Ascolta la nuova puntata del podcast “Distinti Saluti”: https://open.spotify.com/episode/5WILpqiAglwO38rALJHOWs?si=2b771d82de114e5a
Dove possono incontrarsi un Galeone e un’Acciughina se non in riva all’Adriatico? Non si tratta di una squallida freddura, ma della storia di un match “schizofrenico”, un po’ come quel Pescara che a metà anni Novanta imperversò nel calcio italiano. I protagonisti di questa pazza vicenda sono Giovanni Galeone, allenatore dei biancazzurri dal 1990 al 1993; Massimiliano Allegri, centrocampista scapestrato noto come “Acciughina” per le sue origini livornesi e per il suo fisico smilzo, e lo Stadio Adriatico dove il 13 settembre 1992 andò in scena uno dei match più folli della Serie A.
Complice la presenza delle Olimpiadi 1992, il campionato ha alzato il sipario a settembre inoltrato con il Milan reduce da una stagione da imbattuta, capace di ottenere soltanto pareggi e vittorie sotto la sapiente guida di Fabio Capello.
È il Milan degli Invicibili, del record di imbattibilità di Sebastiano Rossi, della granitica difesa formata da Paolo Maldini, Franco Baresi, Alessandro Costacurta e Mauro Tassotti; del centrocampo fantasioso guidato dall’estro di Roberto Donadoni e dalla precisione del giovane Demetrio Albertini; ma soprattutto dell’attacco stellare composto dalla stella jugoslava Dejan Savićević e dall’aziendalista perfetto Daniele Massaro senza dimenticare Marco Van Basten, spesso alle prese con le sue caviglie maledette.
Dall’altra parte c’è la neopromossa Pescara, tanto cuore e molte aspettative complice gli arrivi del danese John Sivebæk, reduce dal titolo europeo con la nazionale scandinava, il senegalese Roger Mendy e il mastino brasiliano Dunga, in rotta con la Fiorentina. In mezzo l’estro di Allegri, ma soprattutto un duo d’attaccanti che fa ben sperare: l’esperto Stefano Borgonovo, a caccia di un rilancio dopo il ritorno in viola, e il promettente Fredric Massara, ancora ignaro di quello che la vita gli metterà sulla strada.
Nella prima di campionato il Pescara ha battuto con un sorprendente 0-1 la Roma all’Olimpico con un gol di Salvatore Nobile, professione terzino; mentre il Milan si è imposto in casa per 1-0 sul Foggia di Zdeněk Zeman, eccezionalmente in formato “cortomusista”. Per quanto possa sembrare strano, quella che va in scena a Pescara il 13 settembre 1992 è una sfida di cartello che mette di fronte due delle momentanee capoliste.
Nemmeno il tempo di scendere in campo che la squadra di Capello deve far i conti una doccia fredda: spizzata di Borgonovo, cross di Massara e gol di Allegri. 1-0 e il Milan si trova subito a inseguire con una rete di chi in futuro verrà spesso criticato per la poca propensione offensiva. La partita è frizzante e il Milan non si fa intimorire dal risultato tanto che nel giro di cinque minuti prima pareggia con Maldini e poi passa in vantaggio con Gigi Lentini, mister 22 miliardi, giunto dal Torino quell’estate dopo un’estenuante trattativa che lo aveva portato a Milano addirittura in elicottero. Triste la sua vicenda personale, ma quella è un’altra storia, per ora è uno dei talenti più attesi dal calcio italiano e per non tradire le aspettative dei tifosi regala al Milan il momentaneo vantaggio con una rovesciata da cineteca su assist del “Genio” Savicevic.
Il Pescara non demorde e in un primo tempo senza senso rimonta grazie a una doppietta al contrario, quella di Franco Baresi. Nonostante il Kaiser Franz sia uno dei migliori difensori al mondo, in pochi sanno di un suo record non certo positivo: il numero di autogol realizzati in carriera. Sugli otto commessi, due sono giunti proprio nel corso della sfida contro gli abruzzesi tanto da diventare una delle pagine più buie della sua carriera.
Non tanto per il conto aperto con la sfortuna, ma soprattutto per l’atteggiamento del Pescara che al 23’ realizza il poker con uno scatenato Massara e conduce il “vascello” di Galeone a vele spianate verso un porto sicuro. Ciò di cui l’allenatore napoletano non ha tenuto conto è l’arrivo di un vero proprio ciclone, di quelli che possono metter in crisi anche le imbarcazioni più sicure.
Stiamo parlando di Marco Van Basten, in quel momento probabilmente il miglior giocatore del mondo, capace di danzare sui fili d’erba come se si trovasse sul palcoscenico della Scala, deciso come Icaro a volare sempre più in alto nonostante ancora non sappia che la sua scalata stia per concludersi bruscamente, proprio a un passo dal sole.
La sintesi della sfida andato in scena allo Stadio Adriatico
Il Cigno di Utrecht sale in cattedra al 37’ dando la carica ai suoi e sfruttando il naufragio della difesa pescarese, improvvisamente divenuta fragile sotto i colpi del “bucaniere” olandese. Prima segna da fuori e poi, due minuti dopo, si ripete al centro dell’area. Vuoi il caldo, vuoi la necessità di conservare qualche energia per il mercoledì di Coppa, nella ripresa i ritmi calano, ma c’è ancora tempo per l’ultima sinfonia di Van Basten che al 73’ realizza la sua personale tripletta e chiude i conti sul 5-4.
Quella stagione prenderà pieghe diverse per le due squadre: il Milan trionferà in Serie A, ma dovrà arrendersi in Champions League in quella discussa finale contro l’Olympique Marsiglia di Bernard Tapie; il Pescara finirà mestamente in Serie B con Galeone esonerato a metà stagione e Allegri che fornirà ancora qualche sprazzo di sana follia, soprattutto in una penultima giornata senza più storia, ma rimasta negli annali per un 5-1 inflitto alla Juventus di Giovanni Trapattoni.
Dopotutto questa favola di mare non poteva che svolgersi in uno stadio chiamato Adriatico con un Galeone in panchina e un’Acciughina in attacco.