Ritornare per un momento al Mondiale concluso da poco in Qatar può essere istruttivo per capire meglio quale sia la “narrazione” del calcio e per tentare di avere riferimenti meno “ballerini”. Più in generale, il problema si ripropone per ogni nuova generazione di appassionati, con grandi campioni che poco alla volta tendono a essere dimenticati o quantomeno a fare meno impressione. Così, giocatori come Meazza, Piola, Valentino Mazzola, Di Stefano, Puskas, Sivori, Garrincha, Didì e tantissimi altri scompaiono dalle classifiche dei più bravi per lasciare il posto soltanto a quelli santificati dalla “ultima impressione”, favoriti anche dal profluvio di immagini dell’era di tv e poi internet. Stessa cosa per le partite più famose e più belle che cedono il posto solo a quelle degli ultimi venti o trent’anni.
STUDIARE LA STORIA
Ma se per chi comincia ad appassionarsi al calcio tutto questo può anche apparire naturale, non lo è quando a cadere nella stessa trappola sono i mezzi di informazione. Se un semplice appassionato non è tenuto a conoscere la storia del calcio con i suoi campioni e le partite più importanti, i giornalisti sportivi invece dovrebbero essere obbligati a studiarla. Ogni professione ha un corso di studi o un apprendistato, è inimmaginabile pensare a medico che non abbia studiato anatomia, a un avvocato che non abbia aperto un libro di diritto penale, a un ingegnere che non sappia cosa sia il calcolo integrale, a un falegname, un idraulico, un muratore che non conoscano gli attrezzi del mestiere. Eppure, nello sport, può capitare di non aver mai visto i filmati di vecchi campioni in azione o di partite leggendarie, che è possibile ritrovare sia in internet, sia in Dvd, più volte distribuiti in allegato ai giornali, non solo sportivi.
LE GEMME PERDUTE
La questione si è riproposta dopo la finale Argentina-Francia in Qatar, che moltissimi hanno giudicato come la più bella non solo di tutte le finali, ma anche di qualsiasi altra partita di tutte le edizioni dei Mondiali. Premesso che questa definizione ha grandissime probabilità di essere vera, perché si è assistito davvero a una partita emozionantissima e con un elevato significato tecnico, il punto è che, nei commenti, spariscono tutti i termini di raffronto, non vengono portati esempi di paragoni con questa o quella fino a poco prima giudicate le più belle o le più emozionanti. Svaniscono nella nebbia dei ricordi tante finali di altrettanta se non superiore caratura tecnica e piene di emozioni, come Germania Ovest-Ungheria 3-2 nel 1954, Brasile-Svezia 5-2 nel 1958, Inghilterra-Germania Ovest 4-2 del 1966, Germania Ovest-Olanda 2-1 del 1974 (con un secondo tempo dell’Olanda ineguagliato per il dominio e l’impressionante mole di attacchi e di occasioni sciupate degli olandesi), e altre grandi partite mondiali come la favolosa semifinale Ungheria-Uruguay 3-2 nel 1954, la semifinale Germania-Ovest-Francia 3-3 e poi 5-4 ai rigori nel 1982, solo per ridurre al minimo questi riferimenti. E infine, la “partita del secolo”, la semifinale Italia-Germania Ovest 4-3 del 1970.
MA QUALE NOIA
Già in passato, ma soprattutto dopo il Mondiale in Qatar, tanti giornalisti hanno definito quella semifinale del 1970 come una partita “noiosa” e che solo i supplementari contribuirono a far diventare bellissima. Poco alla volta, scompare dalla memoria quello che è veramente accaduto in quella semifinale, fino ad arrivare a bollarla come “noiosissima” e a degradare persino i supplementari emozionanti sì ma con i gol dovuti principalmente al fatto che le squadre, per la stanchezza, erano ormai sfilacciate e allungate. Insomma, da partita del secolo stiamo arrivando quasi a una mediocre sfida con qualche emozione nei supplementari.
Per cominciare, ripropongo qui (https://www.sportsenators.it/
Ripropongo qui, in particolare, la parte relativa alle azioni del secondo tempo regolamentare, non il supplementare, per capire cosa sia stata davvero quella partita. Quei secondi 45’ li ho definiti come l’assedio di Fort Apache.
Al 3’ Seeler approfitta di una caduta di Rosato, che scivola, entra in area sulla sinistra, il tiro è parato da Albertosi. Al 6’ tiro a volo di Seeler in area, di poco a lato. Al 10’, Overath dal limite, alto. Al 17’, Grabowski in area sulla sinistra senza
avversari, tiro a lato. Al 18’, pallonetto di Libuda deviato da Albertosi in angolo. Ancora al 18’, Albertosi deve uscire quasi al limite sulla destra per fermare Muller, l’azione continua a porta vuota, palla al centro per Overath, solo, proprio mentre
Albertosi torna in porta, tiro che colpisce la traversa. Al 19’, Beckenbauer sta per entrare in area sulla destra, è affrontato da Cera e cade in area, chiede invano il rigore, per la botta alla spalla presa in questa caduta sarà poi costretto a giocare con la spalla fasciata. Al 21’, testa di Seeler e Albertosi deve uscire di pugno per anticipare Muller. Al 23’, Albertosi esce su Seeler, gran confusione in area, palla di nuovo a Seeler, tiro parato. Al 24’, Grabowski libero in area sulla sinistra, sul suo tiro Albertosi è battuto, sulla linea respinge Rosato che letteralmente vola, sulla sua respinta riprende la palla Seeler che, contrastato da Bertini, cade e chiede il rigore, la palla finisce a Muller che sfiora la traversa. Al 26’, punizione dal limite, Grabowski tira alto. Al 28’, tiro di Grabowski poco alto. Al 30’, Muller al centro dell’area, tiro poco a lato. Al 34’, Muller in area sulla destra a pochi metri da Albertosi, salva Cera che in scivolata butta la palla in angolo. Al 36’, colpo di testa di Muller, para Albertosi. Ancora al 36’, fallo di Bertini su Seeler al limite dell’area, i tedeschi chiedono il rigore. Al 37’, punizione dal limite, tira Overath, la barriera respinge, palla a Beckenbauer, tiro parato. Dopo la parata, Albertosi rinvia, ma il pallone sbatte su Grabowski, a un metro da lui, il pallone va verso la porta, Albertosi lo rincorre e, proprio mentre la palla è sulla linea e sta arrivando Muller per spingerla dentro, riesce ad allungare il piede e a calciarla lontano. Interviene l’arbitro Yamasaki e fischia una punizione per gli azzurri per fallo di Grabowski che ha ostruito il rinvio di Albertosi, ma nessuno aveva sentito il fischio e l’azione si era svolta come se fosse regolare. Al 38’, Overath fermato mentre sta entrando in area. Al 44’ Overath entra in area sulla destra, a pochi metri da Albertosi è fermato da Rivera in angolo. Al 46’, su angolo, testa di Seeler, palla all’incrocio, Albertosi devia in angolo. Ancora al 46’, cross di Held, esce Albertosi e blocca. Poi, c’è il pareggio di Schnellinger, nel recupero. Non ho citato le poche azioni degli azzurri in contropiede, che pure ci sono state, quelle dei tedeschi con conclusioni in area avversaria sono 22 in soli 45 minuti! Vi sembra un secondo tempo “normale” o addirittura “noioso”?
MEMORIA SMEMORATA
E anche il tentativo di sminuire gli stessi supplementari è frutto di ricordi sbagliati o addirittura del fatto di non averla nemmeno vista quella partita. Si dà l’impressione di due squadre stanche, allungate e allo sbando, con marcature saltate, collegamenti perduti fra i reparti. Ma davvero? Beh, nei supplementari ci sono 5 gol, due tedeschi e tre italiani. I due della Germania vengono fuori entrambi da calcio d’angolo, altro che squadre sfilacciate. Il primo dell’Italia è su punizione da 20 metri, con Rivera che passa in area a Burgnich, che segna. Il secondo è l’unico in contropiede, per cui si potrebbe anche dire che ricade nei canoni dello sfilacciamento. Il terzo, quello del 4-3, è particolare: l’Italia riprende il gioco dopo il 3-3 tedesco e da questo momento la Germania, rinchiusa nella sua metà campo, non tocca più la palla, fino al gol di Rivera. E allora, di quali squadre allungate, sfilacciate o che altro stiamo parlando? Quattro gol su cinque, nei supplementari, arrivano con squadre schierate in difesa, senza spazi concessi agli avversari. Magari, andarsi finalmente a rivedere questa partita, giusto per non scrivere cose sbagliate e rappresentare nella giusta maniera alle nuove generazioni quella sfida emozionante, che ha avuto più tiri in porta, capovolgimenti di fronte, alternanze di risultato e forti emozioni rispetto ad Argentina-Francia. Se poi ognuno dice di aver assistito alla partita più bella della storia perché ci tiene a essere coprotagonista, in qualità di testimone o di giornalista che l’ha raccontata, beh, vuol dire che stiamo parlando di altro, non di calcio, non di giornalismo.