La marcia di avvicinamento all’Olimpiade invernale di Pechino 2022 è finita, tutti pronti per la Cerimonia inaugurale nello stesso stadio, il Nido di uccello, nel quale si svolse la spettacolare apertura dei Giochi estivi nel 2008. I tantissimi inviati dei mezzi di informazione di tutto il mondo hanno provato a far capire le difficoltà incontrate già solo per arrivare qui, fra una serie di obblighi burocratici che sono apparsi come un vero e proprio percorso di guerra. Ma, nello specifico, cosa è davvero successo? Quali sono state le tappe di questa lunga strada? Proviamo a illustrarle dettagliatamente, così il quadro della situazione sarà molto più chiaro. E spaventoso.
TAPPA PRELIMINARE
La prima tappa è il riconoscimento per avere l’accredito da giornalista per l’Olimpiade. Il sistema non è diretto, vale a dire che una testata giornalistica, che sia della carta stampata, Tv o altro, non fa richiesta al Comitato organizzatore della Nazione che ospita i Giochi, e nemmeno al Comitato Olimpico Internazionale (Cio), ma al Comitato Olimpico Nazionale, nel nostro caso il Coni. Il Cio insieme al Comitato organizzatore locale, in questo caso la Cina, decide quanti sono i posti totali per i giornalisti e poi quanti ne sono riservati ai Comitati olimpici di ogni Nazione. Il Coni (e ogni altro Comitato olimpico nazionale) dice ai mezzi di informazione di fare richiesta per gli accrediti olimpici, indicando quanti ne vorrebbero, e altrettanto fa rivolgendosi ai giornalisti Free lance, quelli che lavorano in proprio senza essere assunti da una azienda. Sulla base delle richieste, il Coni assegna gli accrediti, cercando di soddisfare tutte le esigenze, ma anche con qualche risposta negativa nel caso le richieste siano in numero superiore al numero di accrediti assegnati dal Cio all’Italia. In linea di massima, tutte le richieste sono soddisfatte, partendo ovviamente da quelle che hanno la precedenza, vale a dire le Agenzie, fondamentali perché assicurano una fonte di informazione a tutti, in particolare a testate e giornalisti che non possono permettersi una spesa sempre più alta, in particolare in Paesi molto lontani, o agli stessi giornali e Tv che hanno gli inviati sul posto, ma lavorano con molti altri giornalisti nelle loro sedi, a completare il lavoro degli inviati. Poi vengono i giornali sportivi e i più importanti politici, sempre più a scalare, ma assicurando a tutte le testate almeno un accredito. Bene, questa è la parte facile, che ha sempre funzionato senza grandi problemi. Da questo punto in poi, il Coni non c’entra più, può solo garantire assistenza e aiuto a risolvere le incombenze burocratiche, ma i contatti diventano diretti col Comitato organizzatore, quindi Pechino, e la Via Crucis può partire.
PRIMA TAPPA – ALBERGO
Bisogna cominciare a prenotare l’albergo. In situazioni normali, ognuno è libero di scegliere quello che vuole, con una richiesta privata e diretta con quello che si sceglie. Il Comitato organizzatore, comunque, fornisce una lista di hotel convenzionati, a seconda delle categorie, e qui parliamo di quelli per la stampa, per prenotare i quali la procedura passa attraverso un apposito ufficio dello stesso Comitato organizzatore, che ha poi il contatto diretto con gli hotel. Per Pechino, in una prima fase era possibile scegliere, quindi prenotare un hotel anche al di fuori di quelli convenzionati. Poi, con l’aggravamento della situazione per la pandemia Covid, Pechino ha limitato la scelta solo agli hotel convenzionati, che si trovano tutti nella “Bolla”. Ed ecco la procedura. Innanzitutto, per avere a disposizione tutte le informazioni necessarie e le disposizioni in materia olimpica in generale, bisogna iscriversi al MEDIA EXTRANET, con account e password. Poi, bisogna iscriversi all’ACCOMODATION MANAGEMENTE SYSTEM, l’Ams, lo strumento essenziale per prenotare. Si sceglie l’hotel, dai 3 ai 5 stelle, con differenti standard ma con una cosa fondamentale in comune, come tutti gli hotel cinesi: le stanze sono grandi e ci si sta comodamente, al contrario degli hotel giapponesi, un vero incubo claustrofobico, chi ci è stato sa che non sto esagerando per niente. L’Ams approva la scelta, c’è un’altra serie di adempimenti da svolgere all’interno del sistema che è inutile stare adesso a descrivere, e a questo punto bisogna pagare. E non è così semplice come si possa pensare. A differenza di Pechino 2008, stavolta il pagamento tramite banca deve essere fatto in valuta cinese (yuan renminbi). E non tutte le banche sono attrezzate per questo. Il mio caso, e non è l’unico, è esemplare.
Faccio il bonifico, tramite una famosa Banca internazionale, che lo effettua in Euro. Mi arriva una comunicazione dall’Ams: il pagamento non è stato fatto in valuta cinese, abbiamo rispedito i soldi alla tua banca. Chiedo alla Banca di rifare il pagamento in yuan renminbi, mi dicono che hanno tentato anche appoggiandosi a un’altra famosa Banca europea, ma non è stato possibile. Chiedo all’Ams: posso pagare tramite un mio amico in Cina che lo farebbe con un bonifico con la Banca di Cina, in Cina. Al mio amico poi darei i soldi con bonifico in Euro e a lui andrebbe bene. Risposta: no, il bonifico deve essere associato al nome del giornalista accreditato. Chiedo: e allora, come posso fare? Risposta: vai alla Banca di Cina in Italia, apri un conto e paga! In Italia ci sono due sedi della Banca di Cina, una a Roma e una a Milano. Io vivo in Puglia, quindi scelgo quella di Roma. Prendo appuntamento, mi faccio 400 chilometri in auto e nella Banca di Cina apro un conto. Nello stesso giorno vado alla mia Banca e faccio un bonifico al mio conto nella Banca di Cina. Subito dopo torno alla Banca di Cina e faccio il bonifico all’Ams per il pagamento dell’hotel. E alla fine di questo allucinante andirivieni l’Ams mi comunica che il pagamento è andato a buon fine. Tutto risolto? Magari. Il problema è che a questo punto bisogna prenotare il volo, ma l’incubo diventa peggiore e ha influenza anche sulla prenotazione in hotel.
SECONDA TAPPA – VIAGGIO
Si può prenotare il viaggio per conto proprio, come si è sempre fatto, ma il Covid ci mette lo zampone, altro che zampino. Anche qui, bisogna iscriversi al sistema, ARRIVAL AND DEPARTURE SYSTEM, l’Ads, altro account e altra password. In teoria, si potrebbe anche prenotare un volo per proprio conto, in realtà è impossibile perché in questa fase Covid c’è una disposizione molto strana sui voli per la Cina. Si può arrivare a Pechino con un volo commerciale, purché non si faccia tappa in Cina prima di arrivare a Pechino, solo voli diretti e solo, in aggiunta, da ben precise città incluse in una lista diramata dall’Ads. In un primo momento, dall’Europa sono autorizzati soltanto gli aeroporti di Amsterdam e Francoforte. Ma la sorpresa più grande arriva quando si considera il ritorno da Pechino: per gli stranieri, i voli commerciali in partenza da Pechino sono vietati! Motivo: quando si arriva a Pechino, comunque con volo diretto da Amsterdam o da Francoforte (se si fa scalo a Shanghai, per esempio, il volo è vietato), si viene portati in una zona dell’aeroporto ben delimitata in modo da evitare contatti con altri passeggeri; quando si riparte con volo commerciale, bisogna in ogni caso andare al check-in nella zona comune ai viaggiatori cinesi in partenza e in contatto poi con chi lavora in aeroporto, dai poliziotti agli addetti delle Compagnie aeree, da chi controlla i passaporti a chi fa pulizie e così via. Così, ecco il paradosso: puoi arrivare a Pechino con un volo commerciale, ma non puoi ripartire.
L’Ads, perciò, comunica che si stanno organizzando appositi voli d’intesa con alcune compagnie aeree, da prenotare tramite questo sistema. Viene fornito l’elenco delle compagnie e, per ognuna di esse, un addetto cinese cui bisogna rivolgersi per prenotare il biglietto. In Europa, si può con Air France, Lufthansa e Swiss, oltre che con Air China, ma quest’ultima non ha più voli dall’Italia! Si fa richiesta a queste persone che promettono di fornire indicazioni dei voli e prezzi al più presto. Il “più presto” diventa questione di settimane e addirittura di mesi. Quindi, è stata fatta la prenotazione per l’hotel, indicando le date, ma non si ha la certezza di poter arrivare e ripartire in quei giorni. E quando lo si fa notare la risposta è che, bene o male, ci daranno il tempo di fare tutto. A riprova di questo, la scadenza ultima del pagamento dell’hotel (prima rata e seconda rata) viene continuamente rinviata. Ma il problema rimane. Finché spuntano le informazioni sui voli. Si fa richiesta per il volo in quei giorni precisi e l’addetto indicato da Pechino dice di aspettare. Che cosa, non si sa.
Nel frattempo, il Coni si dà da fare e comincia a trattare direttamente con Pechino e l’Air China per organizzare voli dall’Italia. Così, ecco la nuova possibilità: partenza da Milano Malpensa, volo diretto per Pechino, andata e ritorno, non commerciale ma organizzato direttamente nell’ambito del sistema olimpico cinese, quindi senza il problema del divieto di ripartenza da Pechino, siamo tutti in una “bolla aerea”. Tutto risolto? Macché. Si comunica all’Agenzia di viaggi scelta dal Coni la richiesta dei voli, ma bisogna aspettare l’emissione del biglietto per la sicurezza definitiva. L’Agenzia, però, non può emettere il biglietto finché non ottiene la definitiva approvazione da Pechino. E questa approvazione non arriva. Intanto, il sistema Ams, quello dell’hotel, avverte che entro il 15 dicembre bisogna comunicare le date esatte di check-in e check-out. Ma a quella data il sistema Ads non ha ancora confermato all’Agenzia italiana la possibilità di emettere i biglietti aerei nelle date richieste. Quindi, Pechino ci chiede di dirgli in che data arriviamo, ma Pechino non ci fa ancora comprare il biglietto aereo per arrivare in quella data a Pechino, e ancora Pechino dice che ci dobbiamo sbrigare e non gli importa che Pechino stia ritardando tutto perché a Pechino non importa se Pechino sta provocando questi ritardi!!! Intanto, l’Ams comunica a tutti che qualsiasi problema con l’hotel non è più di sua pertinenza, dobbiamo comunicare noi direttamente con l’albergo per comunicare cambiamenti di date! E qui pensiamo: si sono rotti la minchia pure loro! Per fortuna, l’Agenzia italiana viaggi sollecita così tanto che, alla fine, queste autorizzazioni arrivano e i biglietti aerei possono essere emessi e, finalmente, possiamo confermare all’albergo che le date sono quelle già comunicate. Siamo usciti pazzi noi free lance che abbiamo dovuto fare tutto da soli, ma anche i poveri impiegati amministrativi dei vari giornali e Tv che hanno dovuto gestire tutto questo ambaradan, fra una “benedizione” e l’altra ai cinesi, all’insegna del “ma perché ho deciso di fare ‘sto mestiere?”.
TERZA TAPPA – SALUTE
Ma quello che ho descritto fin qui diventa una barzelletta se paragonato a quello che viene dopo, che pur riguarda l’argomento più serio: la salute nell’era della pandemia. I controlli partono da lontano. Bisogna iscriversi al portale ICON HMS, e lo scrivo così perché a questo punto non ricordo più nemmeno io cosa cavolo stia a significare questa sigla. Altro account, altra password. Ma bisogna iscriversi anche al portale MY2022, che comprende tutti gli altri portali, ma che non dà automaticamente accesso a questi, perché semplicemente li raduna in un’unica pagina, dopodiché per ognuno di essi dobbiamo fare l’iscrizione con account e altra password (gli agenti segreti ci fanno un baffo!): account Google, account GREEN HEALTH QR CODE, account CUSTOMS HEALTH DECLARATION QR CODE, abbiate pietà.
Con l’Icon Hms dobbiamo comunicare ogni giorno, a partire da due settimane prima della partenza, se abbiamo sintomi di Covid e la nostra temperatura. Ora, se mi è permesso, vorrei sapere di chi è la mente geniale che ha partorito questo sistema (già in vigore anche per l’Olimpiade di Tokyo). E già, perché in questo sistema si può scrivere quello che si vuole e nessuno può controllare. Quindi, uno qualunque sta a letto con febbre, tosse, raffreddore, dolori in tutto il corpo, anche senza avere il Covid, ma scrive che ha 35.6 di temperatura, che sta benissimo e sta correndo la maratona di Vattellapesca. Qualcuno da Pechino può metterlo in dubbio? Siamo alla follia, come a Tokyo. Ma qui è peggio.
Tralascio le disposizioni su cosa fare se non si è mai stati infettati o sì, c’è un manuale di almeno 100 pagine che viene continuamente aggiornato, cambiato, stravolto, riportato alla versione originale e via dicendo. Se hai avuto il Covid devi fare questo, ma poi no, devi fare quest’altro, poi si torna indietro, poi si cambia ancora. Arriviamo al dunque. Prima della partenza, entro le 96 ore che precedono il volo, bisogna fare due tamponi molecolari, a distanza di almeno 24 ore l’uno dall’altro, e poi inserire i risultati in uno dei sistemi citati prima. Ovviamente basta una positività dei due e non si parte. Era lo stesso per Tokyo, ma in quel caso i tamponi si potevano fare in un qualsiasi laboratorio, stavolta no. Il primo dei due tamponi si può fare dovunque, ma il secondo soltanto in un laboratorio autorizzato dall’Ambasciata cinese in Italia. Viene fornita la lista: sono solo 45 in tutta Italia e non in tutte le regioni, ne mancano addirittura 7: Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna. Secondo voi, un giornalista della Sardegna, cosa dovrebbe fare? Prendere un volo o un traghetto, andare “sul continente” per l’ultimo tampone e poi tornare a casa per poi ripartire per Milano e prendere il volo da Malpensa? Magari, può trasferirsi prima, armi e bagagli, e fare il secondo tampone a Milano, col rischio che si sia infettato nel viaggio e venire bloccato, sempre armi e bagagli, a Milano. Che delizia! Nel mio caso, ho dovuto spostarmi “solo” di 180 chilometri per andare nella città più vicina con laboratorio autorizzato, che nel caso della mia regione, con chissà quale logica perversa, non stava nemmeno nel capoluogo! Comunque, siamo arrivati allo sprint finale.
QUARTA TAPPA – PARTENZA
Tutto risolto? Anche stavolta: macché! I risultati dei tamponi devono essere inseriti nel portale di cui sopra. Ma poi, ancora più importante, bisogna ottenere il pass definitivo dall’Ambasciata cinese, altrimenti si viene bloccati in aeroporto al check-in. Quando si riceve l’esito dell’ultimo tampone, bisogna inserirlo nel portale GREEN HEALTH QR CODE, insieme a foto del passaporto, dell’accredito olimpico, del biglietto aereo, del Green pass che attesti le tre vaccinazioni. L’Ambasciata esamina tutto questo e rilascia un QR Code che va mostrato poi in aeroporto a un addetto che controlla tutto “prima” del check-in, altrimenti nemmeno ti fanno arrivare al check-in. Una volta effettuato il check-in, bisogna entrare in un altro dei suddetti portali e compilare tutta un’altra serie di informazioni, aggiungendo anche il posto assegnato sull’aereo. Se non lo si fa, si parte comunque, ma all’arrivo a Pechino bisogna sottomettersi a un’altra procedura per completare questa “tragedia greca”. Infine, a dispetto delle misure di sicurezza per evitare il contagio, lo shuttle bus che ci porta all’aereo, è pieno come un uovo, come si può vedere dalla foto: alla faccia della sicurezza! A questo punto, tutto diventa trascurabile, compreso il fatto che sull’aereo non si forniscono pasti caldi, ma solo una busta enorme, una specie di kit di cibo di sopravvivenza.
QUINTA TAPPA – ARRIVO
E finalmente arriviamo a Pechino. Si esce dall’aereo, percorso obbligato, si ritira un tagliando con codice QR da mostrare nelle fasi successive, si fa un tampone bocca e naso, si va alla sala attesa dove si viene divisi in base all’hotel di destinazione, non si va al nastro della consegna bagagli perché fanno tutto gli addetti dell’aeroporto, si viene portati alla sala “distribuzione bagagli”, dove le valigie imbarcate a Malpensa sono tutte lì in file ordinate, le ritiriamo e saliamo sui bus che ci portano agli hotel designati. In hotel, non si fa ancora il check-in, si va nella stanza assegnata e non si può uscire finché non arriva il risultato del tampone fatto in aeroporto. Arriva dopo un paio d’ore, negativo, posso fare il check-in. D’ora in poi, sempre in albergo, dovrò fare un tampone molecolare, solo bocca, ogni giorno. E speriamo bene.
Qualche mese fa, parlavo con una mia amica cinese che lavora per il Comitato organizzatore e lei mi diceva che considerava, noi giornalisti che abbiamo deciso di venire a Pechino in questo momento, veri “eroi”. Ribattevo che di eroico non c’è alcunché in tutto questo e lei ribatté: “Te ne accorgerai”. Me ne sono accorto!