Insieme lontanissimi e vicinissimi, Rafael e Richard si ritrovano da sempre, da ventidue anni esatti, in una disputa chiamata sport: allora, nel 1999, quando a tredici anni, al torneo dei Petits As di Tarbes , sembrava proprio che il tennis del Mozart di Francia dovesse scrivere la musica vincente del tennis mondiale, mentre la corsa sfrenata dello scugnizzo di Maiorca sembrava destinata a rimpolpare i ranghi dei tanti prigionieri di un sogno. Allora, Richard Gasquet dal delizioso rovescio a una mano s’impose per 6-7 6-3 6-4 sullo spagnolo con la faccetta truce, spesso frustrato dal proprio rovescio ma deciso a qualsiasi sacrificio per emergere. L’uno coccolato, aiutato, viziato dalla potente FFT, dai media e dal mercato francesi, l’altro che si faceva le ossa nei tornei più disagiati sotto l’occhio severo di zio Toni.
“Quella storia dei Petits As l’ho ascoltata tante di quelle volte! In realtà l’ho battuto solo 6-4 al terzo e già non era stato facile. A pensarci, quando mi si paragona al più grande tennista di sempre mi fa anche piacere, all’epoca era diverso ma più il tempo passa e più mi dico non è stato male”, commenta oggi il francese deluso dai risultati non appaganti.
Nel 2003, in un torneo Challenger a Saint-Jean-de-Luz, il talento tennistico naturale ebbe ancora la meglio sull’atleta simbolo, non solo del tennis ma di tutto lo sport, nei confronti del quale aveva all’inizio un vantaggio psicologico: 6-2 e ritiro. Ma, già nel 2004, nel primo confronto da pro, era lo spagnolo ad imporsi, all’Estoril, di testa, di volontà, di cuore, lasciando un set per strada perché si trascinava dietro una gamba per una frattura da stress.
“Si era rotto l’osso di un piede ma, a quanto mi raccontarono, si era rifiutato di perdere un’altra volta contro di me. Impressionante”. Tanto che l’anno dopo, nel 2005, nelle semifinali di Montecarlo, dopo che Richard aveva eliminato Roger Federer, i due si ritrovarono di fronte in quella che sembrava dover diventare una nuova esaltante rivalità al vertice: Rafa pagava dazio nel primo set, perso al tie-break contro quell’avversario tanto più bravo ed elegante nei gesti tecnici, ma imponeva poi la sua legge di forza e resilienza.
“Stavo vincendo 7-6 2-0, ero carico per il successo su Federer, ero in grande forma, sentivo che stavo giocato estremamente bene, malgrado ciò mi ha battuto in modo netto, un mostro”, racconta oggi Gasquet.
Subito dopo, al Roland Garros, i due coetanei, divisi appena da quindici giorni all’anagrafe – Rafa è nato il 3 giugno 1986, Richard il 18 -, hanno staccato il cordone ombelicale che li aveva legati da juniores e si sono separati per sempre, da professionisti, molto molto di più di quanto dica il drammatico 16-0 dei testa a testa a favore dello spagnolo con appena quattro set strappati strada facendo dal francese.
Nadal è più in tutto: alto 1.85 contro l’1.83 di Gasquet, pesa 85 chili contro 79, è entrato nell’ATP Tour nel 2001 mentre l’amico nel 2002, ha un bilancio di 1022 successi entro 207 sconfitte mentre il coetaneo è a quota 555/336, per non parlare dei soli premi ufficiali guadagnati: 124.480.032 dollari contro 18.6438.688, grazie ai successi, che fanno ancor più scalpore nel paragone: 88 titoli per l’uno, 15 per l’altro, 20 Slam a zero (con al massimo tre semifinali, due a Wimbledon e una agli Us Open), e una scalata in classifica che per Rafa è arrivata all’apice, col numero 1 mondiale conquistato una prima volta nell’agosto 2008 (oggi è n.3) e per Gasquet si è fermata al n.7 nel luglio 2007.
E’ chiaro che lo spagnolo ce l’ha fatta e il francese no, almeno a fronte delle aspettative che i due cullavano vent’anni fa. Proprio a cominciare dalla terra rossa e dal torneo più importante sulla superficie, il Roland Garros, il torneo di casa di Gasquet che è diventato invece l’incontrastato feudo di Nadal, con tredici-impareggiabili tacche, tanto da meritarsi anche una statua. Quella che Gasquet avrà sognato nelle sue notti insonni da ragazzo e anche dopo, quando si vedeva promosso al rango di Moschettiere a paragone dei mitici Lacoste, Cochet, Borotra e Brugnon.
Proprio a Parigi, nel 2005, “Rafa ha dimostrato di non avere limiti mentre Richard ha dimostrato i suoi”, analizza Eric Deblicker che è stato il primo degli otto coach che si sono affollati al capezzale della grande promessa. Perché Nadal dominò Gasquet in tre set nel terzo turno e mise la prima firma nel torneo, e Gasquet da quel momento si è creato la psicosi-Nadal e non ne è uscito più.
“La prima volta che l’ho visto, ho capito che era un vero guerriero, a Parigi me l’ha confermato in modo inequivocabile: c’erano 33 gradi, la palla rimbalzava ancora di più, ho perso netto, ho detto a papà: “E’ il nuovo vincitore del Roland Garros, non c’è alcun dubbio. A Montecarlo gli ero stato vicino, ma a Parigi era già un’altra storia, era un avversario diverso di tutto un altro livello. Ho visto presto che era un extraterrestre e sapevo che sulla terra rossa sarebbe stato formidabile. Nessuno avrebbe potuto immaginare che avrebbe vinto tredici volte il torneo, ma si vedeva già che sarebbe diventato un giocatore immenso”.
Curiosamente, Nadal e Gasquet non si sono più affrontati al Roland Garros fino al 2018, quando lo spadaccino di Francia è stato ancora una volta umiliato dal top spin dello spagnolo con un chiaro 6-3 6-2 6-2. Un risultato che sicuramente ha pesato e pesa tuttora nella testa del francese tanto dolce e bravo che quand’è risultato positivo alla cocaina ha ricevuto la pubblica solidarietà di Rafa e anche degli inquisitori che hanno creduto alla sua versione dei fatti: a una festa ha baciato una ragazza che aveva assunto sostanze dopanti.
Una versione bizzarra ma verosimile, conoscendo il talento di Francia, oggi sceso al 53 del mondo, con poche cose da chiedere ancora al tennis. Senza avere nemmeno il coraggio di sognare di abbattere almeno una volta il totem Nadal. Troppe volte, quando l’asticella della sfida si è alzata, quando si è trattato di superare la soglia della fatica, quando bisognava scavare nel profondo di se stesso per trovare energie nuove e miracolose, Richard si è ritrovato debole e impaurito ed è inesorabilmente crollato mentre Rafa, magari ferito e disperato, si è esaltato, ruggendo in faccia all’avversario ed entrando così nella leggenda.
Gasquet non è il tipo da suonare la grancassa, anzi, è timido e delicato: “Ultimamente ho avuto momenti difficili, con tanti infortuni ad inizio stagione, ma sono ancora qui, ho ancora voglia di giocare, non è da tutti di poter incrociare Rafa Nadal al Roland Garros! Ci conosciamo da ventidue anni, io non sono al miglior livello, lui sì: è incredibile. Abbiamo avuto delle belle partite, ma non l’ho mai battuto. Nel tempo l’ho accusato, è vero, e mi fa ancora male. E’ l’unico dei più grandi che non ho mai superato, mentre ci sono riuscito con Federer, Djokovic e Murray. E’ duro avere questa statistica contro Rafa”. Ma dà l’esatta distanza fra un leone e un agnello.
Foto e testo tratti da supertennis.tv