La proposta della federazione europea di “cancellare” i primati anteriori al 2005 fa rumore, ma forse si sta alzando un velo di ipocrisia su quanto è successo nella storia della disciplina in questi ultimi trent’anni. Già, perché abbiamo visto campioni riconosciuti colpevoli di aver fatto uso di sostanze dopanti o pratiche vietate, cancellati dagli albi d’oro mentre i limiti che loro hanno fissato continuano ad essere vivi. Un’incongruenza.
Ma diciamoci la verità: su quanti primati siamo disposti a mettere la mano sul fuoco? Chi scrive ha carbonizzato pure i moncherini… Certo, è deludente vedere un campione che ci ha emozionato cadere nella rete dell’antidoping, ma da troppo tempo l’atletica è diventato un “fai e disfa” continuo. I controlli di laboratorio eseguiti con metodologie più evolute hanno riscritto podi olimpici e mondiali a livelli da capogiro. Bisognava in qualche modo intervenire.
Ma è un problema solo dell’atletica? Di sicuro in questa disciplina l’antidoping ha condotto una battaglia seria senza guardare in faccia ad alcuno. Ma cosa può dire il nuoto che ha archiviato con leggerezza l’era dei “costumoni” riscrivendo con disinvoltura le liste dei primati? Oppure il calcio che moltiplica gli eventi chiedendo ai suoi protagonisti sempre più velocità ed intensità? O il ciclismo che dice di combattere la piaga e non si chiede come mai le medie delle corse in linea e dei giri sono le stesse se non migliori degli anni di doping riconosciuto? Oppure il tennis che propone agli atleti un calendario sfibrante e forse insostenibile per un essere umano? E’ tutto lo sport che deve fare un profondo esame di coscienza.
L’atletica è la disciplina di frontiera della macchina umana e per questo paga sempre prima delle altre discipline. Ma anche se venisse accettata la proposta della federazione europea il futuro non è del tutto chiaro. La cosa più brutta è che in futuro ogni primato diventerà “sub judice” visto che i campioni dei controlli potranno essere rianalizzati nei 10 anni successivi. E sub judice saranno pure le medaglie nei grandi campionati.
Qualcosa comunque si può fare in fretta. Declassare ad esempio da record a “migliori prestazioni” tutti i limiti conseguiti su strada (per le corse e la marcia) considerando la variabilità dei campi di gara e le misurazioni ballerine dei percorsi. Quindi cambiare il peso degli attrezzi dei lanci perché proprio la lotta al doping ha evidenziato come queste specialità, dove la forza pura è la principale protagonista, i limiti resistono da troppe stagioni per essere stati conseguiti in uno stato di purezza.
Forse cancellare i primati non sarà sufficiente per ridare credibilità a questa disciplina, ma rappresenta pure l’occasione per un cambio più radicale, di mentalità. Basta con l’atletica dei numeri che spinge gli uomini al peggio, torniamo alle sfide, quelle fra atleti ed atlete per tornare a gustare i valori veri dello sport, quelli che migliorano, anche moralmente, la razza umana invece di traviarla.
Pierangelo Molinaro