Sofia Goggia è solo l’ultima vittima di una stagione maledetta per lo sci alpino internazionale. Una banale caduta in allenamento è costata all’azzurra la frattura di tibia e malleolo della gamba destra, ennesimo colpo per una carriera fatta di grandi picchi e terribili cadute. Il “mezzo gaudio” della 31enne di Astino sta proprio nel vedere numerosi colleghi vivere lo stesso “mal comune” in un’annata che per lo sci aveva il valore del “due di denari a briscola”, senza Mondiali o Olimpiadi da affrontare, solo una lunga Coppa del Mondo da inseguire.
Una stagione dove pensare di alzare magari il piede qualche volta in più, per preservarsi in vista del biennio successivo che vedrà prima le competizioni iridate a Saalbach, poi i Giochi in casa nostra a Milano e Cortina d’Ampezzo. Oppure un’occasione per sperimentare e tentare un eventuale “tutto per tutto” per provare l’assalto alla classifica generale come nel caso dell’austriaco Marco Schwarz, vero mattatore del Circo Bianco sino a dicembre quando una terribile caduta a Bormio lo ha messo fuori gioco quando era saldamente al comando della graduatoria maschile.
In grado di completare l’evoluzione da slalom-gigantista a polivalente, il 28enne carinziano è scivolato sulla Stelvio nel tratto del Pian dell’Orso subendo la rottura del legamento crociato e del menisco mediale oltre a un danno alla cartilagine del ginocchio destro che hanno attirato una scia di critiche fra chi avrebbe preferito vederlo ancora una volta soltanto fra le porte larghe oppure fra i pali stretti.
Un discorso simile si potrebbe applicare per l’accoppiata Mikaela Shiffrin-Aleksander Aamodt Kilde, coppia nella vita privata, ma accomunati in questo caso nella vita di tutti i giorni. La fuoriclasse americana, in grado di metter in cassaforte la sesta Coppa del Mondo già a metà stagione, ha commesso un “peccato di gola” che l’ha spinta a scendere in pista a Cortina d’Ampezzo nonostante non avesse la preparazione adatta per affrontare una gara di discesa libera. L’azzardo le è costato caro con un’uscita dal cancelletto tutt’altro che convinta, un errore alla curva Delta e un terribile tuffo nelle reti che le è costato uno stiramento del collaterale del ginocchio sinistro.
A prendersi gioco del destino ci aveva pensato qualche settimana prima il compagno Aleksander Aamodt Kilde che a Wengen ha voluto scendere in pista comunque nonostante fosse reduce da una brutta influenza. Troppo forte l’attrazione della Lauberhorn per pensare di esser assente, motivo per cui il norvegese ha forzato i tempi e ha deciso di prendere parte a una striscia di appuntamenti che avrebbe messo in crisi chiunque. L’esito è stato terribile: caduta nel corso dell’ultima discesa in vista del traguardo con tanto di infortunio alla spalla caratterizzato da lesioni e dal coinvolgimento dei legamenti, ma soprattutto un profondo taglio al polpaccio che ha portato a un interessamento dei nervi della gamba e al rischio di non potersi più rimettere sugli sci.
Sempre a Wengen va segnalata anche la terribile caduta di Alexis Pinturault, tornato a sciare dopo il breve stop per la nascita della figlia Olimpia, ma soprattutto costretto a metter un punto alla sua stagione a causa della rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Una torsione innaturale dell’articolazione e corsa immediata in ospedale con l’elisoccorso come abbiamo visto troppe volte durante questo inverno. Anche in questo caso forse dietro all’incidente ci sta un po’ di imprudenza da parte dell’atleta, deciso a tornare subito in pista nonostante non si fosse allenato nei giorni precedenti per via del lieto evento. Tuttavia bisogna mettersi nei panni di questi sportivi: come ci si può fermare quando gli avversari continuano a vincere?
Tornando a Cortina d’Ampezzo, la caduta di Mikaela Shiffrin ha condizionato non solo l’esito della gara, ma anche l’atteggiamento di numerose atlete che hanno sbagliato nello stesso punto finendo anzitempo la propria stagione. Da Corinne Suter che, per evitare di finire nelle reti, ha frenato bruscamente subendo però la rottura del legamento crociato anteriore e lesione del menisco interno del ginocchio sinistro; a Michelle Gisin che l’impatto con la neve l’ha vissuto in prima persona riportando una contusione alla tibia senza dimenticare Isabelle Wright che se l’è cavata solo con un viaggio in ospedale senza conseguenze e un grande spavento.
Nella categoria sfortuna in cui si inserisce a pieno titolo Sofia Goggia, costretta a dir addio alla corsa alla quinta coppa di discesa libera a causa di un’inforcata sulla pista Casola Nera di Ponte di Legno, il caso più emblematico riguarda Petra Vhlova. La campionessa slovacca ha preparato in maniera certosina l’appuntamento casalingo di Jasna dove migliaia di tifosi si sono assiepati nel parterre per seguire la loro paladina con tanto di berretto arancione in testa quasi a emulare l’atleta per cui fanno il tifo. Ciò non è bastato per evitare l’appuntamento con la “dea bendata” che si è voltata dalla parte opposta causando una torsione innaturale del ginocchio destro. Inutile raccontarvi com’è finita: trasporto in toboga sino al traguardo, corsa in ospedale e diagnosi scontata: rottura del crociato anteriore e del collaterale mediale.
Di fronte a questo bollettino di guerra occorre porsi una domanda: chi sarà il prossimo in questa stagione maledetta? Nessuno lo può sapere, occorre fare soltanto gli scongiuri e sperare che tutto vada sempre liscio pensando a un futuro dove il numero di gare sia più ridotto e consentendo agli atleti di poter recuperare e fare scelte meno avventate nel corso della stagione. Per chi invece è caduto nella trappola del destino non resta altro che leccarsi le ferite e rialzarsi, consapevoli che a ottobre 2024 si ripartirà tutti da zero.