Nasce a Costermano Veronese Adolfo Consolini, il gigante buono dell’atletica italiana, discobolo di valore indiscusso, campione Olimpico ai Giochi di Londra del 1948. Èl’ultimogenito di 5 figli di una famiglia di agricoltori che vive sulla sponda orientale del Lago di Garda. È talmente forte e robusto che a detta del padre è capace di lavorare per tre.
Allo sport si avvicina nel 1937: sul sagrato della chiesa del paese si tiene una gara di propaganda del lancio della pietra (7 kg) e il buon Dolfo mette in mostra tutte le sue qualità. Lo nota il maresciallo Bovi che lo avvia all’atletica. Adolfo comincia con il lancio del peso ma ben presto passa al lancio del disco per via di una frattura al polso rimediata cadendo da cavallo.
Tutti lo chiamano il Gigante buono perché è sempre cortese, gentile, modesto, umile, anche se le sue misure non sono per niente esagerate (103 kg in 183 cm con un torace di 116). Eppure ha una forza straordinaria, un centro di gravità basso per via di gambe relativamente corte e di braccia invece molto lunghe.
La Seconda Guerra Mondiale rallenta la carriera di Consolini che tuttavia il 26 agosto 1941, al campo Giurati di Milano, stabilisce il nuovo primato del mondo con 53,34 metri. Migliorerà il record altre due volte a distanza di anni: il 14 aprile 1946, ancora al Giurati, lancia 54,23, mentre il 10 ottobre 1948 all’Arena di Milano porta il proprio record a 55,33.
In quel magico 1948 vince anche l’oro Olimpico a Londra. Parteciperà all’Olimpiade altre 3 volte: è argento quattro anni dopo a Helsinki 1952, poi sesto a Melbourne 1956 e infine 17° a Roma 1960.
Nel suo palmares ci sono anche 3 titoli europei consecutivi e per 6 volte è il discobolo a stabilire la miglior prestazione stagionale. Gareggia fin da vecchio. L’ultima gara ufficiale a 52 anni nel 1969; cinque mesi dopo muore a Milano per una grave forma di epatite virale.