Da sempre la federazione internazionale si mostra conservatrice, ma ci sono oggettive difficoltà alla realizzazione di questo evento e la federazione statunitense ha già paventato la possibilità di permettere alla Vonn di essere l’ultima apripista nella prossima discesa maschile su questa gara a fine novembre. Questo però è vietato perché permetterebbe la statunitense di provare e conoscere la pista in un periodo pre-gara vietato dai regolamenti alle sue avversarie, visto che una settimana dopo toccherà alle donne affrontare questa pendenza.
Non è un caso che la Vonn abbia scelto questa pista. A Lake Louise, Lindsey ha conquistato 18 delle sue 77 vittorie in Coppa del Mondo. È fra le più facili del circuito iridato e non è un caso che malignamente dall’Austria il responsabile della squadra maschile Paulacher abbia dichiarato: “Perché non chiede di affrontare gli uomini a Kitzbuehel, Beaver Creek o in Gardena?”. Piste sicuramente più difficili, veloci e pericolose.
Di certo una campionessa del calibro della statunitense non avrebbe problemi anche su queste picchiate leggendarie, ma con molta probabilità il verdetto finale sarebbe impietoso. Uno studio ha definito in tre secondi su un minuto e mezzo di gara la differenza fra uomini e donne sullo stesso tracciato. Una valutazione generica che di sicuro la Vonn saprebbe limare, ma le discese maschili e femminili sono molto diverse come tracciatura (in relazione alla velocità) e soprattutto nei salti, che per le donne, dopo la morte di Ulrike Meier a Garmisch nel gennaio 1994, sono stati drasticamente ridotti e semplificati. Oltre alla lunghezza della discesa stessa. Inserire una donna in una gara maschile, oltre a non avere senso tecnico e molto più complesso di quanto sembri, a cominciare dall’aspetto assicurativo.
La verità forse è un’altra. La Vonn ha vinto tutto ma si avvia verso la fine della carriera. Non può più pensare di inseguire la Coppa del Mondo generale visto che non partecipa più a tutte le gare. Niente slalom (le sue ginocchia non lo permettono) e pochi giganti, specialità in cui è molto meno competitiva di pochi anni fa. Di certo vuole levarsi lo sfizio, ma più che altro sembra un’ottima trovata pubblicitaria (spinta forse dalla Red Bull, il suo main sponsor) per fare parlare ancora una volta di sé. E ce l’ha fatta la diabolica Lindsey.
Pierangelo Molinaro