Dove eravamo rimasti? L’8 agosto 2008, precisamente alle 8 di sera e non alle 8.08 (questa puntualizzazione è necessaria, ci torniamo subito), nello stadio Nido d’uccello, a Pechino, cominciò la Cerimonia inaugurale della 29ma Olimpiade Estiva, la prima della storia in Cina. Stasera, 13 anni e mezzo dopo, nello stesso stadio, ancora alle 8 di sera precise, un’altra Olimpiade, la 24ma Invernale, sarà al via, per la prima volta nella stessa città dei Giochi estivi. Come allora, è il famoso regista Zhang Yimou il direttore artistico di una serata che si annuncia spettacolare, sia pure con un sottofondo di malinconia e mestizia, nel rispetto delle tante persone morte a causa del Covid nel mondo e di quelle che purtroppo continuano a essere colpite dalla pandemia. Celebrare lo sport non significa dimenticare tutto ciò che accade intorno, ma un segno di vita è sempre beneaugurante. Con tale spirito, una Olimpiade può essere un’occasione per andare avanti.
LA CABALA INVENTATA
Prima di passare alla cerimonia, però, torno alla puntualizzazione sull’orario di inizio, che è stato oggetto di invenzioni incredibili nel 2008 e, dopo una clamorosa smentita, torna d’attualità. Nei giorni precedenti la cerimonia inaugurale di quei Giochi estivi, i mezzi di informazione di tutto il mondo, tranne uno, scrissero che la Cerimonia inaugurale sarebbe cominciata alle 8.08, spiegando questa decisione con la tradizione cinese che considera l’8 il numero più fortunato. Ed è vero, perché in lingua cinese la pronuncia del numero 8 è simile a quella della parola “denaro”. E il suono del numero 18 è simile a quello della frase “Io ho soldi”. Ma evidentemente un semplice 8, quello delle ore 20, non bastava, quindi bisognava aggiungere anche gli 8 minuti. Addirittura, anni dopo, in una serie televisiva statunitense (“Numbers”), si arrivò a far dire a uno dei protagonisti, genio matematico, che quell’Olimpiade era cominciata alle ore 8 e 8 minuti e 8 secondi! Avrebbe detto il grande Totò: “Punto. Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum”. Dicevo che un solo giornale in tutto il mondo, quel giorno, uscì con l’indicazione esatta che la Cerimonia sarebbe cominciata alle 8, né un secondo prima, né un secondo dopo. Questo giornale era la Gazzetta dello Sport, in cui io lavoravo all’epoca, in quell’occasione proprio come uno dei numerosi inviati a Pechino. Perché tutti gli altri giornalisti avevano inventato un orario falso? Probabilmente si erano entusiasmati per quell’8 e non si erano tenuti più a freno. La sera dell’inaugurazione, alle 8 precise, cominciò la Cerimonia e tutti furono sbugiardati.
Questione risolta? Invece no. Il giorno dopo, fra scuse varie e interpretazioni fantasiose, tutti dovettero scrivere che l’avvio era avvenuto alle 8. Poi, col passare degli anni, poco alla volta, ripresero a parlare delle 8.08. Di nuovo l’eccitazione per l’orgia del numero 8 prese il sopravvento e tutti ricominciarono con le 8.08, solo che stavolta non era un annuncio, ma la descrizione di un fatto mai accaduto. Addirittura, telecronisti che in diretta avevano detto che erano le 8 quando la cerimonia cominciò, poi dimenticarono tutto e ricominciarono a dire che era cominciata alle 8.08. Vabbé, pazienza. Ma c’è qualcosa di ancor più paradossale in tutto questo, perché se i ricordi possono svanire e sollevare dubbi su quello che è realmente successo, la rappresentazione ufficiale e “scientifica” dovrebbe rispettare la realtà. E invece, la sorpresa più grande arriva da una fonte autorevolissima, addirittura dall’Enciclopedia Treccani, come dire il Tempio della cultura. Bene, ecco il link della “voce” relativa all’Olimpiade di Pechino 2008: https://www.treccani.it/enciclopedia/olimpiadi-estive-pechino-2008_%28Enciclopedia-dello-Sport%29/
Persino la Treccani fa sua la clamorosa invenzione di giornalisti quantomeno disattenti e la rende “sacra” con il timbro della propria reputazione, comunque meritata, sia chiaro, ma in questo caso non sufficiente a evitare il grave errore.
Vedremo stavolta. Ci sarà qualcun altro che annuncerà l’inizio dell’Olimpiade invernale alle 8.08, anziché il vero orario, le 8 precise? E fra qualche anno, quando pochi ricorderanno, tornerà alla carica con quegli 8 minuti in più? Se dovete puntare, nessuno sbaglio: tutto sull’8, ma solo uno, non due. Vincerete!
LA NUOVA CABALA
Quello che appare paradossale, adesso, è che questa Olimpiade abbia inizio il giorno 4. E qui si ribaltano tutte le convinzioni e le tradizioni. Infatti, se l’8 è considerato fortunato in Cina, quello da scongiuri non è il 13 o il 17, come in Occidente a seconda delle nazioni, ma proprio il 4. Il cui suono assomiglia molto a quello della parola “morte”. E il 14 a quello della frase “Io muoio”. In moltissimi ascensori degli alberghi, in Cina, il 4 non c’è, si passa dal terzo al quinto piano, a esorcizzare questo numero maledetto. Poco alla volta, però, la paura si attenua, almeno per quanto riguarda l’aspetto grafico, per cui i numeri 4 appaiono qui e là, ma la tradizione negativa permane. Ancora più paradossale è che il 4 è considerato malefico in quasi tutta la Cina tranne che nel Sud, in special modo nella Provincia del Guangdong (più conosciuta in Occidente come Canton). Lì, associano il 4 alla quarta nota musicale, Fa, che suona anch’essa come il “denaro”. Quindi, ognuno sente quello che vuole sentire. Certo è che cominciare l’Olimpiade il giorno 4 è strano per i cinesi che in quanto a superstizione non scherzano.
LA SFILATA
Per l’Italia è destino che le Olimpiadi cinesi la portino nelle retrovie quando si parla di Cerimonia inaugurale. Ma le due circostanze hanno significati diversi. Nel 2008, l’Italia sfilò come 190ma (sarebbe dovuta essere 191ma, senonché il Bahrein, vero n. 190, non partecipò alla Cerimonia), stasera sarà 89ma su 90 nazioni che sfileranno (sulle 91 partecipanti a questi Giochi), risultando così la seconda “peggiore” prestazione olimpica, scavalcando la 69ma posizione di Atene 2004, allora a causa dell’alfabeto greco. Stavolta l’alfabeto non c’entra, l’Italia sarà la penultima nazione a entrare nello stadio perché organizza la prossima Olimpiade invernale e questo è il protocollo, con la Cina, nazione ospitante, ultima come da tradizione. Se l’Italia avesse dovuto seguire il criterio dettato dalla lingua cinese, come nel 2008, sarebbe stata 82ma, con dietro Serbia, Cipro, Messico, Libano, Germania, Monaco, Marocco e Australia, oltre alla Cina comunque ultima. Queste nazioni, infatti, sfilarono dietro l’Italia a Pechino 2008. Allora, dopo la 190ma posizione italiana ci furono anche Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Moldova e Zambia, che qui non sono presenti.
SENZA ALFABETO
E’ comunque divertente ricordare, al di là della motivazione speciale per cui l’Italia sfila penultima, come mai in Cina l’ordine di sfilata è diverso. Certo, anche in Grecia è diverso, ma solo perché la successione delle lettere nell’alfabeto greco è diversa da quella internazionale, oltre al fatto che le stesse lettere non coincidono con quelle che usiamo noi anche se, con i loro suoni, sono all’origine della nostra lingua. Del resto la parola “alfabeto” deriva proprio dalle prime due lettere greche: alfa e beta. Nel caso della Cina, invece, l’alfabeto non esiste. Provo perciò a spiegare come si procede per fissare un ordine come quello della sfilata delle nazioni, riprendendo quello che scrissi sulla Gazzetta nel 2008.
Italia in cinese si scrive Yidali, secondo il metodo internazionale di traslitterazione chiamato “pinyin” e si pronuncia Italì. Nella lingua cinese esistono i caratteri. Ognuno ha un significato ed è, da solo o in combinazione con altri caratteri, una parola. Per tradurre i nomi degli altri Paesi (tranne pochi casi, come gli Stati Uniti, chiamati “Meiguo”, che significa “Bel Paese”, che suona ironico detto dai cinesi) si scelgono i caratteri il cui suono si avvicina di più alla pronuncia originale di quella nazione.
Guardando attentamente i caratteri cinesi si nota che sono composti da piccoli tratti. Quando c’è la necessità di stabilire un ordine di presentazione, come all’Olimpiade, si prende solo il primo carattere della parola della nazione e si contano le linee che lo compongono. Chi ha meno linee è il primo, a scalare vengono gli altri. La linea può anche essere non rettilinea, purché sia continua, e vale sempre per uno. Anche il semplice punto vale come tratto, o linea. L’Italia ha come primo carattere “Yi”, composto da 13 linee, come si può osservare nel grafico che fu pubblicato allora sulla Gazzetta. Quindi, l’Italia è preceduta da tutte le nazioni che nel primo carattere hanno meno di 13 linee. Se due nazioni hanno lo stesso numero di linee nel primo carattere si passa al secondo carattere, chi ha meno linee viene per prima e così via. Se due nazioni hanno lo stesso numero di linee nei primi due caratteri si passa al terzo, ma se una di queste due nazioni non ha il terzo carattere ha la precedenza. Solo per l’Italia, stasera, tutto questo non conterà.
IL DOPPIO GELO
Si comincia, quindi, con tutti i problemi del Covid, con le polemiche fra mondo occidentale e Cina, con i tentativi di alcuni di superare le barriere e di altri di sabotarli, tanto che alla fine la diffidenza fra questi due mondi resta intatta. Al gelo dell’inverno pechinese, senza neve ma con temperature polari, si aggiunge un altro tipo di gelo, quello che sarà provocato dal paragone fra lo stadio pieno di novantamila persone dell’8 agosto 2008 e quello di stasera quasi senza spettatori, almeno nelle previsioni. Ma anche se gli organizzatori dovessero far entrare qualche migliaio di privilegiati lo scenario non cambierebbe. I cinesi proveranno a riscaldare i cuori con lo spettacolo garantito da Zhang Yimou, maestro di eleganza, con i fuochi d’artificio e con la speranza di uscire poco alla volta da questo incubo da racconto da fantascienza. Di più, al momento, non è possibile fare.