Nella mia storia di atleta e di allenatore, così come nella vita di tutti i giorni, qualche volta mi è capitato di sentirmi deluso per ciò che avevo fatto o per ciò che non avevo fatto, oppure per un risultato ottenuto ben lontano dalla mia aspettativa. E’ successo, anche quando avevo curato ogni dettaglio lavorando “duro” e le cose non sono andate come avevo sognato.
La sconfitta è dolorosa! Come uscirne?
Io gioco sempre per vincere, chi gioca per vincere sa che la sconfitta fa parte del sistema, anche la più cocente. Anche quella che risuona dentro per mesi e per anni, tormentandomi. La delusione fa parte di coloro che si espongono e lottano, è un fattore comune delle persone di successo: più ambisci a raggiungere importanti risultati e più è statisticamente probabile che avvenga qualche intoppo.
Le persone che falliscono sono le persone che fanno!
Dopo 25 anni di lavoro in Federazione Italiana Pallacanestro, in qualità di Istruttore Federale, sono stato messo da parte con una telefonata di 30 secondi. 25 anni di Istruttore Federale Minibasket, 25 anni di Formazione, 25 anni lontano da casa, 25 anni di gioie e di sofferenze: in 30” messo da parte! Lo sport e in particolare la pallacanestro mi ha sempre fatto sperimentare
picchi emozionali incredibili: da vittorie straordinarie che nutrono l’anima, a pesanti delusioni dalle quali credi di non riprenderti più. Invece mi sono ripreso eccome, e non lo scrivo per sentito dire, o perché l’ho letto, o studiato.
Lo scrivo perché l’ho vissuto sulla mia pelle, e ben più di una volta! So che fa male, che brucia, ma incredibilmente nel calendario della mia mente le più crude cadute sono tuttora dei punti cardine della mia crescita come atleta, come Insegnante e come persona. Sono caduto, ho perso, ho sofferto: queste esperienze non sono menzionate nel mio curriculum, ma grazie a questi fallimenti ho imparato, sono progredito e mi sono evoluto.
Quando penso a un campione o a una persona di successo, generalmente mi vengono in mente le sue medaglie, le sue epiche imprese sportive, le sue meravigliose vittorie, ma difficilmente pensi alle sue sconfitte, alle delusioni, alle volte in cui si è sentito affranto e ……. magari aveva pensato di mollare.
Semplice? No. Automatico? Nemmeno.
Dopo un forzato “riposo”, sono ritornato più forte di prima. Ho continuato a insegnare in Università a Milano, ho ripreso a tenere Clinic Minibasket in Italia (il primo a Trieste) e nel mondo. Ho parlato di Minibasket in America del Sud, in Messico, in USA, in Africa, in Europa, in Asia, ho vissuto momenti incredibili di “Minibasket e cultura” visitando i siti archeologici messicani, peruviani, dell’Isola di Pasqua, della Cina, dell’Africa.
Come sono uscito da questa sconfitta?
1) Ho accettato dopo un po’ di tempo la sconfitta senza appellarmi alla sfortuna o crearmi degli alibi: ho pensato che era vietato dare delle colpe ai Dirigenti Federali F.I.P. per la mia non riconferma, ho pensato molto a coloro che pensavo fossero miei amici e che invece mi hanno voltato le spalle. Non ho incolpato nessuno, forse se fossi sceso “a dei compromessi” sarei rimasto “in sella”. Mi sono assunto le “mie” responsabilità, ho capito alcuni miei errori commessi. Cadere è parte integrante dell’imparare a camminare. La cosa importante è mantenere la fiducia e riprovare, questo approccio mi ha riportato ad essere una persona di successo!
2) La mia sconfitta è stata nella gara (e per me guidare il Minibasket italiano dal 1975 al 2001 era una gara), ma non nella vita: ho esaminato i miei comportamenti tecnici, fisici e mentali che avrei dovuto migliorare (mi ero adagiato specialmente negli ultimi anni) o che non hanno funzionato, ma non mi sono mai lasciato andare. Mi sono messo in discussione, mi sono chiesto il perché della mia non riconferma, ma non ho mai abbassato il mio livello di austostima. E con il passare degli anni ci ho lavorato molto, ho cambiato il mio atteggiamento, sono più sereno. Mia moglie e i miei figli mi hanno
aiutato molto, mi hanno sopportato e supportato e sono stati la mia stampella specialmente nei primi mesi!
3. Con il passare del tempo mi sono reso conto della “ferita” che la “non riconferma in FIP” mi aveva lasciato. Mi sono detto più volte: “Maurizio ora non sei più nessuno in F.I.P., ma sei “qualcuno” nella vita”, “hai dato molto e hai realizzato tanto in 25 anni”, “sei un vincente e continua ad esserlo”.
4. Ho imparato a considerare “questa sconfitta” non come un dramma, ma come una opportunità di rinascita: ho imparato la lezione e non mi sono fermato a piangermi addosso, ma sono ripartito più forte di prima. Ho avuto molte occasioni per perfezionarmi e di diventare sempre più bravo nel mio lavoro e nella mia professione di docente universitario.
5. Ho staccato la spina: sono ripartito con nuovi obiettivi, con più entusiasmo, analizzando ciò che avevo fatto e ho cercato di
migliorarmi. Mi sono posto delle domande: “Cosa ho imparato da questa esperienza?”, “Come posso fare per migliorare?”.
Conclusioni
Mai darsi per sconfitti, il segreto è “che alla fine si vince” e si torna più forti e agguerriti di prima: ogni battuta d’arresto è un’occasione per imparare qualcosa di nuovo.
“Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento
partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e
l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto
tutto.” (Michael Jordan)