Vinca il migliore…Speremo de no! Troppo bello per essere vero? Speremo de no! La frase immortale di Nereo Rocco rieccheggia prepotente in tutti gli stakeholder dell’Italia del rugby. Dalla dirigenza federale all’ultimo dei tifosi, dalla mente di coach Quesada al redivivo Tommaso Allan, rientrato nel gruppo dopo un anno sabbatico. Gli azzurri protagonisti del Sei Nazioni 2024, il migliore di sempre, sono chiamati a un ritorno in campo di quelli che più delicati non si può (anche se nel durissimo rugby è dura… parlare di delicatezza). Scattano i test-match di novembre, l’Italia ci arriva carica di grande ottimismo ma anche di fortissima pressione, dopo il positivo tour estivo nel Pacifico.
Per capire l’attuale situazione del rugby italiano, vale la pena riavvolgere il nastro delle sfide della nostra Nazionale nell’ultimo anno e mezzo, a partire dal Sei Nazioni 2023, che ha incrinato la fiducia della federazione in Kieran Crowley, ma ha anche gettato il seme per il presente che ci auguriamo sia davvero roseo.
2023, UN SEI NAZIONI COMINCIATO BENE MA FINITO MALISSIMO
Un’Italia corsara gioca alla grande l’esordio all’Olimpico di Roma, nonostante la sconfitta 29-24 contro una Francia decisamente favorita, poi prima fa un passo indietro con l’Inghilterra che domina per tutto il primo tempo (31-14), infine gioca molto bene, ma subisce un’altra sconfitta onorevole con l’Irlanda n.1 del ranking mondiale, per 34-20. Nel turno successivo, a Roma con un Galles che viene da tre sconfitte su tre match del Sei Nazioni, gli azzurri sono chiamati a vincere. La pressione non manca, manca l’Italia: i ragazzi di Crowley vengono nettamente sconfitti (29-17) da un Galles redivivo, ma alla nostra portata. Eccolo, l’ennesimo fallimento della prova del nove dopo un grande match. Nel match successivo in Scozia gli azzurri arrivano logori e non possono evitare il cucchiaio di legno con una Scozia che risponde presente alla chiamata alla vittoria del pubblico di Murrayfield (26-14 per la nazione del cardo).
Il problema di Crowley agli occhi della Federazione è appunto non aver vinto nessuna partita nel Sei Nazioni 2023, per quanto ci siano state diverse note positive. In tutti i match, gli azzurri hanno saputo giocare alla pari con tutti, tolto il primo tempo con l’Inghilterra. Una condizione alla quale eravamo abituati solo fino a un certo punto, ossia i tre quarti del match, fino al 60’. Poi la tenuta fisica e mentale crollava e l’obiettivo diventava cercare di non prendere meta ad ogni azione avversaria.
Al presidente FIR Innocenti non è bastato per confermare il tecnico neozelandese, colpevole di non aver coperto quel quid che distingue le sconfitte onorevoli dalle vittorie. Una volta annunciato il mancato rinnovo del contratto al coach All Black, l’Italia si appresta all’esordio alla Coppa del Mondo con l’obiettivo, mai centrato prima, di raggiungere i quarti di finale. Le due avversarie dirette alla conquista del primo o del secondo posto nel girone non sono proprio due squadrette: Nuova Zelanda e Francia (con i primi non abbiamo mai vinto – del resto, sono gli All Blacks! – con i cugini d’oltralpe l’abbiamo fatto più volte, ma molte di più sono state le sconfitte. Insieme all’Irlanda n.1 della classifica mondiale, All Blacks e Francia sono infatti le favorite, oltre al Sudafrica, per il titolo mondiale. Gli azzurri arrivano ai Mondiali dopo quattro test-match che portano due sconfitte in trasferta con Scozia e Irlanda e due vittorie in casa, davanti a Romania e Giappone.
LA WEB ELLIS CUP 2023
Il 9 settembre a Saint Etienne l’Italia esordisce alla Coppa del Mondo con un avversario molto fisico, ma tecnicamente povero, la Namibia, dove c’è anche un po’ di azzurro (l’allenatore Allison Coetzee è stato anche il tecnico di Rovigo nella stagione 2021-22). I ragazzi di Crowley prendono il largo già nei primi 20 minuti, ma commettono tanti (troppi) errori che non paghiamo perché davanti a noi c’è la Namibia. Nonostante la larga vittoria (52-8), gli azzurri non brillano: senza scomodare i giganti dell’emisfero sud, con una Scozia o un Galles una prestazione così ce l’avrebbero fatta pagare con la sconfitta.
Il primo vero scoglio, il 20 settembre a Nizza, è con il sorprendente Uruguay, squadra tecnicamente non eccelsa, ma difficile da affrontare: scorbutica, chiusa, ma senza rinunciare a ripartire quando possibile. Se n’è accorta anche la Francia padrona di casa, che non va oltre il 27-12 finale. È l’unica partita (Namibia a parte) della Coppa del Mondo che l’Italia deve assolutamente vincere, una prova del nove da non tradire, anche perché i sudamericani saranno ostici fin che si vuole, ma di certo meno difficili da superare di una squadra del Sei Nazioni. Gli azzurri, non senza fatica, compiono la missione e portano a casa un apprezzabile 38-17.
Le vere delusioni arrivano con All Blacks e Francia: c’è da sorprendersi? Effettivamente sì, non tanto per le sconfitte, ma per il modo con cui sono si sono giocate. La prima vittoria della storia dell’Italia contro i Tutti Neri, oppure l’eliminazione dei padroni di casa francesi che arrivano al loro Mondiale al massimo della forma? Per entrambe le situazioni, si va oltre la pura utopia. Non preoccupatevi ragazzi, le due sconfitte ci stanno tutte, solo che potevate incassare qualche punticino di meno dei 96-17 dagli All Blacks e, soprattutto, dei 60-7 dai francesi. Due stese terribili, che spostano sul rosso il bilancio azzurro della Coppa del Mondo 2023, ma non l’intero biennio del nostro tecnico. Colpevole forse solo di una comunicazione pre-partite un po’ spocchiosa, che ha finito per caricare più i nostri avversari che noi…
L’EREDITÀ DI CROWLEY
L’allenatore neozelandese nel 2023 ha deluso le aspettative proprio perché il 2022 si era chiuso con una sconfitta inaccettabile con la Georgia in trasferta a Batumi (28-19), ma anche con due entusiasmanti e rocambolesche imprese, con l’Australia a Firenze, dove superiamo i Wallabies per la prima volta della nostra storia (28-27), e in trasferta a Cardiff, dove dopo sette anni torniamo alla vittoria nel Sei Nazioni, espugnando il Millennium Stadium dopo l’80° minuto, con una meta di Tommaso Padovani e la trasformazione decisiva di un incredulo e commosso Paolo Garbisi (22-21 il risultato finale). A quel punto, nel 2023 all’Italia si chiede di confermare i buoni risultati dell’anno prima. Così non avviene, ma col senno di poi, la dimostrazione del salto di livello era solo rimandata.
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Benedetta Borsani e Ruggero Canevazzi
*Foto ripresa da rugbymeet.com