, il portoghese Joao Sousa, a Maiorca, e tutti gli eventi programmati, incluso, in extremis, anche Brisbane. E, agli Australian Open, ha gettato clamorosamente la spugna, nei quarti, quand’era avanti due set a uno contro Cilic. Questa settimana s’è presentato ad Acapulco, coi suoi bei progetti per l’Accademy di Maiorca che gestisce con zio Toni ma, nell’ultimo allenamento, ha avvertito ancora un problema muscolare all’ileopsoas della gamba destra (uno dei muscoli elevatori dell’anca, ancora colpito da stiramento, curabile in un paio di settimane). Evidentemente, per aver troppo sollecitato l’arto, per ovviare ai danni alle solite ginocchia, o per accelerare ancora una volta il recupero. E così ha ritirato l’iscrizione al torneo ancor prima del derby d’esordio contro l’amico Feliciano Lopez, col quale divide anche il tifo calcistico per il Real Madrid. Sommando un sesto ritiro o rinuncia consecutivo. Davvero troppi anche per il campione di 15 Slam, l’uomo forte del tennis mondiale che perde via via credibilità, non solo nei confronti di Federer, contro il quale non aveva mai perso cinque volte di seguito (una nel 2015 e quattro l’anno scorso), ma di tutti gli altri tennisti professionisti dell’Atp Tour.
L’infortunio è sempre lo stesso, anche se Rafa puntualizza: “Mi sembra minore rispetto a quello di Melbourne”. E mette seriamente in dubbio la sua partecipazione al duplice Masters 1000 sul cemento Usa, Indian Wells-Miami, già tradizionalmente tornei difficili per lo spagnolo. La prima tappa dell’8 marzo nel deserto della California sembra davvero troppo vicina. E Rafa dovrà anche chiedersi se vale la pena di rischiare nell’appuntamento in Florida, una tantum sul cemento, o passare direttamente alla preparazione sulla terra rossa. Per la stagione dove, al solito difende tanti punti, e ancor maggior credibilità e fiducia.
Di sicuro, più di una volta, in passato, Rafa ha giocato contro il parere dei medici. Stavolta, invece, malgrado non disputi una partita ufficiale Atp Tour da 34 giorni, pensa al futuro: “Ho fatto tutto quello che dovevo per preparare questo torneo, ma nell’ultimo allenamento ho sentito ancora dolore nello stesso punto dove mi sono infortunato a Melbourne. I medici mi hanno detto che era proprio impossibile che giocassi, a parte il fatto che mi fa male, ci sarebbe stato un grosso rischio di aggravare l’infortunio. Ho provato a forzarmi fino all’ultimo, ma questa volta è stato davvero impossibile giocare”.
Di certo, quest’ultima tegola lo mette ancor più sotto pressione, sulla strada della stagione sulla terra battuta europea. Anche perché aumenta le possibilità di vedere Roger Federer ai nastri di partenza del Roland Garros per tentare di sfatare un ulteriore tabù e conquistare per la seconda volta lo Slam “rosso”, dove ha perso quattro finali, sempre contro Nadal. Per poter magari puntare addirittura al Grande Slam, dopo il trionfo di Melbourne, per aumentare ulteriormente la sua aurea nell’Olimpo del tennis. E, perdurando i problemi degli altri big, da Djokovic a Murray a Wawrinka, aggiungere una motivazione extra alle sue grandissime aspirazioni.
VINCENZO MARTUCCI
vincenzomartucci57@gmail.com
(tratto dal sito www.federtennis.it)