Pima di commentare, voglio ricordare che anch’io ho partecipato a una gara di Decathlon al Campo Scuola di Cremona con Poserina (allora campione italiano di decathlon) e furono due giorni incredibilmente “pesanti”, almeno per me. Ero un giavellotista da 60 metri, ma non un saltatore con l’asta (asta rigida), un ostacolista, un millecinquecentista, un quattrocentista.
Pigliai molti punti nei lanci, ma pochissimi nell’asta, negli ostacoli, nei 1500 mt. e alla fine racimolai un punteggio all’incirca di 5000 punti.
L’ultima gara sui 1500 mt. per me fu un calvario, gli ultimi metri erano in salita, non arrivavo più! Per due giorni sentii male dappertutto, mi facevano male le gambe, i pedi li muovevo pianissimo, insomma un disastro.
Quello fu il primo e unico Decathlon della mia vita ………., ma fu un’esperienza affascinante.
PILLOLE DI STORIA
Il Decathlon è stata l’ultima gara ad essere entrata nel programma ufficiale dell’atletica leggera. Il primo decathlon ufficiale fu disputato alle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912 e si svolse nell’arco di tre giorni (13-15 luglio) con 3 gare il primo giorno, tre il secondo e quattro il terzo; la scelta di dividerlo in due giornate fu presa pochi anni più tardi.
Il Decathlon si svolge in due giornate consecutive di gara (5 gare per giornata), nella prima giornata si svolgono: 100 metri piani, salto in lungo, getto del peso, salto in alto, 400 metri piani, mentre nella seconda si svolgono: 110 ostacoli, lancio del disco, salto con l’asta, lancio del giavellotto e 1500 metri piani.
Ad ogni prestazione ottenuta è associato un punteggio, secondo apposite tabelle certificate dalla IAAF (Federazione mondiale dell’atletica leggera) e al termine delle dieci prove la somma dei risultati determina il vincitore.
LE MIE CONSIDERAZIONI
Ho “rubacchiato” qualche concetto sul decathlon e ho preso come inizio delle mie considerazioni, la frase coniata da Daley Thompson, uno dei più grandi specialisti del decathlon di tutti i tempi che, pur nella sua sottile ironia, rende sicuramente l’idea sulla specialità più dura e variegata, più completa e complessa dell’intero panorama dell’atletica leggera.
“Praticare il decathlon è come avere dieci amanti, con l’obbligo di renderle tutte felici”.
E’ facile intuire che, per eccellere in questa disciplina, si debba essere forti e preparati in ognuna delle singole specialità, con il conseguente bagaglio tecnico e condizionale che esse comportano.
Come dire: saper correre, saltare e lanciare, essere veloce, forte e resistente.
Semplice?
Non proprio, anche perché la complessità del decathlon sta soprattutto nella preparazione, anche a lungo termine, delle tecniche delle diverse specialità, intersecate con l’incremento delle capacità motorie generali e specifiche.
COME CI SI ALLENA PER IL DECATHLON?
Il decathleta moderno deve essere un atleta completo, duttile a ogni singola disciplina di corsa, salto e lancio e preparato in ciascuna tecnica specifica e in tutte le capacità condizionali: forza (esplosiva, veloce, elastica), velocità (rapidità, tempo di reazione, potenza alattacida), resistenza (generale, potenza aerobica, potenza e capacità lattacida), senza dimenticare le caratteristiche fisiche (flessibilità e mobilità articolare) e lo sviluppo delle capacità coordinative generali e speciali.
L’allenamento che ne consegue risulta variegato e molto denso, anche in funzione dei diversi periodi di preparazione. Sintetizzando, in una settimana di allenamento, un decathleta di alto livello dovrà fare in media, anche a seconda della tecnicità delle differenti discipline allenamenti diffferenti (sugli ostacoli, sul salto in alto, sul salto in lungo, sul salto con l’asta, sul lancio del disco, sul lancio del peso, sul lancio del giavellotto, sulla velocità), sedute di lavoro con i pesi (generalmente 2 per gli arti superiori, 2 per gli arti inferiori) e lavori complementari di velocità e di forza speciale (in salita, palle mediche, elementi di ginnastica, preacrobatica).
Si può dunque desumere che, in media, un decathleta può arrivare a 9-10 allenamenti settimanali, al fine di “curare” e preparare al meglio tutte le capacità tecniche e condizionali sopra citate.
E A LIVELLO PSICOLOGICO COME SI ALLENA IL DECATLETA?
Il Decathlon rappresenta un’unica e particolare difficile sfida. Le richieste psicologiche sono complesse e sono evidenti non solo durante la competizione ma anche negli allenamenti e nel recupero, giorno per giorno.
“L’energia fisica e psicologica di un decatleta deve essere monitorata frequentemente”.
Gli allenamenti multispecialità richiedono una durata maggiore e sessioni di allenamento più frequenti attraverso una vasta gamma di set di abilità fisiche e tecniche. Queste possono differire nella preparazione mentale a causa della variazione delle complessità tecniche, eccitazione e concentrazione, divertimento complessivo relativamente alla forza e alla debolezza dell’atleta. Entrambe le energie fisiche e psicologiche devono essere distribuite attentamente attraverso questi compiti e monitorate di frequente. L’impostazione della competizione richiede una forza psicologica ancora più grande.
Con cinque, sette o dieci eventi e tentativi multipli durante alcuni di essi, la possibilità di avversità e delusione è veramente alta. La gestione delle aspettative e degli obiettivi è un processo sempre in atto ed è strettamente connesso alla preparazione psicologica.
Rilassarsi dopo ogni gara, concentrarsi prima di ogni gara, alimentarsi adeguatamente, non deprimersi se è andato storto un risultato, non esaltarsi se un risultato è il record personale, non guardare sempre il punteggio, non sacaricare troppa adrenalina: questi secondo me dovrebbero essere gli ingredienti ottimali per un decatleta.
Vorrei chiudere questo mio intervento con una poesia di Primo Levi: il decatleta.
“Credetemi, la maratona non è niente,
Né il martello né il peso: nessuna gara singola
Può compararsi con la nostra fatica.
Ho vinto, sì: sono più famoso di ieri,
Ma sono molto più vecchio e più logoro.
Ho corso i quattrocento come uno sparviero,
Senza pietà per quello che mi stava a spalla.
Chi era? Uno qualunque, un novizio,
Uno mai visto prima,
Un tapino del terzo mondo,
Ma chi ti corre accanto è sempre un mostro.
Gli ho stroncato le reni, come volevo;
Godendo del suo spasimo, non ho sentito il mio.
Per l’asta, è stato meno facile,
Ma i giudici, per mia fortuna,
Non si sono avveduti del mio trucco
E i cinque metri me li hanno fatti buoni.
E il giavellotto, poi, è un mio segreto;
Non bisogna scagliarlo contro il cielo.
Il cielo è vuoto: perché vorreste trafiggerlo?
Basta che immaginiate, in fondo al prato,
L’uomo o la donna che vorreste morti
E il giavellotto diverrà una zagaglia.
Fiuterà il sangue, volerà più lontano.
Dei millecinque, non vi saprei dire;
Li ho corsi pieno di vertigine
E di crampi, testardo e disperato,
Terrificato
Dal tamburo convulso del mio cuore.
Li ho vinti, ma a caro prezzo:
Dopo, il disco pesava come di piombo
E mi sfuggiva dalla mano, viscido
Del mio sudore di veterano affranto.
Dagli spalti mi avete fischiato,
Ho sentito benissimo.
Ma che cosa pretendete da noi?
Che cosa ci richiedereste ancora?
Di levarci per l’aria in volo?
Di comporre un poema in sanscrito?
Di arrivare alla fine di pi greco?
Di consolare gli afflitti?
Di operare secondo pietà?”
Il decatleta è un Superman o un atleta completo?
E’ un atleta completo!