La Nazionale italiana di calcio indossa per la prima volta una divisa color azzurro nella sfida con i maestri dell’Ungheria.
In un dispaccio del 31 dicembre 1910, apparso sul Corriere della Sera, si informava laconicamente che: «la squadra nazionale avrà finalmente una propria divisa: una maglia di colore bleu marinaro, con sul petto uno scudo racchiudente i colori italiani».
L’impatto cromatico richiamava l’omaggio alla casa regnante dei Savoia contenuto nel pavimento della Galleria Vittorio Emanuele a Milano: maglia di colore azzurro, un grande scudo rosso con croce bianca sul petto. L’azzurro dei Savoia, dunque, a richiamare anche il colore terso del cielo di quello che la tradizione indica come “il Paese del sole”.
Il sole mancava però, in occasione del debutto della nuova divisa. La gara amichevole contro l’Ungheria, giocata sotto una lieve nebbia, finisce con il successo dei magiari che si impongono all’Arena Civica di Milano 1-0. Il primo undici azzurro era formato da Mario De Simoni, Angelo Binaschi, Renzo De Vecchi, Guido Ara, Giuseppe Milano (capitano), Pietro Leone, Enrico Debernardi, Aldo Cevenini, Felice Berardo, Carlo Rampini e Carlo Corna.
Da ora in poi l’azzurro sarà adottato come colore di rappresentanza delle nazionali italiane di ogni sport, con l’eccezione di una casacca completamente nera voluta dal duce.
Nelle prime due uscite contro la Francia il 15 maggio 1910 (6-2 per noi) e contro l’Ungheria il 26 maggio 1910 (6-1 per i magiari), i nostri giocatori avevano indossato una camicia bianca con un nastrino tricolore, bianco, rosso e verde, sul petto: poi calzoncini neri o bianchi, e calzettoni a piacere, cioè quelli del club di appartenenza.
Nel secondo dopoguerra vengono eliminati la croce sabauda e il fascio littorio, sostituiti a partire dal 1947 da uno scudetto tricolore. La maglia di riserva invece è sempre stata bianca con i pantaloncini azzurri o bianchi.