Siamo anche un popolo di navigatori, manca giusto l’ultimo step per vincere la manifestazione più ambita del mondo, la coppa America.
Stavolta, per la verità, ne sono mancati due, Luna Rossa esce in semifinale, battuta alla penultima regata dagli inglesi.
C’eravamo abituati bene, con varie finali, stavolta ogni giornata è stata di equilibrio, sino a mercoledì, con la doppia sconfitta degli azzurri.
Noi sapete che guardiamo Skysport24 pomeriggio, sera e notte, salvo quando siamo in auto e talvolta anche lì, abbiamo visto in diretta i collegamenti con l’integralità delle regate, lo strepitare di Guido Meda, la voce della motogp, con quell’enfasi eccessiva, “Luna Rossa c’è”, i tormentoni che fanno audience ma a noi quello strepitare non entusiasma. Entusiasma, invece, la vela, per la velocità, gli inseguimenti, le manovre, le tattiche, le strambate, peccato che noi non sappiamo bene che cosa siano. Ricordiamo, nei quarti, l’Italia sempre in testa ma un giorno che doveva chiudere imbarca acqua e quasi si ferma, capita.
Luna Rossa è un orgoglio italiano, è la sfida italiana alla coppa America, recita lo spot dal 1983, da quando in acqua c’è anche il nostro Paese, è un bel diversivo rispetto al calcio e agli sport olimpici, fa presa in quei giorni, in questi giorni e poi basta.
Ringraziamo Patrizio Bertelli per lo sforzo economico, è che l’Italia insegua la Nuova Zelanda, che se la giochi alla pari contro l’Inghilterra, a noi piacerebbe proprio la definizione nazionale, non Luna Rossa ma semplicemente Italia, Gran Bretagna e non Ineos, sponsor o meno sarebbe più facile da identificare.
E’ un bello spettacolo di colori, di arte della regata, meno lungo rispetto a 30 anni fa, avvincente e un po’ epico, il mare, gli equipaggi, il ponte, il timone, la vela, appunto. Sarebbe bello se lo stesso spazio su Sky arena fosse riservato ai campionati mondiali di vela, perchè l’italiano medio come mia moglie, Silvia Gilioli, giornalista ma prima di tutto impiegata, acquisisse familiarità con i 49 e con i 4,70, ammesso che esistano ancora.
Regatare è bello ma impegnativo sul piano economico e logisticom è difficile pensare a italiani che si dilettano in barca, in gara, nei fine settimana, tennis e padel sono più comodi, calcio e calcetto, basket e volley.
Qui non ci avventuriamo in processi, a Max Sirena e compagni, neanche citiamo tutto l’equipaggio, anzi sarebbe bello leggere sempre il tabellino di una regata, uomini e mezzi, tempo e percorso, per inquadrare la sfida, non mi pare venga fatto.
Certo resta la delusione, la semifinale non è l’obiettivo massimo, inseguiamo sempre la nostra prima coppa America. Louis Vitton cup è il trofeo degli sfidanti, una ulteriore complicazione, per chi ha un’ascolto meno approfondito.
Effettuiamo, allora, una piccola ricostruzione. Sono appena 6 gli equipaggi partecipanti, team New Zealand è automatico finalista, Ineos Britannia supera l’Italia per 4-3, anzi 7-4, vediamo in tabella da wikipedia, mentre nei quarti gli azzurri avevano battuto American Magic per 5-3. Ineos team Uk abbatteva Alinghi, Svizzera, per 5-2, nell’altro quarto di finale.
La formula è unica, la barca campione in carica di fatto salta tutte le qualificazioni, mentre Orient Express Racing team esce al primo turno, esce nella fase a gironi, rappresenta la Francia.
Dunque è come il torneo delle 6 nazioni di rugby, Francia, Italia e Inghilterra sono in comune con la palla ovale, Svizzera e Stati Uniti sono la continuità, la Nuova Zelanda è imperante anche più che nella palla ovale. Anni fa ricordiamo protagonista l’Australia.
Cerchiamo, su internet, tutto il percorso delle barche azzurre nella storia, non esce, bene, da Azzurra in poi, la realtà è che l’Italia mai ha vinto la coppa e neanche, praticamente, ha mai avvicinato il successo. Ora l’abbiamo trovato, dunque, le finali sono 3: 1992, Stati Uniti-Mora di Venezia 4-1, 2000, Nuova Zelanda-Luna Rossa 5-0 e 2021, Nuova Zelanda Luna Rossa Prada 7-3. Mai una finale in Italia, è la vera mancanza, per un Paese che organizza tanto, ovviamente non tutto.
La vela è emblema di ricchezza, essere a bordo, come faceva Raul Gardini, prima di levarsi la vita, è da draghi, si diceva una volta, da fighetti, perdonateci la caduta di stile, è lo slang tipico dei giovani che abbiamo frequentato per mesi, adesso non più.
Su Sportweek, il settimanale de La Gazzetta dello sport, Paolo Ianieri ha raccontato la sua giornata nella motogp, direi, comunque con un team di motori, ha proprio partecipato alle riunioni, anche, sapete che noi raccontiamo i luoghi dello sport, vuoti o pieni, con o senza permesso, stadi e palasport, spogliatoi – vuoti e senza grafiche distintive -, in particolare per basket e volley, ci piacerebbe passare qualche ora a bordo di una vela, quanti bei racconti uscirebbero, fra il molo e la regata. La vela è mito, è bello che l’Italia sia fra quelle 6 nazioni elette. Sarebbe bello, per la verità, se la sfida fosse con una rappresentante di ogni continente, Europa e America, Asia e Africa, magari sud America, più che Oceania. Ci piacerebbe una rotazione fra Paesi, l’est europeo e il sud America, l’Africa e l’Asia non hanno alcuna tradizione.
Ci piacerebbe assistere a un reality sulla vela, sapete che per mesi l’abbiamo fatto da casa nostra, da vannizagnoli.it, ora al massimo continuiamo fra automobile ed eventi. Sarebbe bello sapere quanto guadagnano a bordo, quanto costa il carburante, in quanti lavorano a un team, a una barca, al ruolo dei meccanici, all’approvvigionamento dei materiali, le nostre telecamere nei cantieri navali, chissà se a Ravenna, Genova o a Monfalcone. Sogni, via, ma chissà.