Se per vincere un Mondiale della MotoGP, la top class assoluta delle due ruote, serve talento da vendere, per vincerne due, per giunta consecutivi (oltre a quello della Moto2 nel 2018), bisogna essere davvero dei fenomeni. Il terzo della storia è Francesco “Pecco” Bagnaia (dopo Valentino Rossi, suo idolo e mentore, e Marc Márquez, prossimo compagno nel Ducati Lenovo Team) e, siccome l’appetito vien mangiando, l’iridato non si sta risparmiando per fare tripletta sulla sua Desmosedici GP24 stratosferica. «La motivazione non mi mancherà mai, cercherò di vincere sempre di più» dice. Per rompere il ghiaccio chiediamo al prodigio originario di Chivasso, meno di 30 km da Torino, di tracciare il suo identikit: «Sono timido, molto determinato e gran lavoratore». L’essenza della sabaudità: quel mix di riservatezza, rispetto ed educazione – «è difficile che mi scagli contro qualcuno o litigare con me, il nervosismo lo tengo dentro» – che lo contraddistingue. Nel paddock e fuori.
Chi meglio di lui può spazzare via il luogo comune pilota uguale folle? «La lucidità in questo mestiere è indispensabile. L’istinto dà una spinta ad andare veloce e forse nell’inconscio un briciolo di pazzia circola, ma sul tracciato ogni azione è ragionata, ogni scelta è ponderata. Niente è lasciato al caso. E poi la vena chiusa ti trascina all’errore». Senso di responsabilità e del dovere al massimo come la sua manopola del gas, «anche perché sono la persona più autocritica della Terra», la giusta misura diventa un valore aggiunto alle sue doti di natural born rider. Bagnaia è dello stampo di un altro portento dello sport italiano e non a caso è suo tifoso (nel cuore porta anche la Juventus e il club a dicembre ha ricambiato con una maglia bianconera personalizzata): Jannik Sinner: «Ha un’immagine così pulita che ti fa venire voglia di seguirlo. Mi è sempre piaciuto il tennis e grazie a lui, mi sono appassionato ancora di più. Lo pratico soprattutto d’inverno, prendo lezioni tre volte a settimana».
Tratto da Icon Wheels (foto di Dario Aio)