La prima settimana del Roland Garros non è stata memorabile, sia come tennis che come emozioni e sorprese. Ma, via Twitter, è trapelato un “cinguettio” che ha colpito anche i cuori più aridi e distratti, se non gli ha acceso almeno un sorriso. “Firmerò presto il primo contratto di sponsorizzazione tecnica. Non è una gran notizia durante #RG17 ma per una rifugiata politica come me è un grande affare. Sono felice!”.
Oleksandra “Sashka” Oliynikova forse non riuscirà davvero a coronare il sogno di diventare una tennista professionista e men che meno rispetterà la promessa che fece al primo maestro, July Daviduyk: “Diventerò numero 1 del mondo e vincerò Wimbledon”. La sua travagliata Ucraina pullula di sogni così, così come il mondo intero. Però davvero pochi sanno sfruttare il web come la ragazza dalla faccia pulita, nata a Kiev il 3 gennaio 2001, che si è fatta un nome da prima tennista con lo status di rifugiato politico.
La sua storia vuole che, per curarsi un difetto al muscolo del collo, s’è cimentata nella ginnastica ma già a cinque anni ha scoperto che inseguire una palla gialla era molto meno noioso e a dieci è fuggita dal paese insieme ai genitori perché papà Denis, con la sua piattaforma digitale di gadget, s’era messo nei guai creando T-shirt con scritte satiriche contro il presidente Victor Yanukovich.
A Porec, in Istria, hanno concesso ai membri della famiglia soltanto il passaporto di rifugiati, ma la Federtennis mondiale (Itf) ha dato il nulla osta perché la ragazza giocasse per la Croazia. Non la cittadinanza, perché Sashka è simpatica ed intraprendente, ma non è una fuoriclasse, così come i genitori non hanno mezzi di sostentamento sicuri e perciò si sono inventati un’attività culinaria, come un ristorante di sushi. Come finanziare il tennis di un’unger 18 ragazza? A questo ci pensano le generose donazioni, da un euro in sù, via web. Perché la ragazza è diventata una blogger che racconta le sue difficili avventure tennistiche fra tornei giovanili e Futures da 15mila dollari di premi, scalando comunque la classifica dal numero 900 Itf che aveva all’alba dell’anno scorso al 425 di oggi.
Attraverso la pagina web, siamo entrati nel suo mondo, abbiamo sorriso del motto: “Se sono felice, gioco a tennis, se sono triste, gioco a tennis. se sono in salute vado a giocare a tennis. Se sono malata.. Ok, guardo e twitto tennis”. Dribblando a fatica una marea di pubblicità, abbiamo letto la sua esperienza in tutte le lingue possibili, ci siamo appassionati alla sfida per la sopravvivenza del sogno-tennis. Perché lei chiede soldi, sì, per il nuovo allenatore e i viaggi nei tornei, ma anche nuovi followers per il blog (Sashka is back”). Il messaggio è chiaro: “Poiché lei non ha ancora 18 anni, mamma Svitlana raccoglierà le donazioni, garantendo che il 100% dei fondi saranno utilizzati per coprire le spese tennistiche”. Intanto, papà ha rilanciato l’attività che aveva in Ucraina lanciando il brand Sashka, “regali e souvenir”, come T-shirt, tazze, eccetera. Il fine giustifica i mezzi. O no?
Vincenzo Martucci (foto tratta da Spaziotennis.it)