I social network sono una gran cosa: utilizzati nel modo giusto sono un arricchimento, un compagno, una finestra sul mondo. Quante volte durante la giornata lo ripetiamo ai nostri figli mentre cerchiamo di strappargli il cellulare delle mani per zittire terrificanti blogger e azzerare micidiali giochini elettronici da intrecciare gli occhi? Per gli atleti, condannati a viaggi continui, e quindi alla ricerca di radici, e contatti con la loro realtà di amicizia ed affetti, il web è un veicolo indispensabile. Una fonte di salvezza, nelle lunghe ore di attesa, vuoi in un aeroporto, vuoi in un anonimo albergo, vuoi nelle lunghe sedute dal massaggiatore/fisioterapista. Pensate che incubo diventa, però, se, per errore o per forza, finisci nell’imbuto dell’accanimento mediatico. E sei terrorizzato già all’idea di aprire soltanto la “macchina magica”, pensando a quante cattiverie e vigliaccate puoi trovarci dentro svuotandoti di forza e fiducia verso il mondo. Perché poi, comunque, un atleta, deve mostrarsi in pubblico, in campo, senza difese, lottando contro l’avversario, se stesso, i fattori esterni e l’imponderabile.
Eccoci quindi qui, a manifestare la nostra solidarietà contro tutti coloro i quali subiscono atti di bullismo, o comunque di violenza verbale attraverso questi canali di informazione e di dialogo. Già, perché il rilievo, la contestazione, anche la battuta umoristica fanno parte della libertà d’espressione di tutti, ma l’ingiuria, l’accanimento, l’uso sistematico di termini e modi violenti ed offensivi, no. Eppure, solo per citare i due casi che ci saltano agli occhi, succede continuamente, e succede a due tenniste: Madison Keys e Sara Errani.
Che cos’hanno in comune le due giocatrici a parte il fatto di essere atlete professionistiche dello stesso sport? Suscitano rabbia e gelosie da parte di chi le vorrebbe più vincenti, magari perché scommette sulle loro partite, a fronte dei loro alti guadagni e della vita – apparentemente molto più bella della propria – che vivono, o in genere, perché fanno un parallelo col gioco più potente e fisicamente impegnativo dei colleghi tennisti. Al di là della valutazione in sé, perché la gelosia è un difetto umanissimo ed il tema della parità di premi nei grandi tornei è attualissimo anche fra i giocatori dell’Atp Tour, è la reazione di chi si nasconde dietro un video e una tastiera a non piacerci affatto.
La Keys non ha fatto in tempo di twittare: “Sono andata a rete e ho chiuso la volée”, commentando un allenamento, che è stata travolta da una valanga: “E sei stata lobbata? Nella Wta chi tiene il servizio vince, nell’Atp chi breakka per primo”. E loro molto altro ancora. Madison ne è uscita con classe: “E’ colpa delle donne se rispondono meglio?”. Perché, finché le cose restano a questo livello, come dicevamo, ci sta, è comprensibile, e gestibile. Ma l’anno scorso al torneo di Linz, la giocatrice statunitense s’era sfogata coi media, dopo il k.o. con la Konta in Cina: “Sareste sorpresi da quanti messaggi arrabbiati ricevo tutti i giorni. Li ignori per il 99%, ma ci sono anche i giorni che, quando ne ricevi 45 dello stesso tipo, decidi che non ne puoi più. Dobbiamo far qualcosa perché questa storia finisca. Non dipende nemmeno dal risultato, li ricevo anche quando vinco: semplicemente mi odiano, scrivono cose terribili su di me e la mia famiglia. Non so niente di scommesse, ma penso che puntino anche “15” dopo “15”, che penso sia ridicolo… è un match di tennis! La gente proprio non capisce che uno può avere una cattiva giornate e può perdere anche se è favorita, e questo comunque non gli dà il diritto di augurarti la morte”.
E ieri, la povera Sara Errani, che sta vivendo il momento più delicato della carriera, dopo l’esplosione che l’ha portata a una finale del Roland Garros e al numero 5 del mondo di singolare e al numero 1 di doppio, aggiudicandosi anche cinque titoli dello Slam, ha subito altre offese via web. Sull’onda dell’eliminazione al secondo turno di Charleston con Rodionova, che, perdendo i punti della semifinale dell’anno scorso in quel torneo, equivale ad un altro scivolone in classifica (oltre il numero 120!) e alla condanna a giocare addirittura le qualificazioni al Roland Garros. E così si è sfogata apertamente sul suo profilo twitter: “Via con gli insultiii aleeeeee 👏🏼👏🏼👏🏼 Non avete nient’altro di meglio da fare?”. Ricevendo, per fortuna, tanti messaggi di solidarietà, spesso improntati al vero motivo di questi comportamenti smodati e assolutamente fuori luogo: le scommesse on line.
Coraggio, Saretta. Pensa a quanto sono più cattivi e difficili da digerire gli insulti, le minacce a sfondo sessuale, e le offese irripetibili che Bebe Vio, la campionessa paralimpica di scherma oro a Rio, ha denunciato insieme a chi – come definirli? – aveva addirittura aperto una pagina web contro di lei. Hai già reagito allo scettiche e anche beffarde bocciature dei tuoi inizi, ce la farai ancora.
Vincenzo Martucci