Diogo Costa para tutti e 3 i rigori fronteggiati, in Portogallo-Slovenia. Nelle grandi manifestazioni, nella fase a eliminazione diretta, è la prima volta che succede. A livello internazionale, tuttavia, c’è un precedente che ha fatto epoca, è la storia di Helmuth Duckadam, il romeno che intercettò tutti e 4 i rigori, nella finale di coppa dei Campioni del 1985-86, in Barcellona-Steaua Bucarest.
Due mesi più tardi ebbe un grave problema a una mano e a un braccio, 5 anni fa l’ha spiegato bene in un’intervista, in Romania, smentendo che fosse stata una vendetta di Nicu, il figlio del dittatore Niculae Ceausescu, che sarebbe stato geloso della Mercedes ricevuta in regalo da re Juan Carlos, di Spagna. Si parlava di mani fratturate per ritorsione. Ducadam all’inizio confermò quasi per scherzo, mentre nel 2019 spiegò. “Nicu Ceaușescu è il figlio più giovane del dittatore rumeno e fratello di Valentin, dicevano che mi avesse sparato al braccio, ma semplicemente non è vero. Ho negato per quasi 33 anni che un membro della loro famiglia mi abbia sparato, perché li avevo messi in ombra o li avevo infastiditi. A Bucarest al tempo l’odio verso il regime era forte. Se al mattino qualcuno avesse detto qualcosa in una fabbrica, a mezzanotte tutta la città sarebbe stata in fermento.
Non so nemmeno come siano iniziate queste voci. Era un periodo in cui la vita era dura e tutta la colpa veniva attribuita alla famiglia. Non ho mai incontrato Nicu, nè ho mai scambiato una parola con lui”.
Ancora, nell’intervista a Newsweek.ro, rilanciata da Gianni Galleri, su Meridiano 13. “Valentin ha effettivamente avuto un ruolo importante nel successo della Steaua. Ci ha portato tutti in montagna per il nostro ritiro invernale, in primavera eravamo carichi come tori. Ci ha aiutato ad allenarci sotto i riflettori, cosa che di solito sarebbe stata impossibile a causa delle limitazioni sul consumo di elettricità imposte dal regime comunista. E quando la Uefa ci disse che dovevamo giocare con una divisa di riserva in finale, perché la nostra era in contrasto con quella del Barcellona, Valentin ci procurò i materiali e ne fece realizzare una nuova biancorossa, appositamente”.
La Gazeta Sporturilor raccontava la versione di Duckadam: “Ero a un falò a casa, a Semlac. Scivolai sull’erba, misi la mano a terra e in quel momento i coaguli nell’arteria si staccarono. Provai un dolore lancinante, la mano diventò bianca, il medico di Semlac capì subito che non era uno scherzo e mi mandò ad Arad e poi subito a Bucarest, su un aereo del ministero della difesa. Mi operarono d’urgenza e non sapevo nemmeno cosa mi stesse succedendo”.
Helmuth ebbe un aneurisma ascellare, a destra, nel tratto dell’arteria che parte dall’aorta, passa sotto il collo e poi scende lungo il braccio. Se non fosse arrivato in tempo, probabilmente sarebbe stata amputata la mano.
“Fa ancora male quando il tempo cambia – raccontava sempre il portiere che ha portato il calcio romeno al punto più alto della storia -. Ho subito quattro operazioni: 1986, 1998, 2008 e 2012. Ora hanno sostituito l’arteria con un tubicino. Prendo così tante medicine perché devo mantenere il sangue fluido”.
Al tempo dell’infortunio, Duckadam aveva 27 anni. Diogo Costa ne ha 23, gioca nel Porto, era già titolare al mondiale e proverà a resistere fra i pali del Portogallo sino al mondiale del 2038, per tentare di batterà il record di longevità di Buffon, nelle grandi manifestazioni. Gigi disputò da titolare Euro 2016, a 37 anni. Anche Duckadam aveva le stimmate del grande portiere, senza quel tremendo incidente chissà quanto avrebbe resistito.