Parola di direttore tecnico dei professionisti, Massimo Scarpa: “Il gap d’esperienza fra un neo pro 19enne e un professionista 42 anni è troppo importante, decisivo. La parte fisica, la strategia, la gestione sono fattori che fanno la differenza, almeno all’inizio”.
Completa il pensiero Guido Migliozzi, ventenne della provincia di Vicenza, emerso grande dal mondo amateur come campione Pulcini under 14 e poi per due anni di fila-record campione cadetti under 16 e Marazza under 18. Che, però, dopo una stagione d’assaggio da pro, storce il naso ripensando ai “diversi tagli mancati per un solo colpo” nel pianeta Challenger. “La gestione delle regole, a cominciare dall’alimentazione, sono cose cui oggi come oggi non penso. So che sono importanti, ma il primo problema è passare da un mondo in cui sei sempre accompagnato e c’è sempre qualcuno che pensa a te, sei sempre con altra gente che ha i tuoi stessi bisogni e pensieri, ad un mondo invece in cui stai da solo, sei molto più indipendente, ma devi anche provvedere da solo a tutto. Dalla programmazione alla gestione”.
Mentre il 17enne capitolino, il gioiellino die dilettanti Andrea Romano, che domina i campionati italiani dal 2012, la vede diversamente. “Noi italiani pensiamo troppo, lo dice sempre: “Quando c’è la buca da imbucare noi non la mettiamo e gli altri sì”. Ci vorrebbe più istinto, quello che provo a metterci io che guardo l’asta e tiro. Anche se ammetto di essere fortunato perché un talento naturale che pochi hanno. Io non pratico tanto come altri. Anche se un giocatore si può costruire anche con tanto e tanto lavoro”.
Sia Migliozzi che Romano sono aiutati finanziariamente dalla Federgolf, e tutti e due hanno deciso da bimbi che il golf sarebbe stata la loro strada. “A 6 anni ho tirato i primi colpi, a 8 ho preso l’handicap, mi è piaciuto da subito questa sfida solo con se stessi, per tirare fuori il meglio di sé per vincere. A 12 anni ho studiato un anno a Torino per seguire un progetto Kinder che non s’è poi concretizzato, sono tornato a casa, e l’anno scorso, a 19, ho deciso che ero pronto per tentare il professionismo, fra un mese provo la qualifying school, sono sicuro che quest’anno mi è servito per capire: non bisogna lasciare nessun colpo nei primi due giri, il primo passo è passare il taglio, quello porta soldi e punti per andare avanti. Se non passo sull’European Tour subito, resto nei Challenger. L’obiettivo è giocare sul Pga Tour a 25 anni, guardando a Matteo Manassero, in Italia, e a Rory McIlroy e soprattutto Ricky Fowler nel mondo, e vincere i British Open”, racconta ancora Migliozzi.
“Io invece, per ora, voglio restare in Italia, anche se già ho avuto qualche richiesta da qualche università Usa, voglio crescere qua. Dalle 8 alle 14, vado a scuola, faccio il 4° liceo tecnico, indirizzo sportivo, poi cerco di allenarmi tre-quattro ore al giorno, quattro volte a settimana, con l’obiettivo di giocare la Ryder Cup 2022 in Italia e di vincere il Masters, guardando McIlroy, dopo aver guardato tanto Tiger, in questo sport magnifico che è il golf. In realtà è una continua sfida con se stessi, non contro il campo, quando le cose vanno bene ti senti due metri sopra il cielo ma bisogna rimanere umili – come mi ripete sempre mamma che ha fatto tanti sacrifici per farmi giocare a golf – infatti io non manco mai di rispetto a nessuno”, sostiene Romano. Che ha già una ragazza fissa, Matilde Maria Troiani, golfista promettente come lui. Mentre Migliozzi, occhi verdi e sorrisetto furbo, che si definisce anche lui giocatore “istintivo, che guarda la bandierina e tira”, recita: “niente fidanzata, distrae, un golfista deve essere libero”. Guido ed Andrea, innamorati pazzi da sempre del golf e del sogno professionismo, concordano anche, orgogliosissimi, sul significato della Ryder Cup in Italia: “Porterà tanto entusiasmo e richiamerà tanti ragazzi, sarà un evento epocale che farà pubblicità al nostro paese in tutto il mondo”.
Questo è lo slogan azzurro dal Monte Bianco.
Vincenzo Martucci