Il 3 giugno del 1986 nasceva Rafa Nadal. Il campione del tennis in genere spegne le candeline durante il Roland Garros, il torneo al quale ha legato il suo nome firmandolo ben 12 volte, cui ha aggiunto altri 7 titoli dello Slam, arrivando a quota 19, una appena meno del rivale storico, Roger Federer. Questa volta, per colpa del Corona Virus, ha festeggiato il compleanno nella sua Maiorca. E ha deciso di rilasciare una intervista su Zoom.
Lo spagnolo, durante l’intervista riporta il suo disaccordo sui tempi di ripresa del tennis, sui quali si avranno maggiori informazioni tra undici giorni, quando sarà resa pubblica la decisione della USTA a proposito della disputa della terza tappa del Grande Slam della stagione, gli US Open, tradizionalmente in calendario nell’ultima settimana di agosto e la prima di settembre sul cemento di New York.
Quanto sei stato informato che il Roland Garros si spostava dalla Federtennis francese e quanto credi che si giocherà?
“Non ho parlato molto con loro, ho ricevuto un loro comunicato 10 minuti prima che annunciassero la loro decisione (di spostare il torneo a settembre). Dopo ho cercato di parlare con ATP e giocatori, così da lavorare insieme perché la situazione era complessa ed è difficile ancora oggi. Ciascuno vuole che si giochi il proprio torneo e la situazione è quella che è. Ammiro la Federtennis francese: sono positivi e vogliono andare avanti e fare il torneo. Ma bisogna vedere come la situazione migliorerà e se sarà sicuro per tutti poter viaggiare e giocare. Il tennis è uno sport internazionale”.
Gli US Open dovrebbe essere giocato prima del Roland Garros. Saresti contento di giocare a New York senza spettatori, con soltanto i tennisti di alcuni paesi e un solo membro del proprio team per ogni giocatore?
“Non è la situazione giusta, non è ideale. Se mi chiedete di partire oggi e giocare a New York, vi dico di no. Ma tra un paio di mesi chissà, non so come migliorerà la situazione. Chi organizza l’evento, cioè la USTA, vuole che si giochi in sicurezza, esattamente come la Federazione francese. Vogliono che si giochi il torneo se tutti sono al sicuro. Ho fiducia che prenderanno la decisione giusta nel momento giusto. Se il torneo sarà organizzato vorrà dire che è sicuro farlo, altrimenti non avrebbe senso. Occorre mandare un messaggio chiaro alla società ed essere un esempio positivo per come si affrontano certe situazioni. Organizzare uno Slam non è come organizzare un evento per cinque o dieci persone! Sarebbe troppo facile. In uno Slam saremmo più di 700 solo fra giocatori e lavoratori, anche se ci fosse un solo coach. E poi ci sono singolari, doppi, uomini, donne, qualificazioni…”.
Quando eri giovane dicevi di avere bisogno di allenarti e giocare molto per essere al meglio. È cambiato qualcosa?
“Negli ultimi anni ho imparato a giocare un buon tennis senza avere necessità di giocare troppi match. Ho imparato che posso giocare ad alto livello anche se mi fermo per un po’. Negli ultimi anni ho giocato pochi tornei rispetto agli anni precedenti…si tratta di fare la giusta preparazione”
Sei preoccupato per quando tornerai a competere?
“Sono preoccupato naturalmente, il mondo si è fermato, ma ho fiducia che se avrò abbastanza tempo per organizzarmi sarò ancora una volta competitivo”.
Alcuni giocatori si sono allenati molto, altri no. E tu?
“Non mi sono allenato troppo, ho ricominciato due settimane fa. Non ho potuto tenere una racchetta in mano prima perché a casa mia, nel mio appartamento, non ho un campo da tennis. Cerco di evitare infortuni, va fatto passo dopo passo. Gioco qualche giorno a settimana, non tutti i giorni e non tre ore al giorno. Qualche giorno un’ora e mezzo o due…”.
Se tu dovessi scegliere un solo Slam fra Parigi e New York, quale giocheresti?
“Non lo so, non conosco la situazione, non riesco ad immaginare una situazione così, non immagino che ci possano essere due tornei nella stessa settimana, né uno Slam che segua l’altro dopo due giorni. Non faccio predizioni, cerco di seguire le informazioni, non devo decidere oggi… se e quando arriverà il momento di decidere, lo farò insieme al mio team quando le cose saranno più chiare”.
Avevi detto che secondo te non ci sarebbe stato più tennis nel 2020. Hai cambiato idea? Pensi che se una nazione non potrà essere presente a un torneo, non si dovrebbe ricominciare affatto?
“Non so prevedere il futuro. Quando dissi quelle cose la situazione era terribile. Molti soffrivano, c’erano molte vittime ogni giorno. Non pensavo al tennis in quei momenti ma alla salute di tutti. È difficile per me pensare che si possano organizzare tornei sicuri per la salute di tutti e anche “giusti” per tutti. Quando dico giusti, intendo che ogni giocatore di ogni parte del mondo deve avere la possibilità di poter viaggiare e giocare. La chiave sarebbe trovare una cura, ma non arriverà abbastanza a breve da essere sicuri che si possa giocare senza il rischio di contrarre il virus. Finché non saremo sicuri al 100% secondo me dobbiamo aspettare un po’ di più. Il nostro sport non è come il football o altri sport che si possono giocare in un solo Paese, nel tennis si mischiano persone che provengono da tutto il mondo, le complicazioni sono tante. Sono preoccupato per questo ma allo stesso tempo sono positivo per il futuro. Oggi quel che mi preoccupa è il ritorno alla vita normale per tutti nel mondo”.
Credi che ATP e Wta si fonderanno?
“Non lo so, è un’idea di Roger…ma metterla in pratica non è semplice. Idealmente per certi tornei potrebbe essere una buona idea… “.
Al di là dei problemi con il Covid-19, oggi negli USA ci sono anche problemi connessi al razzismo e alla morte di George Floyd…
“La situazione è bruttissima. Quando vedo quel che sta succedendo trovo che sia terribile. Ci sono situazioni che mai vorrei che accadessero, ma purtroppo accadono. Spero che il Paese possa controllare quel che sta succedendo in molte città e ricostruire una vista normale di reciproco rispetto. Non c’è niente più importante che vivere in salute e in pace. Tutti quelli che sognano un mondo migliore lo vorrebbero. Pace, salute, nessun razzismo, niente povertà, ma succedono altre cose di frequente. Vedo le proteste per le strade…e non mi sembra la maniera giusta. Non è un buon esempio. Credo molto nella gente e penso che si risolverà il problema prima o poi. E’ chiaro che tutti dovrebbero avere gli stessi diritti, le stesse opportunità. La violenza e la pandemia nelle quali siamo immersi creano un’atmosfera molto complicata. La violenza può creare solo disastri. Oggi questi problemi ci aiutano a diventare più sensibili, ci accorgiamo di quanto siamo fortunati e che non vale la pena dannarsi per stupidi problemi…”.
Questo stop danneggerà più voi tennisti anziani o gli altri?
“Non lo so, ma penso che sia peggio per noi che siamo più avanti con l’età. I lunghi stop per giocatori più anziani sono più duri per il recupero. Però noi possiamo contare su una maggiore esperienza. Io per esempio ho vissuto diversi periodi con problemi fisici e ho saputo come ritornare a giocare ad alti livelli. Di sicuro so che ho voglia di tornare a giocare per un paio di anni ancora. Desidero tornare a giocare a tennis in uno stadio pieno e con l’energia che ti danno i tifosi”.
Rafa, mi chiedo, dal momento che abbiamo avuto del tempo per stare a casa e riflettere, quali cose pensi di aver imparato su te stesso durante questo periodo?
Dobbiamo ricordarci solo di quanto siamo fortunati di ciò che abbiamo: trascorrere del tempo con gli amici, in famiglia e con le persone che amiamo. È importante per me essere positivo e valorizzare ciò che abbiamo, perché ci sono molte persone che non hanno la stessa fortuna. Per un paio di mesi ci siamo trovati di fronte ad una situazione difficile, che non siamo stati mai abituati ad affrontare, quindi abbiamo sofferto e l’unico problema che vediamo è che ci dimentichiamo rapidamente dei momenti difficili”.
Confermi che il tennis non dovrebbe ripartire fintanto che tutti i Paesi non siano pronti e i suoi giocatori siano liberi di viaggiare?
“La mia sensazione è che dobbiamo essere chiari … dobbiamo essere responsabili, inviare messaggi forti e dobbiamo essere un esempio positivo per la società. Dobbiamo capire che stiamo vivendo una situazione senza precedenti. La mia sensazione è che bisognerebbe tornare a giocare quando i tennisti di tutto il mondo saranno in grado di viaggiare in circostanze sicure. A mio parere torneremo, sì, e probabilmente giocherò, ma voglio che il mio sport sia sicuro al 100% “.
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