Nuove regole? No grazie. Così come in campo, anche in conferenza stampa Jannik Sinner mostra di avere le idee molto chiare. Dopo la vittoria all’esordio nel torneo Under 21 in corso a Milano, in cui si è imposto per la seconda volta in meno di un mese sullo statunitense Frances Tiafoe, il prodigio della scuola Piatti ha espresso la propria opinione riguardo l’originale formato delle Next Gen, riflettendo inoltre sul match appena disputato.
“L’atmosfera è incredibile, il pubblico pazzesco”, ha affermato Sinner sorridendo, forse pensando al momento in cui il boato dell’Allianz Cloud è stato così forte da costringerlo a coprirsi le orecchie. “Quando soffri soffrono tutti con te, quindi è meglio non sbagliare. All’inizio sentivo un po’ di pressione poi ho provato a fare il mio gioco e sono riuscito a portare a casa la partita.
Ho fatto solo qualche errore nel tiebreak del primo ma le idee erano giuste. Non appena sono riuscito a leggere meglio il suo servizio, ho cominciato a spingere. Rispetto ad Anversa, lui ha tirato da subito ma anche io non ho esitato. Inoltre, ci aspettavamo entrambi la palla sul diritto, quindi mi sono accorto che dovevo cambiare un po’ al servizio”.
Sinner Defeats Tiafoe In Milan
🇮🇹 FORZA, JANNIK! 🇮🇹Jannik Sinner becomes the first Italian to win a match at the Next Gen ATP Finals after defeating Frances Tiafoe 💪🎥: Tennis TV
Pubblicato da ATP Tour su Martedì 5 novembre 2019
Le regole sono molto diverse, devi abituarti. All’inizio devi bilanciare il tutto, provare bene il servizio perché non c’è vantaggio… Fino ad ora non si è lamentato nessuno, anche perché la partita è lunga 3 su 5 ma personalmente preferisco il set tradizionale a 6.
Per quanto riguarda il coaching, può aiutare nei momenti di difficoltà ma non mi piace. Oggi l’ho usato due volte ed il mio allenatore mi ha risposto con le stesse cose che pensavo, quindi vuol dire che più o meno con i ragionamenti siamo lì. Naturalmente si tratta di una prova, ci sono pro e contro, ma sinceramente non vedo tanto futuro con queste regole”.
Sinner non è stato l’unico a schierarsi contro la regola del coaching. Nella scorsa giornata, anche l’australiano Alex De Minaur ha supportato la sua tesi: “C’è una linea sottile fra l’intendere il tennis come uno sport per gli spettatori ed uno sport per atleti. So che è bello per il pubblico perché il coaching da un’idea di quello che pensiamo in campo ma personalmente non lo preferisco”.