Bloooog!
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Ben vengano gli schiaffi che ci ha dato l’Argentina a Wembley (3-0), le prodezze di Messi e i gol di Lautaro, Di Maria (se la Juve lo prende davvero fa un bell’affare, posto che giochi sempre così…) e Dybala ci ricordano che dobbiamo veramente ricominciare da capo. Anche se forse l’avevamo dimenticato.
Non perché sia bigotto o non abbia anche io stesso una concezione leggera e assai poco drammatica del football, ma un certo eccessivo clima di celebrazione azzurra mi è parso del tutto fuori luogo. E’ vero un anno fa eravamo inaspettatamente e meritatamente Campioni d’Europa ma abbiamo anche ben compensato il successo con una débacle passata alla storia come la doppia eliminazione consecutiva dai campionati mondiali. Un record. E la seconda eliminazione, ad opera della Macedonia del Nord persino più umiliante della precedente (con la Svezia, almeno…). L’aver vinto l’ultimo campionato europeo non può giustificare tutto.
All’evento negativo è seguito il classico processo farsa in cui dal tutti colpevoli si è passati rapidamente a nessun colpevole:il presidente della Federcalcio Gravina, il ct Mancini, gli attaccanti che non hanno fatto gol, i difensori che li hanno presi, tutti quelli – da Donnarumma in avanti – che hanno rapidamente perso lo spirito di Wembley 2021. Si sono invocati provvedimenti, rinnovamenti, ringiovanimenti, maggior considerazione in tutte le serie per i giocatori cosiddetti azzurrabili, riorganizzazione delle scuole del talento calcistico, diminuzione delle squadre di serie A, maggior spazio e maggior rispetto per la Nazionale, per sapere fin dall’inizio che tanto non si sarebbe fatto nulla di tutto ciò. Ora possiamo nasconderci dietro il dito dei due rigori sbagliati da Jorginho nelle qualificazioni oppure dirci la verità e non nascondere la polvere sotto il tappeto. Siamo veramente combinati male.
Il calcio italiano è ostaggio degli interessi e delle prepotenze di certi presidenti di club che mai concederanno un’unghia per tutto questo.
In un processo reciproco di autogiustificazione e di rimozione psicologica del problema ci siamo avvicinati a questo giugno azzurro (dopo la partita con l’Argentina, quattro di Nations League, due con la Germania, una con l’Inghilterra e una con l’Ungheria) in un incomprensibile clima di festa e di autocelebrazione. L’addio di Chiellini all’azzurro, il ritorno a Wembley, l’Argentina con cui giocarsi un presunto e ingiustificato scettro di dominio mondiale: per la Finalissima 2022 i Campioni del Sud America contro i Campioni d’Europa. Per scoprire, ma in realtà lo sapevamo già, che oggi con Messi, Lautaro e Di Maria abbiamo poco a che fare. E infatti non c’è stata partita.
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