Con Roberto Beccantini torniamo a parlare di calcio, soprattutto di Nazionale, dopo il debutto di Roberto Mancini sulla panchina azzurra nella doppia sfida ravvicinata con Arabia Saudita e Francia.
“C’è poco da dire, questi siamo e questo è il risultato tra noi e una squadra che punta a vincere i Mondiali di Russia; il campo non mente mai. Avevamo perso 3-1 con la Francia a Bari quando aveva esordito Ventura come commissario tecnico e abbiamo perso 3-1 a Nizza con il nuovo allenatore. Il problema non sta nel manico, ma nel materiale ovvero nei giocatori. Mi auguro per il bene di Mancini, e di tutta la Nazionale, che alcuni giocatori, soprattutto quelli più in vista, facciano presto un bel salto di qualità. L’unico che ha fatto bella figura, nella sfida di Nizza, è stato Balotelli. Attorno a lui ci sono dei giovani che vanno incoraggiati, fatti crescere, e aiutati dai più anziani prima che questi ultimi siano alla frutta”.
Oltre a Balotelli che è un ritorno, qual è il giocatore del futuro su cui deve puntana l’Italia?
“Tra i nomi su cui puntare c’è quello di Federico Chiesa, il gioiellino della Fiorentina su cui potrebbe girare l’intero mercato estivo della squadra viola e di chi lo prenderà. E’ giovane, ha tante qualità, ha un grande dribbling e ampi margini di miglioramento. Con Insigne, Belotti, Berardi e lo stesso Balotelli, è un reparto che può e deve crescere con tranquillità per dare sicurezza a tutta la squadra. Quello che mi preoccupa più di tutti è il centrocampo. E’ un reparto completamente vuoto, da rifondare. Pellegrini e Jorginho sono stati i peggiori in campo e non vedo all’orizzonte giocatori in grado di reggere il confronto con i centrocampi azzurri del passato. Questa è la triste verità”.
Tutte le grandi Nazionali hanno periodi neri, di profondi cambiamenti. Questa volta è toccato a noi?
“A memoria non ricordo una Nazionale così debole, non ricordo un periodo così povero di stelle. E’ vero che i campioni li manda il cielo e i buoni giocatori invece vanno fabbricati. Paghiamo ora lo scotto di non avere più giocatori che hanno illuminato il calcio degli ultimi anni come Del Piero, Totti, Pirlo, lo stesso Buffon. Non sarà facile e nessuno ha la bacchetta magica per risolvere questo problema. Bisogna assolutamente creare un gruppo di lavoro coeso tra dirigenti, allenatori e giocatori da cui possa spuntare qualcosa di buono per il futuro”.
Come si fa a uscire da una situazione del genere senza perdere la calma, la pazienza e la speranza?
“Questa è la prima volta che la Nazionale italiana si trova in una situazione del genere. Un tempo esistevano gli oratori dove i ragazzi andavano a giocare e agli oratori sono spuntati fuori tanti campioni che hanno dato lustro alla Nazionale. Oggi ci sono le scuole calcio, ma costano soldi che nessuno regala. E poi si parla troppo di allenatori e poco di giocatori. Questo è sbagliato. L’attenzione va riportata sui giocatori. I grandi tecnici servono, ma andrebbero piazzati alla base, tra i ragazzini di 10-12 anni, per scovare i futuri campioni, quelli che adesso mancano al calcio italiano”.