Perché non è lei la numero 1, perché non vince più Slam, perché Garbine Muguruza non riesce a valorizzare il super potenziale tecnico-fisico?
Dopo aver dimostrato di potercela fare, aggiudicandosi il Roland Garros 2016 e Wimbledon 2017, e poi salendo al numero 1 del mondo, al via di ogni torneo, su qualsiasi superficie, Garbine, di mamma venezuelana e papà spagnolo, che compie 28 anni venerdì, è sistematicamente fra le favorite.
Ma è capace di tutto e del contrario nell’ambito della stessa partita, seguendo la volubile concentrazione, le emozioni che l’invadono e la influenzano come una tempesta stoppandola spesso sul più bello, anche all’ultimo ostacolo, anche quando sembra in forma e lanciatissima. Lasciando a bocca aperta anche avversarie di qualità come l’ex collega Aga Radwanska che, parlando del gioco della iberica, fatto di un servizio oltre i 180 all’ora, di potenti colpi piatti da fondo ma anche di variazioni di taglio e discese a rete, l’ha definito: “Molto esplosivo e completo: diritto, rovescio, servizio, risposta… Ed è anche velocissima nell’esecuzione”.
Il problema è chiaramente nella testa, tanto che nelle sue corse sulle montagne russe di una psiche complicata la Muguruza è riuscita persino a scendere al numero 36 della classifica finché non ha riabbracciato coach Conchita Martinez, ripresentandosi in finale in uno Slam, agli Australian Open 2020, prima della pandemia che ha fortemente influenzato tutti. Figurarsi una ragazza sensibile dagli equilibri così delicati come lei.
Infatti, adesso che le cose stanno ritornando verso la normalità, Garbine ‘la dolce’ ritrova la condizione del 2017 quando salì al comando del ranking e, proprio come allora, si aggiudica due tornei nella stessa stagione, bissando nel “500” di Chicago il trionfo nel “1000” di Dubai, raggiungendo il record di finali (4) dopo le 3 del 2015. Dopo essere tornata ad agosto fra le “top ten” dopo un’assenza di addirittura tre anni, con la rimonta su Ons Jabeur, infilando dieci games di fila alla sua maniera quand’è sotto di un set e di un break, è risalita al numero 6 e ruggisce al mondo al via di Indian Wells decapitato dalle assenze di Barty, Osaka e Sabalenka.
Che cosa motiva particolarmente Garbine in questa fase dell’anno e della carriera? “Sono entusiasta delle WTA Finals in Messico e dell’opportunità che l’America Latina ospiti un evento così grande. Spero di contribuire a sviluppare più interesse per il tennis laggiù”.
Per una ragazza di sangue venezuelano che poi ha scelto la bandiera spagnola di papà la motivazione di presentarsi in Sud America per la prova fra le migliori 8 del mondo della stagione è fortissima: “Ho sempre amato esibirmi davanti al pubblico, dopo il Covid amo ancor di più l’affetto e la passione della gente. Apprezzo davvero quando esco là fuori e ci sono persone che applaudono, si divertono e urlano, qualunque cosa stiano facendo, è una sensazione così bella poter giocare di fronte alla gente e mettere su uno spettacolo…”.
La spagnola trova comunque motivi di grande soddisfazione: “Sto giocando buone partite e sto tenendo un livello alto in più fasi della stagione, vincere un torneo è sempre così difficile e riuscirci in due finali su quattro dà un senso di fiducia e di soddisfazione per aver fatto davvero bene. Un successo è un successo, ovunque lo cogli, è la ricompensa al lavoro, il riconoscimento di essere la migliore almeno della settimana davanti a tante altre ragazze che avrebbero voluto prendere il tuo posto”.
Magari, chissà, Garbine Muguruza è matura per un’ulteriore esplosione. Magari non si farà più battere da sola dalla girandola dei suoi pensieri e delle sue paure. Forte del fluido magico che le viene della personalità di Conchita Martinez, guida tecnica e mentale, ma soprattutto sempre più amica. Appuntamento a Indian Wells.
Vincenso Martucci (tratto da supertennis.tv)