Dopo una stagione di vacche grasse come la precedente pareva arrivato per lo sci azzurro quella della carestia ed invece ecco Santa Sofia Goggia che stende il suo ombrello su tutto il movimento e stupisce ancora una volta il mondo. Tre vittorie in tre giorni consecutivi sulla pista canadese di Lake Louise solo pochi atleti le possono vantare, ma, al di là di quel pizzico di fortuna che ci deve sempre essere specialmente in una disciplina ad alto contenuto di rischio, c’è una logica in questi risultati.
La logica di chi ha preparato a lungo questo dominio, lavorando su ogni particolare per stagioni pur inframmezzate da infortuni che avrebbero piegato la volontà di un toro. Perché pure la storia di Sofia è un calvario di sofferenze, di gravi infortuni e di rinascite. Ciò che stupisce in lei è la capacità di tornare subito al top. E’ normale nello sci che la ripresa dopo un infortunio che ti ha tenuto fermo mesi sia lenta e graduale. Lo vediamo ad esempio anche in Dominik Paris che, due anni dopo aver distrutto un ginocchio in allenamento, non ha ancora ritrovato la supremazia nelle prove veloci che avena prima dell’infortunio. Ci sono fattori fisici, come ritrovare il cento del cento della forza muscolare, ma soprattutto mentali, quella remora inconscia che non ti lascia davvero spingere sull’acceleratore e che si legge nella mancanza di scioltezza nell’azione.
Sofia Goggia la scorsa stagione ha vinto tre discese su quattro e nella quarta si è piazzata seconda prima di fratturarsi a fine gennaio il piatto tibiale in un banale incidente fuori dalla gara a Garmisch Partenkirchen (Ger), due settimane prima del Mondiali di Cortina. Altre si sarebbero disperate, lei è tornata ad allenarsi la settimana successiva pur con la gamba bloccata. E al rientro in pista nelle prove veloci ha subito dimostrato di essere allo stesso punto in cui aveva lasciato.
Ma questo è solo un aspetto del “pianeta Goggia”. La costanza, la professionalità, l’applicazione quasi maniacale ai particolari sono una parte importante dell’attuale competitività, ma una conseguenza. Il substrato da cui nasce tutto sono la sua mentalità, la sua cultura, quel voler sempre capire ogni cosa sino in fondo, senza accontentarsi della prima spiegazione. E soprattutto non ha mai cercato scuse nelle giornate infauste, ma compiuto un’analisi a volte spietata su cosa non ha funzionato.
Sofia non ha piedi sensibili di una Brignone o di una Compagnoni, il suo stile non è armonico come un arpeggio sugli sci della Bassino. La bergamasca è più brutale nella sua azione, cattiva, maschile. Cerca in pista linee che alle avversarie mettono i brividi, ma che alla fine risultano vincenti. Lo ha dimostrato nella prima discesa di Lake Louise, disputata con un sole splendido e la miglior visibilità che le hanno permesso di sfoderare tutto il suo repertorio. Le avversarie sono sparite, la seconda classificata, la statunitense Johnson, ha accusato un distacco di 1”47, un’enormità, dalla quarta in
poi oltre i due secondi. Sabato, nella seconda discesa con nevischio e scarsa visibilità non si poteva fare altrettanto, ma lo stesso ha vinto infliggendo distacchi pesanti. Domenica nel superG, dovenon ci sono prove ma ci si butta solo con le informazioni avute dalla ricognizione pre-gara della pista, ha vinto ancora dimostrando sono in fondo il livello della sua crescita.
Qual è il segreto? E’ solo la sintesi di anni di esperienza di una ragazza intelligente. Nel tempo Sofia ha portato il suo motore ad una potenza importante, ha raffinato tecnicamente la sua sciata, ma soprattutto ha imparato a scegliere. Non è un caso che nella tre giorni canadese non abbia esibito neppure una “Goggiata”, quegli errori che commette quando vuole andare al 110 per cento. E poi sugli sci, grazie al grande lavoro in allenamento in gigante (che potrebbe diventare il prossimo terreno di caccia…), pare più stabile e sicura. Se non commette Goggiate significa che scende con ancora un margine di sicurezza da utilizzare negli attimi più difficili. E questo margine lo possono vantare solo i campioni. Tomba in slalom ed in gigante nelle gare di Coppa non andava mai oltre l’ottanta per cento del suo potenziale; solo che ha avuto la fortuna di vederlo in allenamento si è reso conto di quanto strabiliante fosse il suo massimo.
C’è chi ha detto che gran parte del merito dei trionfi canadesi sia di sci velocissimi. Vero, ma sono veloci perché proprio l’azzurra, con il suo skiman Barnaba “Babi” Greppi, ha lavorato tantissimo per trovare il miglior setup. E’ una nuova Goggia quindi, probabilmente all’inizio di un grande percorso. Ci sono le Olimpiadi invernali a febbraio in Cina, un titolo di discesa da confermare ed uno in superG da inseguire. E poi la Coppa del Mondo, le coppette di specialità, quella generale. Ma è ancora presto per ragionare su questo, aspettiamo di vedere quale sarà la situazione a gennaio. Per ora godiamoci intensamente le emozioni che ogni fine settimana Sofia ci regala. Non solo poche…