Ascolta la nuova puntata del podcast “Azzurro Cenere”: https://open.spotify.com/episode/2RxBZs4UJzEjUqln6pWsrB?si=XGVWfqAFRm-esK_06-CMWA
“L’uomo ch’è venuto da lontano ha la genialità di uno Schiaffino, ma religiosamente tocca il pane e guarda le sue stelle uruguaiane”. Questi versi tratti da “Sudamerica” di Paolo Conte sono probabilmente la descrizione perfetta per raccontare a un’intera generazione chi fosse Juan Alberto Schiaffino.
Simbolo di un calcio tutto fantasia e sregolatezza che ha fatto divertire un intero continente nel Secondo Dopoguerra, l’attaccante uruguagio è diventato il sogno di numerosi tifosi italiani che, dopo la scomparsa del Grande Torino, avrebbe voluto dominare il mondo del calcio appoggiandosi sulle prestazioni dei figli di quei migranti, costretti a lasciare il Bel Paese a inizio secolo per costruirsi una vita dignitosa oltre oceano.
Nipote di un macellaio genovese trasferitosi a Montevideo a inizio Novecento, “Pepe” (come era stato soprannominato dalla madre) sbarca nella terra dei suoi antenati nel 1954 con l’aura di essere uno dei migliori calciatori del globo grazie a quella sua tecnica sopraffina e quel tiro chirurgico che lo trasformano in un centrocampista tuttofare con il vizio del gol.
Con il Penarol ha dominato la scena nazionale aggiudicandosi cinque titoli, accompagnata dalla magica prestazione al Mondiale 1950 dove Schiaffino e compagni fanno piangere il Brasile dopo aver sconfitto nel girone per 8-0 la Bolivia proprio grazie a una doppietta del centrocampista sudamericano. Schiaffino è infatti uno dei grandi protagonisti del “Maracanazo” che equivale a una delle più grandi sorprese della storia del calcio: prima il gol del pareggio al 66’, poi la rete di Alcides Ghiggia al 79’ e l’Uruguay è campione del mondo per la seconda volta.
Schiaffino diventa il miglior giocatore del torneo, un riconoscimento paragonabile al Pallone d’Oro per l’epoca, ma che al tempo stesso non illude il giocatore del Penarol che in patria continua a regalare spettacolo in vista del Mondiale 1954 dove ancora una volta è la punta di diamante del suo Uruguay. Ai gironi Juan Alberto realizza il 2-0 contro la Jugoslavia e partecipa al 7-0 contro la Scozia che porta la Celeste ai quarti dove “Pepe” realizza il terzo gol nel 4-2 contro l’Inghilterra. A quel punto in semifinale c’è l’Ungheria di Ferenc Puskás, troppo forte anche per l’Uruguay di Schiaffino che disputa una delle partite più belle delle sua carriera, ma che è costretto ad arrendersi ai supplementari per 4-2 ai magiari. Un’anticipazione di quanto accadrà nella finale per il terzo posto con l’Uruguay costretto ad arrendersi all’Austria e Schiaffino che dice addio alla nazionale.
Per lui si prospetta una nuova avventura in Italia con il Genoa che prova a portare a portare il talento sudamericano nel Bel Paese, ma è costretto a rinunciare a causa delle richieste troppo esose del Penarol. A quel punto il Milan non ci pensa due volte: manda Mimmo Carraro nel ritiro svizzero dell’Uruguay a trattare l’acquisto della stella del Penarol ed ecco che la trattativa va in porto per una cifra attorno ai 52 milioni di lire scatenando la disperazione all’interno dei tifosi uruguagi. “Il Dio del pallone se n’è andato. Una perdita irreparabile” titola un quotidiano locale.
A Milano Schiaffino disegna calcio realizzando subito una doppietta all’esordio contro la Triestina il 19 settembre 1954 scatenando l’attenzione del commissario tecnico della Nazionale Italiana Alfredo Foni che lo vorrebbe subito in squadra. Complice le origini del nonno, “Pepe” viene naturalizzato e il 5 dicembre 1954 veste per la prima volta la maglia azzurra contro l’Argentina. Si tratta soltanto di un’amichevole, ma a Roma Schiaffino fa vedere tutto il proprio talento.
Gli highlights di Italia-Argentina del 5 dicembre 1958
Dopo soli trenta secondi dal fischio d’inizio Carlo Galli lancia in velocità Amleto Frignani che fredda Amadeo Carrizo e porta in vantaggio l’Italia. Se si esclude un colpo di testa alla mezz’ora degli argentini, gli azzurri dominano il match sotto la pioggia tanto che al 48’ raddoppiano con una triangolazione fra Gianpiero Boniperti, Adriano Bassetto e Carlo Galli che, con una girata al volo, segna il 2-0. Gli argentini ci provano a strappare almeno il gol della bandiera, ma non c’è nulla da fare: Schiaffino e compagni vincono e portano a casa una vittoria dallo spessore internazionale.
Il rapporto fra “Pepe” e il commissario tecnico è tutt’altro che idilliaco complice anche i “colpi di testa” dell’uruguagio che in una sfida fra Milan e Udinese del 26 gennaio 1955 accusa l’arbitro Tommaso Corallo di essere corrotto. Cinque giornate di squalifica e addio alla Nazionale per almeno tre anni. Mentre il sudamericano fa incetta di trofei con i rossoneri vincendo scudetti e un’edizione della Coppa Latina, l’Italia naufraga tanto da spingere Foni a richiamarlo in occasione della sfida di qualificazione per i Mondiali 1958 contro l’Irlanda del Nord.
L’Italia è messa con le spalle al muro: se esce indenne dalla sfida di Belfast si può giocare il pass contro il Portogallo; se finisce male, gli azzurri sono clamorosamente fuori. A risolvere la contesa ci pensa la nebbia britannica che blocca l’arbitro ungherese Istvan Zsolt che non riesce a raggiungere in tempo Belfast invalidando di fatto la partita. La sfida si gioca, ma i padroni di casa non ci stanno e costringono la Fifa a trasformarla in un’amichevole. Gli azzurri ci mettono il cuore con Alcides Ghiggia che porta avanti l’Italia al 24’ pareggiato tre minuti dopo tre minuti dopo da Billy Cush. E’ a quel punto che sale in cattedra Schiaffino che al 50’ imbecca con un lancio magistrale Miguel Monturi che riporta avanti la formazione tricolore. Passano dieci minuti e Cush riporta nuovamente il risultato in parità salvando di fatto gli irlandesi.
La beffa arriva però nel finale: non essendo sceso in campo l’arbitro designato, la partita non ha alcuna validità venendo declassata ad amichevole. Per l’Italia è una beffa che è costretta non solo a vincere contro il Portogallo, ma a ripetersi a Windsor Park a inizio del 1958. Contro i lusitani Schiaffino e compagni dominano con un netto 3-0, tuttavia quanto accade il 15 gennaio a Belfast ha dell’incredibile. Gli azzurri sono costretti a giocare in una “palude”, attorniati dalla nebbia e da un clima infame che rallenta la manovra degli oriundi. Nonostante la buona volontà di Dino Da Costa, l’Italia perde per 2-1 ed è fuori dai Mondiali per la prima volta nella sua storia.
Per Schiaffino è la fine di un’esperienza tormentata con la maglia azzurra, escluso come tutti gli oriundi dalla compagine tricolore. Nonostante ciò continuerà a far impazzire i tifosi italiani con la maglia del Milan con cui sfiorerà la vittoria della Coppa dei Campioni nella finale persa contro il Real Madrid di Alfredo Di Stefano, suo competitor per il titolo di miglior giocatore del globo. Nel 1960 Schiaffino si trasferirà alla Roma vincendo una Coppa delle Fiere prima di ritirarsi nel 1962 dopo aver insegnato al mondo come il calcio sia un’arte, ma con l’unico rimpianto di non aver sfondato con la Nazionale Italiana.