È da incorniciare la stagione di debutto di Adis Lagumdzija. Dopo una regular season eccellente, l’opposto della Vero Volley Monza si è rivelato fondamentale anche durante i playoff. In gara3 dei quarti di finale contro Vibo Valentia, per esempio: sono stati i suoi due punti consecutivi al tie-break (16-14) a siglare il match lungo 143 minuti. Una vittoria epocale per il club lombardo, grazie a cui ha raggiunto la prima semifinale scudetto della storia (domenica incontrerà la Sir Safety Perugia per la terza sfida). “Sogno di giocare in Italia da quando ero bambino: esserci riuscito è una soddisfazione enorme” dichiara il fuoriclasse bosniaco naturalizzato turco, 21 anni compiuti il 29 marzo.
Anche papà Ekrem, schiacciatore, ha giocato qui (nel 1995-96 a Bologna, ndr): ha approvato il tuo trasferimento?
“Sì, ha dei ricordi splendidi dell’esperienza e mi ha detto che avrei imparato un sacco, nel vostro campionato. Tra l’altro, il direttore sportivo del Monza è Claudio Bonati, compagno di squadra di mio padre: se non è una bella coincidenza questa…”.
Cosa ti ha insegnato in campo papà?
“Praticamente tutto, dalla battuta al muro, tant’è che rivede i suoi attacchi nei miei. L’imprinting era naturale: ho cominciato a 3 anni proprio con lui, che ha aperto una scuola di pallavolo dopo la mia nascita. Dal nostro allenamento individuale – a 8 anni l’appuntamento era quotidiano – sono passato a quello di gruppo: il volley è lo sport della condivisione per eccellenza”.
Il complimento di tuo padre che ti ha emozionato di più?
“Non è un vero e proprio complimento, ma una dimostrazione incredibile di fiducia: spingermi a partire per la Turchia a 14 anni. Mi aspettava il settore giovanile del Galatasaray. Immagino quanto sia difficile per un genitore una decisione del genere”.
Per te quanto è stata difficile?
“Ho sofferto i primi mesi, però sapevo che era la scelta giusta: avevo già l’obiettivo di diventare un giocatore professionista”.
Come ti sei trovato in Turchia?
“L’impatto è stato forte: la mentalità e la cultura sono diversissime rispetto alla mia terra d’origine”.
Cioè?
“Noi bosniaci siamo dei lavoratori instancabili e siamo testardi: vogliamo vincere a tutti i costi. I turchi hanno ritmi più blandi e se la prendono meno in generale. Ci ho messo un po’ a entrare nel loro stile di vita, ma poi mi sono sentito a casa ed è un onore indossare la maglia della Nazionale turca. Ho ottenuto la cittadinanza nel 2014 e spero che riusciremo a qualificarci per la prima volta in assoluto alle Olimpiadi di Parigi: avere vinto il bronzo alla European League nel 2018 ha dimostrato il nostro potenziale”.
In Italia ti sei ambientato bene?
“Sì, peccato sia arrivato con un mese di ritardo, a Ferragosto, per problemi con il passaporto. E che il coronavirus non permetta maggiore libertà: vorrei girare un po’ e andare al ristorante: adoro la vostra cucina, vado matto per la pasta al pesto”.
Hai imparato qualche parola in italiano?
“Sì, prendo lezioni private due volte a settimana: capisco quasi tutto, devo solo sciogliermi nel parlare. Chissà che un giorno non riuscirò a leggere nella vostra lingua la Divina Commedia di Dante – a Ravenna ho visitato la sua tomba – e la storia romana: sono appassionato di entrambi.
Pallavolista e intellettuale!
“Diciamo che studio volentieri: sono iscritto a un’università privata turca”.
A quale facoltà?
“Teatro, in attesa che apra quella dedicata allo sport”.
I tuoi attori preferiti?
“Johnny Depp, Bradley Cooper e Joaquin Phoenix: in Joker ha superato se stesso”.
Lunedì hai festeggiato il compleanno: quale regalo vorresti ricevere?
“Almeno il pass per la finale. Sono fiducioso, perché siamo un gruppo compatto, un mix perfetto tra giocatori con esperienza e giovani: i nostri sforzi meritano di essere ripagati con i match che assegnano lo scudetto”.
*Credito foto: Roberto Del Bo – Vero Volley Monza