Si è chiuso un mese di giugno con molte tonalità d’azzurro. Da quella concreta, solida, talvolta brillante della Nazionale di Roberto Mancini a quella benaugurante della Under 20, da quella opaca dell’Under 21 a quella fiammeggiante della Nazionale femminile. Quasi tutti promossi, Under 21 a parte. Bene i “grandi” nel loro cammino di qualificazione, di riappropriazione del proprio posto nel consesso internazionale. Bene i ragazzi di Nicolato, allenatore-educatore molto importante anche da un punto di vista educativo. Sono caduti con una squadra nettamente più forte. Male l’Under 21 e non è una notizia confortante. Non solo perché il torneo si disputava a casa nostra, non solo per la caratura tecnica della squadra di Di Biagio ma per gli atteggiamenti esibiti. Dopo aver rimontato la fortissima Spagna, l’Under è finita fuori giri con la Polonia, regalandoci l’impressione di aver snobbato l’incontro, convinta forse di potere tutto. La vigilia e la gara con il Belgio, poi, sono stati il tripudio di un’assenza di maturità e serietà di cui si sono resi protagonisti Zaniolo e Kean fuori dal campo e Chiesa, ma anche gli altri, in campo, sempre a berciare con l’arbitro. Sembra quasi che, nel passaggio da apprendisti a stregoni, con le grandi squadre a inseguirli a colpi di milioni, questi ragazzi mostrino un’inaspettata fragilità caratteriale. Speriamo bene.
Il vero squarcio d’azzurro intenso di questo giugno 2019, però, l’hanno offerto le ragazze di Milena Bertolini. Cominciamo dall’unica, leggera, veniale, nota negativa. Nel quarto di finale con l’Olanda hanno concentrato tutti i nervosismi evitati fino al quel momento, ma ci può stare, il senso d’impotenza di fronte alle più forti olandesi era troppo forte, come la consapevolezza di essere a fine corsa. Qualche protesta di troppo. Ma stiamo parlando di pinzillacchere. La loro eredità al di là del livello tecnico e dello spettacolo, riguarda l’immagine, quanto di più distante dai teatrini a cui assistiamo a ogni uscita dei colleghi maschi. Non ricordiamo scene-sceneggiate, hanno dimostrato impegno, senso di appartenenza, amore per la maglia e sono arrivate fino a dove potevano. Come dimostra la storia (recente e non), la Nazionale maschile spesso non ne è stata capace. Ora si parla di professionismo, di soldi, di spazi. Bene. Però mi auguro che tutto ciò non rovini una crescita importante. Una crescita tecnica, l’unica che può permettere a queste ragazze di farsi largo in uno sport dove la fisicità fa ancora la differenza.
PIATTO CONSIGLIATO: Insalata di riso. Un piatto estivo dove la bravura sta nel far amalgamare i tanti ingredienti.
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