Il guaio vero, per Cecchinato è che Goffin ha caratura superiore, a cominciare dal servizio, del capostipite dei piè veloci belgi dal cervello fino, con rovescio e risposte al servizio che bruciano. Cioè di quell’Olivier Rochus, lui sì davvero Pollicino con gli appena 165 centimetri d’altezza che è arrivato al numero 24 del mondo, vincendo due titoli di singolare e firmando nel 2004 il Roland Garros di doppio insieme al fenomeno incompiuto, Xavier Malisse. Il guaio è che Goffin ha il dente avvelenato proprio con il Roland Garros perché la terra rossa è la superficie preferita e Parigi è il Major dove è convinto di avere maggiori possibilità. Tanto che, finora, solo in Francia, nel 2016, e in Australia, l’anno scorso, ha toccato i quarti negli Slam. Del resto, proprio al Roland Garros, alla prima apparizione in un super-tabellone, da lucky loser, arrivò nel 2012 fino al quarto turno, arrendendosi solo a Roger Federer. Che poi è il suo primo sponsor. E, nel 2016 a Parigi si è fermato solo contro Dominic Thiem, per poi vendicarsi al Masters di novembre eliminando anche, clamorosamente, sia Nadal che Federer, qualificandosi poi alla finale. Dove ha perso contro Dimitrov, dimostrando comunque una duttilità tecno-tattica ed una personalità da primattore.Perché allora, a 27 anni, Goffin non ha ancora ottenuto un grandissimo risultato? Perché solo il 21 maggio ha toccato la miglior classifica, da numero 9 del mondo? Che cosa gli manca? Sicuramente David ha limiti fisici, difetta di potenza e di resistenza, ma è anche stato un po’ sfortunato. L’anno scorso, infatti, proprio sull’amata terra rossa, ha incrociato Nadal nelle semifinali di Montecarlo e nei quarti di Madrid, quindi, dopo due buoni successi con Verdasco e Bellucci a Roma, è arrivato fresco e riposato al Roland Garros, ma è inciampato nei teloni per la pioggia mal ripiegato a fondocampo e s’è storto malamente la caviglia. Così, ha saltato tutta la stagione sull’erba, solo a fine agosto è tornato a fare un altro buon risultato, infrangendosi al quarto turno contro la potenza di Rublev. Per poi vincere Shenzhen e Tokyo, brillare al Masters e perdere la finale di coppa Davis, pur aggiudicandosi tutt’e due i singolari in Francia.
“Fortunello” Goffin s’è rifatto male anche quest’anno, ancora in modo improvvido. A febbraio, nella semifinale di Rotterdam contro Dimitrov, ingannato dal net, s’è colpito da solo l’occhio con la pallina: costretto al ritiro in Olanda, costretto a saltare Indian Wells, costretto a giocare con un occhio solo e quindi a perdere subito a Miami, con un assurdo 60 61 contro Joao Sousa, s’è ritrovato solo sulla terra rossa, pur incrociando ancora clienti troppo ostici, come Dimitrov, Nadal e Zverev. Insomma, sta aspettando proprio il Roland Garros: il torneo al quale chiede una mano dal destino per fare il primo passo avanti decisivo nella storia. Sarà questa pressione l’alleata migliore per Cecchinato che non ha niente da perdere?
Anche il fattore psico-fisico gioca per l’italiano: ha avuto un giorno in più di riposo rispetto al belga e non ha dovuto lottare quasi quattro ore e salvare quattro match point, sprecando tante energie nervose per domare il beniamino di casa Monfils e il feroce pubblico di Parigi.