L’ARRIVO DEL PUMA QUESADA
Gonzalo Quesada è ambizioso senza essere troppo presuntuoso. Scriviamo troppo, perché, parliamoci chiaro, ci vuole una certa considerazione di sé per imbarcarsi nell’avventura italica: tante sconfitte e quasi mai una gioia. Di sicuro dimostra un fiuto da segugio, per aver capito quanto di buono era stato seminato prima di lui e quanto potenzialmente può raccogliere ora. Il tecnico argentino esordisce alla prima giornata del Sei Nazioni 2024, il 3 febbraio, con l’Inghilterra, con un figurone: perdiamo 27-24 ma che bella Italia! Manca sempre meno alla vittoria, dovremo avere pazienza perché con l’Irlanda sarà durissima, ma le cose sembrano davvero cambiate … Solo che con la Nazionale del Trifoglio il passo indietro è evidente: azzurri dominati in lungo e in largo, il 36-0 finale non è esagerato, ma fedele a quanto messo in campo. Una scoppola tremenda, che ci fa sospirare ancora: quel dannato quid è ancora lontano.
In terra di Francia arriva un pareggio (13-13) che sa di beffa. Il calcio di punizione finale di Paolo Garbisi sbatte sul palo, ma la vittoria è solo rimandata. Alla quarta giornata infatti gli azzurri espugnano, come due anni prima, il Millenium Stadium di Cardiff, superando il Galles (24-21). E qui ritorna l’ennesima prova del nove con la Scozia. L’Italia finalmente risponde presente: vittoria e 20 minuti di orgasmo collettivo che non dimenticheremo mai. Quella sicurezza, quella fiducia incrollabile che ci porta a dire, finalmente ad alta voce: “Ok, attacco non andato a segno, ma tra due minuti siamo ancora lí!” E due minuti dopo, puntuali come gli svizzeri, eravamo davvero di nuovo lì, nei 22 avversari. A fare punti, a vincere ancora, finalmente superiori agli avversari. “Ma cosa sta succedendo???” si chiedeva alla radio prima, durante e dopo il giornalista della RAI quando Gimbo Tamberi conquistò l’oro a Tokyo nel 2021. Esatto, che cosa stava succedendo quel magico pomeriggio romano? Sensazioni mai provate dall’Italrugby, se non nella prodigiosa vittoria a Roma con la Francia nel lontano 2011, con l’allora coach Nick Mallet commosso mentre ringraziava il fedele pubblico azzurro. Sempre per restare sulla nostra grande Atletica, Franco Bragagna avrebbe commentato come ha fatto in occasione della Staffetta maschile 4×100 che stava per aggiudicarsi l’oro olimpico a Tokio nel 2021: “Sta per succedere qualcosa di incredibile!”. Fantastico, bellissimo, ma ora siamo là dove il pan si coce, alla prima resa dei conti dove vincere almeno contro la Georgia diventa essenziale.
IL PRESENTE AZZURRO
La Federazione Italiana di Rugby ora si trova a un bivio. Dopo l’impresa del Sei Nazioni che ha portato il movimento a scalare le classifiche mondiali (come dimosatra il cristallizzato nell’8°posto del ranking mondiale sia maschile che femminile, oltre alle convocazioni internazionali di arbitri italiani – su tutti Andrea Piardi), la sfida che abbiamo davanti è consolidare questo risultato. Per riuscirci servono tanto il consenso internazionale quanto lo sviluppo del movimento nazionale, ossia altezza e base, non in alternativa, ma in sostegno l’una dell’altra. Una sfida che coinvolge certamente atlete ed atleti che in campo devono vincere, arbitri che devono dirigere con fermezza, coerenza e competenza, ma soprattutto la nuova dirigenza federale, guidata ora da Andrea Duodo, in carica da settembre, che appoggia la candidatura del Professor Andrea Rinaldo a Chairman di World Rugby. La Federazione internazionale rinnoverà infatti le cariche in occasione dell’Interim Meeting del prossimo 14 novembre. Ora parola al campo e ai giocatori, al via delle Autumn Nations Series. Si comincerà sabato 9 novembre con l’Argentina, quindi la Georgia domenica 17 e infine gli All Blacks sabato 23. Tre grandi match che verranno “ospitati” dagli stadi del calcio (e quella degli impianti è un’altra questione bollente sul piatto), il Bluenergy Stadium di Udine, il Luigi Ferraris di Genova e l’Allianz Stadium di Torino, con un’ampia copertura televisiva: su Sky Sport e in chiaro sul TV8, oltre alla diretta in streaming su NOW.
A Milano, durante la conferenza stampa di presentazione, il nuovo presidente FIR Andrea Duodo, dopo aver detto di lasciare a chi spetta, allenatore e staff, il commento tecnico delle partite, ha voluto sottolineare l’importanza di giocare eventi internazionali, “che rappresentano una fonte di ricavo essenziale per la Federazione Italiana Rugby e proprio sul fronte dei ricavi sarà indispensabile continuare a premere l’acceleratore negli anni a venire, per favorire l’applicazione di un nuovo modello economico che garantisca la piena sostenibilità e un percorso virtuoso di sviluppo dell’intero sistema-rugby in Italia”.
L’OBBLIGO DELLA VITTORIA
Sviluppo che passa appunto anche da questi incontri che, piaccia o non piaccia, bisogna vincere perché le vittorie portano consenso, sponsor e nuovi appassionati, nonché il rispetto, che oggi manca (come ha detto lo stesso Quesada sempre in conferenza stampa), del rugby che conta. Il ct dell’Italia ha rimarcato le intenzioni azzurre: “Oggi sono tranquillissimo e motivato perché sarò anche argentino, ma da un anno sono l’allenatore dell’Italia e il mio impegno sarà totale per la maglia azzurra. Daremo tutto e faremo bene. I Pumas arrivano forti di tre vittorie con All Blacks, Sudafrica e Australia. Non lo dico per creare un alibi, ma come presa di coscienza sull’avversario che ci aspetta. La mia fiducia verso i giocatori e lo staff è totale: spero porteranno emozione e senso di identificazione ai tifosi. Parleranno in campo. Di più, aggiungo che anche per noi allenatori è una sfida preparare in così poco tempo una partita con un simile avversario (l’Argentina, ndr). Con la Georgia sarà un match speciale, il più importante perché verranno per dimostrare che sono loro a meritare il posto nel Sei Nazioni. Noi dovremo riscattare la sconfitta subita a Batumi nel 2022 e lanciare chiaro il messaggio su chi siamo, ai nostri tifosi e alla comunità rugbistica internazionale”. Non lo dice, ma è tutto quello che pensa il nostro mondo ovale: con la Georgia abbiamo quasi tutto da perdere, serve la vittoria. “Sugli All Blacks, che si presentano da soli, l’ultimo ricordo è la netta sconfitta subita ai Mondiali dove a Lione abbiamo preso 90 punti di differenza: in campo giocherà quasi lo stesso gruppo allenato dallo stesso staff, sarà quindi una opportunità per dimostrare qual è il nostro vero volto”.
La pressione, inutile girarci intorno, è altissima e la squadra dovrà dimostrare di saper gestire le aspettative e confermare il proprio valore, come non è riuscita a fare nel 2023. Bene ha fatto Duodo a tentare di abbassarla: “L’importante è la performance, poi il risultato verrà da sé. Abbiamo un’ottima squadra e ci aspettiamo un risultato”. Senza dimenticare che la sfida non si limita solo all’aspetto agonistico. La Federazione dovrà lavorare su più fronti per sostenere la crescita del movimento. Investimenti nelle strutture, sviluppo del settore giovanile, promozione del rugby nelle scuole: questi sono solo alcuni degli aspetti su cui il nuovo Consiglio Federale dovrà concentrarsi per creare un ambiente favorevole alla crescita dei giocatori, offrendo le migliori condizioni per allenarsi e competere ai massimi livelli. Solo così l’Italia potrà continuare a sorprendere e conquistare un posto sempre più importante nel rugby mondiale. Un passo alla volta, ora l’Argentina e poi la Georgia, per confermare che la grande bellezza del presente è davvero autentica.
2, fine (la prima parte è stata pubblicata ieri)
Benedetta Borsani e Ruggero Canevazzi
(Foto in alto di Italia-All Blacks a Lione di Benedetta Borsani)