I Campionati Mondiali non sono la Coppa del Mondo. Niente calcoli di classifiche o numeri di partenza da inseguire e può essere sufficiente un’ora per entrare nella storia. Basta questo a sovvertire i valori. C’è chi trova la gara della vita e chi dimentica di essere un campione. Ma il tutto regala ogni volta emozioni. Quelli che stanno per partire ad Are, in Svezia, non sono facili da leggere, sia per le condizioni particolari di questa località, dalle caratteristiche della pista alla metereologia. La pista non ha grandissime pendenze, ma è insidiosa per i suoi cambi continui che richiedono sensibilità e capacità di adattamento.
Are è già stata sede iridata nel 2007: campionati gelidi, con temperature che raramente sono salite oltre i meno 20 gradi, con poca visibilità, una neve gessosa, dove solo la svedese AnjaPaerson seppe confermare le attese. Ma fu una rassegna di sorprese, prima fra tutte l’oro del nostra Staudacher in superG e le medagliette di Karbon e Manfred Moelgg.
Ora ci arriviamo con due dominatori attesi, l’austriaco Marcel Hirscher e la statunitense Michaela Schiffrin, stelle ormai da diverse stagioni che raramente falliscono. Loro nelle prove tecniche sembra possano solo perdere. Aperte invece le gare di velocità sia maschili che femminili.
L’Italia, senza alcuna medaglia quattro anni a Beaver Creek e salvata due anni fa a St. Moritz dal bronzino in gigante della Goggia, si presenta con due assi da calare, la stessa Goggia e Dominik Paris nelle prove veloci. Sofia non è certo al meglio. E’ tornata in gara solo a fine gennaio a Garmisch con due ottimi secondi posti. Le manca allenamento e abitudine alla velocità, ma ha un gran carattere e non teme neppure il diavolo. Senza grandissima concorrenza può farcela nelle prove veloci senza chiedere nulla al gigante, l’ultima gara del suo programma, dove ha dimostrato nell’unica prova di Coppa a Maribor di essere ancora lontana dalla competitività.
Ma in quest’ultima specialità dovremmo anche poter contare su Federica Brignone e Marta Bassino. Si spera, perché la Brignone vista negli ultimi giganti non è certo quella della prima parte della stagione. La sua sciata ha perso stabilità, nelle curve verso sinistra tende sempre ad inclinarsi troppo con tutti i rischi del caso. La Bassino pare aver ritrovato la leggerezza della sciata che la contraddistingue, ma è di testa che deve fare il salto definitivo, verso quella competitività che da diverse stagioni tutti attendono da lei.
Quella di Are non è invece certo il tipo di pista che piace a Dominik Paris. Domme ha saputo emergere sulle più veloci e difficili, come Bormio e Kitzbuehel, dove si combatte con la sciabola. Ad Are invece è necessario il fioretto, saper accarezzare certe curve, dimenticare a volte la potenza per lasciare spazio alla sensibilità. E poi raramente, a causa delle nuvole basse, si è potuti partire dalla cima della montagnola svedese: la lunghezza favorirebbe la resistenza del nostro alfiere. Partiamo comunque anche con Christof Innerhofer, più adatto al fioretto di Paris. Ecco, in una stagione in cui ha inseguito vanamente il ritorno alla vittoria che avrebbe meritato, Inner potrebbe essere la nostra relativa sorpresa. E non dimentichiamo Matteo Marsaglia: dopo tante traversie fisiche il romano ha ritrovato competitività ed è uno sciatore raffinato, adatto a questa pista rompicapo. Comunque il trucco per emergere in queste rassegne l’hanno mostrato in passato tanti campioni: partire con il cuore leggero, cercando di divertirsi. Troppe pensate sono come solchi nelle solette degli sci.