La differenza di livello, per potenza e qualità, fra Kvitova e Zhang ha fatto esclamare a Jacopo Lo Monaco durante la diretta Eurosport: “Sembra un allenamento tra un under 14 e un under 18”. Petra sale sul 4/0 in 15 minuti. E il match si è già visto tutto in quei frangenti.
Non è certo Zhang l’avversario giusto per testare le condizioni della ceca che pure non ha nel mattone tritato la sua superficie prediletta. Finché il servizio regge bene, può proseguire. Ma gli spostamenti laterali sono alquanto deficitari e non pare una Kvitova da corsa.
Intanto non si placano le polemiche scatenate ieri dalle dichiarazioni di Zverev dopo la sconfitta con Sinner. Il tedesco ha ammesso di stare male, con mal di gola, difficoltà respiratorie e febbre dopo il match vinto contro Cecchinato. Il tampone è previsto qui ogni 5 giorni, regola ben più lassa rispetto alle misure prese a New York, e Alex ha pensato (male) di non recarsi in infermeria prima del match, tappa che lo avrebbe forzato al ritiro. Altrettanto grave è che il torneo non abbia previsto ( e non preveda per nessuno) la misurazione della temperatura all’ingresso in campo. Scorretto Zverev, ma nel giorno in cui a Parigi si chiudono bar e ristoranti per la stretta anti Covid, gravissime le leggerezze commesse dagli organizzatori.
Fucsovics pare intenzionato a mantenere la promessa fatta dopo aver eliminato Medvedev: “Sono qui per dimostrare che valgo la top 10”. E magari giocare con un altro russo è uno stimolo ulteriore.
Condizioni perfette per Marton, campo e palle pesanti, e due a zero i precedenti a suo favore, entrambi su terra rossa. Non fa male Rublev, cerca di spingere e accelerare ma nel pantano torna tutto indietro. Solo 4 i vincenti dopo un’ora e mezzo di gioco. Sotto 5/2 nel secondo set, qualcosa cambia. Fucsovics inizia a sbagliare troppo, mentre Rublev non molla un 15: continua imperterrito sul suo unico binario, martellare da fondo campo senza commettere praticamente alcun errore. Il suo diktat sembra essere: “Non mollare mai”. Vince secondo e terzo set. Purtroppo, quando si è trovato avanti nei set Fucsovics ha sempre perso continuità e intensità, un problema emotivo, perché il gioco di Rublev non è mai cambiato di una virgola. Quarto set di grande equilibrio. Il tie break conferma un Rublev aggressivo e concreto, un Fucsovics tremante e falloso. Anche oggi, nonostante l’avvio faticoso, 40 vincenti per Andrey. Niente male nel pantano. Secondo quarto di finale consecutivo in uno Slam per lui. E anche questo, niente male.
Avvio sprint per il ritrovato (forse) Tsitsipas, grazie a un servizio preciso contro i tanti, troppi errori e steccate di Dimitrov. Già Grigor non ha tra le sue armi una palla pesante, se poi non riesce a rispondere discretamente e non trova angoli nello scambio, la frittata è servita.
Nel secondo set il bulgaro comincia a centrare il campo: sotto nel punteggio, ha giocato con più scioltezza.
Ma Dimitrov in quanto a killer instinct non ha mai fatto faville. Dopo aver avuto due set point nel tie break, manda a rete un attacco di dritto che sarebbe stato vincente e consegna anche il secondo parziale a Stefanos. A quel punto esce completamente dal match, e non stupisce. Ancora tu, dirà Tsitsipas a Rublev, quando lo affronterà mercoledì, a distanza di 10 giorni dalla finale di Amburgo.
Il match di Djokovic è stato persino meno combattuto. O meglio, Khachanov ha dovuto combattere in ogni suo turno di servizio, ma nulla ha potuto, anche perché lo si è visto in periodi ben migliori che in questo scorcio di 2020. Del resto, già Sinner lo stava agevolmente battendo a New York, prima di stare male. Figuriamoci Djokovic.
La sensazione è che Nole abbia sempre avuto il pieno controllo del match, quasi fosse un film scritto da lui stesso, da gestire con un telecomando.
Sicuramente vorrebbe vedere un lieto fine domenica prossima, ma gli scogli veri, come per il 12 volte trionfatore Nadal, devono ancora arrivare.
Silvia Aresi
(foto da archivio sportsenators.it)