Le celebrazioni per gli 80 anni di Zoff hanno esaltato il portiere che può essere considerato il più grande in Italia e fra i migliori di tutti i tempi nel mondo. Ma davvero sono stati messi in luce gli episodi più importanti della sua carriera, sia di giocatore che di allenatore? Forse, un approfondimento maggiore sarebbe stato necessario al di là dei ricordi “facili”, vale a dire di quelli che sono stati “imposti” dai mezzi di informazione come esclusivi e ufficiali, dimenticando tanto altro. In particolare, quando si parla di Zoff, si fa sempre riferimento alla sua “parata più bella e importante”, quella sul colpo di testa di Oscar nei minuti finali del 3-2 contro il Brasile al Mondiale 1982, poi vinto in finale con la Germania. La più importante sicuramente, la più bella, altrettanto sicuramente, no. Cerchiamo allora di scavare nelle sue più di mille partite, in campo e in panchina, qualcosa che è stato trascurato in questo omaggio che il mondo del calcio gli ha tributato.
IL MONDIALE MANCATO
Come portiere del Mantova, Zoff è testimone della caduta della Grande Inter di Helenio Herrera quando, l’1 giugno 1967, la sua squadra batte 1-0 i nerazzurri, già delusi per la sconfitta con il Celtic, il 25 maggio, nella Finale di Coppa dei Campioni, e consegna lo scudetto alla Juventus. E’ una data speciale anche per lui perché è la sua ultima partita col Mantova. In estate passa al Napoli, con cui conquista un posto nella Nazionale maggiore, dopo che in quella Under 21 aveva vinto l’oro ai Giochi del Mediterraneo 1963. L’esordio avviene proprio al San Paolo, il 20 aprile 1968, contro la Bulgaria, nel ritorno dei quarti di finale del Campionato Europeo. All’andata gli azzurri hanno perso 3-2, a Napoli vincono 2-0 e vanno in semifinale. Zoff non corre pericoli, la sua unica parata degna di menzione è alla fine del primo tempo, quando respinge un tiro del centravanti bulgaro Asparukov diretto all’incrocio dei pali. Da questo momento è lui il titolare, gioca tutte le partite, comprese quelle della qualificazione al Mondiale 1970 in Messico, l’ultima ancora a Napoli, 3-0 alla Germania Est. Il 21 febbraio 1970 è la sua ultima gara prima del Mondiale, a Madrid, 2-2 con la Spagna. Da questo momento, il c.t. Valcareggi fa tornare titolare Albertosi, portiere del Cagliari. Zoff è già indiscutibilmente il miglior portiere italiano, ma viene retrocesso a riserva con la spiegazione ufficiale del miglior affiatamento di Albertosi con i compagni di squadra del Cagliari, con cui ha appena vinto lo scudetto, in particolare Cera e Niccolai, anche se quest’ultimo gioca solo la prima partita, con la Svezia, viene sostituito da Rosato e non rientrerà più nelle gare successive. Il che acuisce il senso di ingiustizia per l’esclusione di Zoff come titolare, visto che, con un solo giocatore del Cagliari in difesa, Cera, come si fa a sostenere la tesi del miglior affiatamento di Albertosi con il reparto? Per Zoff è una grande delusione.
GLI ANNI DEI RECORD
Dopo il Messico, Zoff si prende la maglia da titolare e non la molla più fino al 1983. In questa fase della carriera accumula quasi tutte le vittorie possibili, gli manca solo la Coppa dei Campioni, e tanti record: 6 scudetti, 2 Coppe Italia e una Coppa Uefa, tutti con la Juventus; il Mondiale 1982 che si affianca all’Europeo 1968. E’ il giocatore con più presenze consecutive in serie A, in assoluto (332) e con la Juventus (330); il più anziano a vincere un Mondiale (40 anni e 133 giorni); l’unico italiano ad aver vinto un Mondiale e un Europeo; detentore del periodo più lungo senza gol subiti nella storia delle nazionali di calcio (1142 minuti).
Ma i numeri non rendono completamente conto delle sue prodezze, sia col Napoli che con la Juve, oltre che con l’Italia. In particolare, Zoff si distingue per un pregio tecnico che non molti portieri hanno avuto nella storia del calcio mondiale: l’efficacia nelle uscite a terra contro l’avversario che si presenta da solo con la palla al piede. Il tempismo con cui Zoff riesce a neutralizzare una delle azioni più pericolose per la porta è eccezionale, è persino difficile ricordare un gol preso da lui in questo tipo di azione, probabilmente qualcosa che non è mai avvenuto. Bravi come lui in questa caratteristica, secondo me, soltanto il mitico russo Lev Yashin e il prodigioso belga Michel Preud’homme.
E’ però un portiere completo Zoff, con parate spettacolari di tutti i generi. Che magari non hanno avuto sempre il giusto riconoscimento. E questo è un fatto che risalta nelle parole di un grande attaccante come Josè Altafini a proposito della partita che lo consacrò come “Core ‘ngrato” da parte dei napoletani. Il 6 aprile 1975 si gioca Juventus-Napoli, decisiva per lo scudetto. E’ il Napoli di Luis Vinicio, il primo allenatore a portare nel campionato italiano gli schemi del calcio totale dell’Olanda che aveva strabiliato il mondo nel 1974, pur perdendo in finale con la Germania Ovest il Mondiale. All’andata è finita con un clamoroso 6-2 della Juve al San Paolo, con il fuorigioco avanzatissimo degli azzurri perforato dalla tattica dei bianconeri che sul lancio in profondità fanno partire un uomo arretrato mentre le punte che si trovano oltre la difesa indietreggiano, i difensori del Napoli non sanno trovare contromisure. Lo stesso Vinicio confessa che questa partita gli serve da lezione. E in effetti un Napoli più accorto rimonta in classifica e si presenta allo scontro del ritorno in posizione pericolosa per la Juve. I bianconeri soffrono ma vincono grazie a un gol di Altafini, grande ex oltre a Zoff, che subentra a un quarto d’ora dalla fine e segna all’ultimo minuto. E i tifosi napoletani coniano per lui il soprannome “Core ‘ngrato”. Proprio Altafini, anni dopo, quando si ritrova al San Paolo come commentatore per la Tv e sta salendo in ascensore verso la tribuna stampa insieme ad alcuni giornalisti, testimonianza diretta, ribatte a uno di loro che gli ricorda una volta di più quel soprannome: “Lo so, i tifosi se la prendono con me perché ho segnato il 2-1. Ma ve la ricordate quella partita? Vi ricordate quante parate fenomenali fece Zoff nel momento in cui il Napoli stava mettendo sotto la Juve? Lui decise la partita prima che lo facessi io, ma lui non è Core ‘ngrato”.
Ed è vero. Dopo l’1-0 della Juve, i napoletani diventano padroni del campo e scaricano su Zoff tiri micidiali che il portiere para in tutti i modi. Juliano pareggia e, poco dopo, inventa un altro tiro all’incrocio dei pali che sembra imparabile, ma Zoff con un volo incredibile riesce a deviare in angolo. Che il coinvolgimento emotivo si concentri sul momento più importante, qual è il gol, è naturale, perciò quella di Altafini resta una domanda retorica, ma la sostanza di ciò che ha fatto notare è reale e, al di là dei sentimenti contrastanti, mette in evidenza un elemento importantissimo: il fondamentale apporto di Zoff alle vittorie delle sue squadre. Senza di lui, quell’anno lo scudetto sarebbe andato quasi sicuramente al Napoli, così come tanti altri trofei portano il suo marchio molto di più di tanti compagni di squadra e di campioni osannati dai tifosi più di lui.
I MOMENTI BUI
Dai momenti belli a quelli tristi il passo è molto breve e Zoff non ne sa qualcosa, ne sa parecchio. Il periodo più buio per lui è quello che segue il Mondiale del 1978, con l’accusa rivoltagli di non vedere più i tiri da lontano, segno che i suoi 36 anni sono troppi per essere ancora il portiere della Nazionale. Ma è davvero così? Tutto nasce dalle ultime due partite del Mondiale in Argentina: quella decisiva per l’ingresso in finale, persa 2-1 con l’Olanda, e quella della finale per il terzo posto, altra sconfitta per 2-1, contro il Brasile. Tutti e quattro i gol arrivano da tiri come minimo da fuori area, per finire addirittura a quello da quasi 40 metri dell’olandese Haan. Il risultato è che si crea una spaccatura sia fra i giornalisti che fra i tifosi. O si accusa Zoff senza pietà o lo si difende a spada tratta. L’equilibrio manca totalmente. Eppure, basterebbe esaminare con calma sia i 4 gol, sia l’andamento delle partite, per giungere a una conclusione molto più semplice: Zoff ha colpe vere su 3 dei 4 gol, ma non su quello decisivo che spezza le gambe all’Italia, il primo dell’Olanda. Quindi, è giusta la critica su alcuni gol presi da lontano, ma deve limitarsi a episodi singoli, senza poter incolpare Zoff del mancato successo dell’Italia. E vediamo perché.
Contro l’Olanda si è costretti a vincere per arrivare primi nel girone e accedere alla finale. E’ un regolamento fatto male, che permette anche risultati strani, tant’è che il Mondiale si caratterizza per la scandalosa vittoria dell’Argentina, nel girone di semifinale, per 6-0 contro il Perù. Le ultime partite del girone non si giocano in contemporanea, l’Argentina va in campo dopo che il Brasile, battendo 3-1 la Polonia ha concluso a 5 punti e +5 di differenza reti, così che gli argentini devono vincere almeno 4-0 per arrivare a 5 punti e a +6 nelle reti. E infatti vincono 6-0 contro un Perù irriconoscibile. L’Italia ha 3 punti, come l’Olanda, ma solo +1 contro il +4 nella differenza reti, perciò deve vincere.
Alla fine del primo tempo conduce 1-0. Ma al 5’ della ripresa c’è il pareggio olandese, che arriva in maniera irregolare. Al minuto 0’44” di questo filmato (https://www.youtube.com/watch
Da questo momento in poi, non c’è più storia. L’Italia, senza più forze, non riesce nemmeno a uscire dalla metà campo e non ha più alcuna chance di vincere la partita. Nello stesso filmato, al minuto 1’44”, c’è il 2-1 di Haan, con un tiro da quasi 40 metri. E non c’è dubbio che Zoff debba pararlo, ma a questo punto qualsiasi cosa accada è del tutto ininfluente sul risultato finale, proprio perché l’Italia non ha più la forza di andare all’attacco. E per quanto riguarda il Brasile, c’è qualcuno disposto a sostenere che il terzo posto sia un traguardo fondamentale? La finale per il terzo posto a un Mondiale di calcio si gioca solo per la Tv e gli incassi, nient’altro, perché non ha alcun valore reale. Col Brasile, stesso andamento, 1-0 nel primo tempo e crollo nella ripresa. Poi i due gol brasiliani arrivano da fuori area, in questo filmato (https://www.youtube.com/watch
LA PARATA PIU’ BELLA
Il riscatto arriva subito con altri due scudetti e due Coppe Italia con la Juve, ma è con la Nazionale che c’è il conto in sospeso. Così, ecco il Mondiale 1982. Nel girone dei quarti di finale, la vittoria 3-2 col Brasile è decisiva per andare avanti. E in questa partita c’è la parata di Zoff, quasi allo scadere, sul colpo di testa di Oscar, che viene celebrata come la più bella e importante della sua carriera. Ho già detto che è certo la più importante, ma non la più bella. Eccola, nel filmato, al minuto 8’10” (https://www.youtube.com/watch
Ed è giusto, allora, dare il riconoscimento di più bella a quella che davvero lo merita, non a quella che ha la “livrea” di vittoria mondiale. La scelta non è semplice, nei filmati che sono andati in onda in questi giorni, nelle varie trasmissioni celebrative in Tv, ce ne sono bellissime e spettacolari. Ma ce n’è una che, stranamente, non è stata scelta dai curatori della storia di Zoff ed è, secondo me, contemporaneamente la più difficile, la più bella, la più spettacolare e la più straordinaria nella carriera di questo grandissimo portiere. E’ il 18 gennaio 1970, Fiorentina-Napoli. Gli azzurri conducono 2-0 con gol di Bianchi e Improta. La Fiorentina segna con Ferrante, il libero che si faceva notare con i suoi lunghi capelli, bravissimo a spingersi in area avversaria. A pochi minuti dalla fine, su cross dalla destra, Ferrante è di nuovo in area e colpisce di testa verso l’angolo alla sinistra di Zoff. Alla radio, a “Tutto il calcio minuto per minuto”, per questa partita il cronista è Enrico Ameri che descrive così l’azione: “Cross da destra, colpo di testa di Ferrante… reeeeee…. No, incredibile parata di Zoff”. In gola c’è già quel “rete” perché il pallone sembra aver superato Zoff e in effetti è proprio così, il pallone è già oltre Zoff che sta letteralmente volando per raggiungerlo ma appare battuto, quando, all’improvviso, con un colpo di reni fenomenale, riesce a stendere il braccio e a deviare il tiro con la mano. Ecco il filmato, al minuto 2’43”: https://www.youtube.com/watch?
Questo magico volo ricorda la famosa prodezza di un altro grande portiere, l’inglese Gordon Banks, su colpo di testa di Pelè al Mondiale 1970 in Messico. La palla sembra già dentro la porta quando Banks la raggiunge con un tuffo eccezionale, tale da far dire a Pelè, nel raccontare quell’azione: “Sembrava un salmone che risale la corrente”. Quella è stata definita “la parata del secolo”: https://www.youtube.com/watch?
Quella di Zoff in Fiorentina-Napoli del 1970 per me può diventare leggenda in altrettanto modo, per le caratteristiche tecniche dell’azione, per l’eccezionale difficoltà dell’intervento, per il modo in cui il portiere, già scavalcato, riesce a recuperare un pallone ormai lontano, per la leggerezza di un volo che va oltre la legge di gravità e si colora da favola.