“E’ un espressione molto positiva dello sport, trasmette gioia, euforia, sensazioni tutte positive e coinvolgenti. E’ un’immagine bella e non drammatica della gara, dello sforzo, della competizione”.
Quali sono state le sue caratteristiche più importanti?
“Morfologicamente ha avuto la fortuna di poter fare un passo di meno degli altri sui 100 metri e due sui 200. Per il fattore genetico deve ringraziare mamma e papà. Ma il carattere, quel modo gioioso, divertente, quell’atteggiamento meno stressato dello sport di chi ha un animo più sereno gli hanno permesso di avere anche una carriera più lunga rispetto agli altri, perché lo hanno aiutato a gestire lo stress”.
In che cosa la colpiva di più.
“Nel prima e nel dopo gara. Prima era gioviale ed esuberante, anche troppo, ma così riusciva ad allentare la tensione come nessun altro dei concorrenti, e dopo era sempre sorridente, qualsiasi fosse il verdetto della prova”.
Tecnicamente è stato un fenomeno.
“Era un longilineo con reazioni nervose da brevilineo, a dispetto della sua altezza maggiore rispetto agli altri, riusciva ad essere sempre composto e a lanciare la velocità dopo la curva, che correva sempre bene, con quella sua ampia falcata”.
In che cosa Bolt resterà unico?
“Per come ha rappresentato lo sport nella sua essenza più pura del divertimento”.
Sarà ricordato com il più forte velocista di sempre?
“Forse Carl Lewis è stato più bello come atleta, ma Bolt resterà come il più spettacolare e il più continuo al massimo livello. Con in più quel suo magnifico sorriso che conquista e coinvolge tutti”.
Vincenzo Martucci
Livio Berruti campione olimpico dei 200 metri piani ai Giochi olimpici di Roma 1960, con 20”5, eguagliò due volte il record del mondo.