Silenzio. Quanto è totale il silenzio che accompagna l’annuncio del ritorno sul green di Tiger Woods? E’ come il parto di un bimbo davvero tanto desiderato, e quindi tanto coccolato anche solo come pensiero, in attesa di vederlo nascere. Infatti il Fenomeno, il campione di 14 Slam, parteciperà a un evento di beneficenza da lui stesso organizzato il “2017 Hero World Challenge” (il 30 novembre-3 dicembre ad Albany, nelle Bahamas) proprio nove mesi dopo l’ultima apparizione. E dopo altri guai fisici (alla schiena e personali (l’arresto per guida in stato di ebbrezza dovuta a più psicofarmaci), altri problemi, altri dubbi, altri sospiri, suoi e dei suoi tantissimi tifosi Woods, fino al nullaosta dai medici. Tanto che, il nuovo Tiger, più umano che mai, in vista dei 42 anni che compie a dicembre, ha commentato: ”Sono eccitato dal ritorno. Voglio ringraziare i tifosi per l’incrollabile supporto che mi hanno dato durante l’infortunio”.
Oltre alla fretta, Woods dovrà temere la sua indole, il sue passato, le abitudini di uno swing oggi totalmente cambiato proprio per proteggere la schiena: come si comporterà, però, sotto pressione, quando i colpi conteranno sul serio? Giocatori come Steve Stricker, Jim Furyk e Jay Haas hanno confermato che, nel golf, si può essere competitivi ad alto livello anche a 40-50 anni, ma avevano un altro stile, ed altre aspettative. Perché i problemi dello statunitense, che ha aperto l’era del drive più potente e lungo, sono sostanzialmente due. Intanto, il fisico, logorato da tante sbracciate, che non è sottoposto a stress dal 2013 e che ora ritroverà i duri, ripetuti, allenamenti e poi quatto giorni di gare, uno dietro l’altro, con un drive dietro l’altro. E poi c’è l’ego del campione, la pressione di una star assoluta che, dentro di sé, sente avvampare il sacro fuoco ancor più forte delle aspettative del mondo esterno: riuscirà ad adottare i necessari accorgimenti tecno-fisici e ad accontentarsi di qualche buon piazzamento, o spingerà ancora il pedale fino in fondo, rischiando altri problemi?
Dal Pga Tour 2013, quando Tiger vinse cinque tornei, il Fenomeno si è presentato al via delle tappe del massimo circuito del golf in soltanto 19 occasioni, compresa una quest’anno, quando ha mancato il taglio con 76-72 e ha rivelato di aver subito la quarta operazione alla schiena in tre anni. Per poter tornare al golf. Perché? “Perché è divertente, ci gioco da quando ho quattro anni. Dal pitch al putt, dal drive al vincere i Major, per me il golf è sempre un gran divertimento”. Anche se forse i successi sul Tour 2017 dei coetanei 41enni Pat Perez e Ryan Armour, gli hanno fatto dimenticare che i protagonisti sono due ragazzi di 24 anni, come Jordan Spieth e Justin Thomas, che sono cresciuti guardandolo alla tv. E comunque qualche test tecnico e fisico l’ha fatto, coi colleghi, vicini di casa, nel Sud della Florida, Rickie Fowler e proprio Thomas, e ne è uscito confortato. Senza dolori. Formalmente sereno, come ha dichiarato alla Presidents Cup, dove faceva da assistente allenatore: “Non so che cosa significa essere al 100 per cento dopo otto operazioni chirurgiche, ma ci proverò e arriverò il più vicino possibile a quella cifra. Ma devo fare un passo alla volta. E’ un processo, e io non ho fretta”.
Vedremo, aspetteremo, tiferemo. In silenzio.
Vincenzo Martucci