Una campionessa olimpica e mondiale, Alina Zagitova, che a soli 17 anni si ritira momentaneamente (ma quasi sicuramente è un addio definitivo alle gare), un campione olimpico e mondiale, Yuzuru Hanyu, 25 anni, che mostra segni sempre più preoccupanti di usura fisica, le polemiche sull’avvento delle ragazzine russe capaci di fare quadrupli in serie, l’eterno dilemma sulla disparità di valore da riconoscere alla componente artistica e a quella tecnica, e infine i dubbi sempre attuali sull’operato dei giudici, il pattinaggio artistico su ghiaccio sta arrivando a un punto cruciale della sua evoluzione. I prossimi Mondiali, a Montreal dal 18 al 22 marzo, saranno un ulteriore punto di domanda sul futuro di questo sport.
Un quadro della situazione lo si può già avere dopo la prima parte della stagione, con il Grand Prix, i Campionati Continentali e il Four Continents, ai quali bisogna aggiungere le competizioni junior nelle quali si sono intravisti ulteriori sviluppi dell’evoluzione tecnica, legata soprattutto ai salti. Per il momento, perciò, fermiamoci a questa prima analisi, per poi passare in seguito ad approfondire il caso della Zagitova e dello studio di nuovi cambiamenti nel regolamento, arrivando infine ai Mondiali.
UOMINI
Ogni volta che scende in pista, il giapponese Yuzuru Hanyu, due volte olimpionico e due volte mondiale, suscita entusiasmo incredibile e scene di autentica adorazione. Ma il suo rendimento, al netto di qualità artistiche di valore eccelso, va sempre più degradandosi, soprattutto con errori nei salti. Fermo restando che, anche in queste condizioni, è da vertici, i suoi punteggi non vanno più oltre quota 300. Basterebbe per battere tutti gli altri, non per tornare ai suoi livelli usuali, sui 320, e soprattutto non per competere con lo statunitense Nathan Chen, ormai stabile non solo oltre i 320 ma anche al di là dei 330. Ai Mondiali 2019 a Saitama, Hanyu ottiene 300,97 punti (94,87 nel corto, 206,10 nel libero), Chen 323,42 (107,40 nel corto, 216,02 nel libero). E’ vero che Hanyu sbaglia nel programma corto, per poi riscattarsi nel libero, ma anche se si esprimesse sui suoi livelli, tipo 110 punti contro i 94 realmente ottenuti, non riuscirebbe a superare Chen. Anche assegnandogli il suo record nel corto, 111,82, arriverebbe a 217,92, ancora 9 punti dietro lo statunitense. Il segno che anche il suo rendimento massimo non basta più per vincere. Fra l’altro, se osserviamo la sua ultima grande vittoria, all’Olimpiade 2018 di Pyeongchang, notiamo che nel programma libero Hanyu, autore di 206,17 punti, è superato nettamente da Chen, con 215,08. Lo statunitense ha pregiudicato tutto con un disastroso corto, tutti e tre i salti sbagliati, solo 82,27 punti contro i 111,68 di Hanyu, addirittura 17mo, per poi risalire al quinto posto nella classifica finale. Se sbaglia non può recriminare, ma si capisce chiaramente in quell’occasione che il suo potenziale è superiore a quello di Hanyu già in quel momento. Tutto quello che arriva dopo è solo la dimostrazione di una superiorità globale nei confronti di un fuoriclasse che viene considerato da moltissimi come il più grande pattinatore di tutti i tempi.
Quello che accade dopo è solo la logica conseguenza. Tornando ai confronti, diretti e a distanza in quest’ultimo periodo, non c’è partita. Nella finale del Grand Prix di questa stagione, a Torino a dicembre, Hazuru Hanyu si ferma a 97,43 punti nel corto e a 194 nel libero, per un totale di 291,43. In pratica ripete il corto dei Mondiali, ma senza il riscatto nel libero. Nathan Chen si supera: 107,40 nel corto, 224,92 nel libero, totale uno stratosferico 335,30! Record mondiale nel libero e nel totale, quello del corto resta ad Hanyu, che lo supera poi nella finale del Four Continents, a febbraio a Seul, quando ottiene 111,82 (contro il suo stesso 111,68 di Pyeongchang, ma per tutti i punteggi dopo la stagione 2017-18 bisogna considerare che è cambiato il regolamento, il grado di esecuzione assegna più punti, quindi il valore fra due punteggi simili è maggiore per quello antecedente al 2018-19). Sembra il segnale della rinascita per il giapponese, che però nel libero mostra di nuovo i suoi attuali limiti, solo 187,60 punti per un totale di 299,42. Ancora più evidente, in questa gara, è la stanchezza man mano che va avanti nel programma: se l’errore sul primo salto, il quadruplo Lutz, può essere casuale, tant’è che si riscatta immediatamente con i successivi quadruplo Salchow e triplo Axel, quello che viene dopo è una specie di via crucis, con un brutto triplo Flip (in teoria quadruplo), e due combinazioni pessime nella seconda parte del programma, uno scarso quadruplo Toeloop-Euler-triplo Salchow e poi caduta nel quadruplo Toeloop, parzialmente riscattati dal conclusivo triplo Axel-triplo Toeloop. Un esercizio tutto in affanno.
Nel conto bisogna pur mettere gli infortuni che hanno frenato Hanyu negli ultimi anni, a caviglia e ginocchio (a Pyeongchang ha gareggiato dopo aver preso antidolorifici), ma è anche vero che in questa stagione non ha avuto problemi, tant’è che a Skate Canada a ottobre, tappa del Grand Prix, ha ottenuto 322,59 punti, suo record personale, ma comunque inferiore al punteggio con cui Nathan Chen ha vinto i Mondiali 2019 (223,42), sempre considerando che il punteggio dei giudici è “ballerino”, ma che comunque quelli dei Mondiali sono di manica più stretta, a maggior ragione quindi è ribadito il miglior rendimento di Chen. In un modo o nell’altro, la situazione attuale è chiara: Hazuru Hanyu per vincere deve solo aspettarsi che Nathan Chen commetta qualche errore, cosa sempre possibile, ma il punto è che il successo ormai non dipende più solo da lui, come era fino all’avvento dello statunitense.
DONNE
Lo scenario, come annunciato sin da due anni fa, è cambiato, anzi è stato stravolto dalla nuova ondata di ragazzine russe, ma non solo. Se è vero, infatti, che Alexandra Trusova e Anna Shcherbakova stanno sconvolgendo le classifiche con i loro salti quadrupli, c’è anche da considerare l’ondata di pattinatrici che effettuano il triplo Axel senza problemi, dalla giapponese Kihira, che era entrata nel circuito senior prima delle russe, alla sudcoreana You Young fino all’altra russa Kostornaia, che infatti ha vinto finora le gare più importanti, due tappe del Grand Prix, la finale del Grand Prix e i Campionati Europei. Ormai, lasciando da parte i quadrupli, il triplo Axel è diventato un salto “normale”, pur nella sua difficoltà, e tanto basterebbe per eliminare tutti i dubbi sulla trasformazione che porterebbe la parte artistica a essere eccessivamente penalizzata da quella tecnica: si dovrebbe forse vietare persino il triplo Axel o assegnare meno punti per la sua esecuzione? Ma questo è un discorso da affrontare meglio in seguito, quando si parlerà nello specifico del caso Zagitova. Fatto sta che Alena Kostornaia è stata fin qui la dominatrice della stagione, grazie ai suoi tripli Axel, grazie a una mirabile parte artistica per la quale non può assolutamente essere paragonata alle “bambine che sanno solo saltare” e grazie anche a qualche errore delle altre due russe nei quadrupli, comprensibili sia per l’estrema difficoltà, sia per i cambiamenti fisici che Trusova e Shcherbakova stanno cominciando ad affrontare. Con un programma libero pulito (nel corto il quadruplo per il momento è vietato, solo per le donne, altro argomento da approfondire in seguito) Trusova e Shcherbakova non avrebbero problemi a stare davanti alla Kostornaia, ma è anche vero che eseguire bene tutti i quadrupli in programma, anche se favorite da un fisico minuto, non è mica semplice. Quindi, fin qui la completezza tecnica e artistica della Kostornaia è stata decisiva, ma solo lei è riuscita a battere le sue compagne di squadra. Nelle tappe del Grand Prix le tre russe hanno sempre vinto, non gareggiando mai l’una contro l’altra, ma avendo come avversarie Zagitova e Medvedeva. La Shcherbakova ha vinto in Usa e Cina con 227,76 e 226,04 punti, l’unica delle tre a non incontrare le due campionesse “più anziane”. La Trusova ha vinto in Canada con 241,02 punti (Medvedeva quinta con 209,62) e Russia con 234,47 punti (Medvedeva seconda con 225,76). La Kostornaia ha vinto in Francia con 236 punti (Zagitova seconda con 216,06) e Giappone con 240 punti (Zagitova terza con 217,99); poi ha vinto la finale del Grand Prix con 247,59 davanti a Shcherbakova (240,92) e Trusova (233,18), con Zagitova sesta e ultima (205,23), Medvedava non qualificata per Torino; infine ha vinto gli Europei con 240,81, ancora davanti a Shcherbakova (237,76) e Trusova (225,34).
Si nota che Kostornaia ha anche ottenuto il miglior punteggio in assoluto (247,59), segno anche questo che i quadrupli possono sconvolgere le classifiche, ma bisogna pur eseguirli bene. Finora ha vinto, fra le pattinatrici di ultima generazione, chi ha mostrato un equilibrio maggiore fra parte tecnica e artistica, la Kostornaia appunto, e con più punti nella parte tecnica grazie solo a salti “classici”, vale a dire fino al triplo, per cui si torna al discorso già accennato e su cui torneremo: bisogna arrivare all’assurdità di vietare anche il triplo Axel per le donne come conseguenza dell’idea di non penalizzare la parte artistica? Come anticipazione sul prossimo articolo posso solo accennare alla folle idea, all’interno dell’Isu, di non avere più corto e libero, ma due prove distinte per parte tecnica e parte artistica, con i punteggi che assegnano ciascuno il 50% del totale e poi si sommano! Quasi un ritorno alla Beatrix Schuba di inizio anni Settanta e allo scempio del pattinaggio artistico.
COPPIE
Nelle gare di coppie c’è una sola vera novità, quella dei diciottenni russi Aleksandra Boikova e Dmitrii Kozlovskii, al secondo anno senior, vincitori delle tappe del Grand Prix in Canada e Russia, quarti nelle finali a Torino per errori banali, oro agli Europei dopo il bronzo del 2019. I cinesi Sui Wenjing e Han Cong si sono dimostrati ancora i più forti, ma senza arrivare ai propri limiti anche a causa di infortuni che hanno impedito loro di allenarsi bene nella fase preparatoria alla stagione. I successi in Cina, Giappone e finali del Grand Prix dimostrano che anche in condizioni non perfette sono nettamente i migliori. In progresso gli altri cinesi Peng Cheng-Jin Yang, ancora deludenti i russi Tarasova-Morozov.
DANZA
Qui c’è stata la grande sorpresa della sconfitta dei francesi Gabriella Papadakis e Guillaume Cizeron agli Europei, dopo aver vinto ancora una volta il Grand Prix. A batterli sono stati i russi Victoria Sinitsina e Nikita Katsalapov. Ma il settore della danza si dimostra una volta di più in completa balia di giudici che si divertono ad assegnare punteggi che cozzano con quello che si vede in pista e che sembrano seguire solo la logica di una spartizione preconfezionata delle medaglie. Papadakis-Cizeron continuano a essere premiati con punteggi inverosimili per programmi che si distinguono per difficoltà tecniche inesistenti e grande noia per composizioni artistiche “classiche”. Basterebbe andare a rivedere le difficoltà incredibili inserite dai canadesi Tessa Virtue e Scott Moir, ora “in pensione”, per rendersi conto che loro viaggiavano in un’altra galassia, per non parlare della brillantezza della parte artistica. In questa stagione, Papadakis e Cizeron hanno preparato un programma corto finalmente più vivo e fuori dagli schemi (ma con costumi orribili che meriterebbero penalizzazioni a ripetizione), senza arrivare a chissà quali vette ma pur sempre più interessante. Nel libero, invece, il solito tran tran. Dopo l’ennesima vittoria nel Grand Prix, i giudici evidentemente hanno voluto rendere più vivo il panorama e si sono inventati il successo di Sinitsina-Katsalapov agli Europei. Resta un mistero come si possa premiare questa coppia che ha in Sinitsina una pattinatrice al di sotto di un livello tecnico decente e semplicemente “bella statuina” da affiancare al bravissimo Katsalapov, che ha però il grandissimo demerito di aver fatto fuori una campionessa come Elena Ilinykh, con cui faceva coppia, per questioni caratteriali o semplicemente perché lei gli faceva ombra con la sua grande personalità. Fatto sta che i giudici hanno deciso che questa è la coppia su cui puntare per non avere risultati scontati nella danza per altri 3-4 anni, magari assecondati dalla Federazione russa che li spinge in alto. E questo a discapito dell’altra coppia russa, Alexandra Stepanova (nettamente più brava della Sinitsina) e Ivan Bukin, penalizzata dai giudici, così come, ma ancor più pesantemente, viene stroncata la coppia statunitense Madison Hubbell e Zachary Donohue, che magari non azzecca sempre il programma giusto, ma che ha qualità superiori a tutti gli altri. Insomma, pare che federazioni e giudici abbiano deciso una scala dei valori nella danza e quella resta immutabile, qualsiasi cosa accada in pista. In tema di penalizzazioni, anche gli azzurri Charlene Guignard e Marco Fabbri non se la passano bene. Qualche problema lo hanno avuto, anche a causa di un infortunio al polso per Fabbri che ha impedito il giusto allenamento (addirittura nelle prime gare lui aveva un tutore alla mano destra e aveva dovuto cambiare posizioni per i sollevamenti), ma resta sempre la sensazione di una costante sottovalutazione della loro prova. Meritano senz’altro di più. Ma, al di là dei dubbi sui punteggi loro assegnati, il settore della danza rischia di diventare davvero ridicolo.