Il 2 Ottobre 1988 Gelindo Bordin vince la maratona ai Giochi di Seul ed entra nella leggenda dello sport italiano: l’azzurro taglia il traguardo, poi s’inginocchia baciando la pista, grato per un trionfo sognato tutta la vita.
La gara che chiude l’Olimpiade di Seul inizia alle 14.37: ci sono 28° di temperatura e le rive del fiume Han, teatro della gara, ribollano di umidità, stracolme di pubblico e di poliziotti a garantire che tutto fili liscio. Bordin è uno dei 177 iscritti, e ha il pettorale numero 579. L’avvio della gara è all’insegna della prudenza, ma già dopo 5 km un gruppetto di 20 atleti allunga il passo per la prima selezione naturale. La gara procede senza ulteriori sussulti fino al trentesimo chilometro, quando l’attacco del giapponese Nakayama screma ancora il gruppo riducendolo a 6 unità. Cinque km più tardi Nakayama attacca di nuovo e la lotta si riduce a quattro uomini, con Bordin in leggera difficoltà. Quell’ennesimo allungo costa però caro al numero uno nipponico e la situazione cambia nuovamente al 38° km: Saleh è in testa, Wakiihuri è attardato di una decina di metri e Bordin è terzo, più staccato e alle prese con una leggera crisi e preoccupato di difendere la medaglia di bronzo. Ma in quel preciso istante arrivano i 500 metri più duri di tutto il percorso e non solo per l’azzurro. Gelindo supera la piccola crisi e dà fondo a tutte le sue energie che gli sono rimaste in corpo. A un certo punto Bordin scorge la sagoma di Wakiihuri che sta avvicinandosi sempre di più. Lo agguanta a 40° km. E proprio in quell’istante vede sempre più grande l’ombra di Saleh che ormai continua a correre senza la propulsione iniziale. E quando mancavano meno di 2 km, Bordin riprende anche il pericolosissimo uomo di Gibuti. Saleh non si rende conto neppure di essere superato che Gelindo vola via, scappando per arrivare tutto solo.
Questa la favola di Gelindo Bordin, nato a Longare il 2 aprile 1959. L’ultimo imperatore di Se