Bloooog!
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L’Inchiesta Prisma sulla Juventus può avere effetti clamorosi, 16 anni dopo Calciopoli il futuro del club bianconero ritorna in discussione. La richiesta di rinvio a giudizio per Agnelli e 12 dirigenti bianconeri può travolgere società e squadra. Ma una cosa è la storia e un altra il racconto che si sta facendo. Sta emergendo sempre di più la figura di Fabio Paratici, il ds che prese il posto del dimissionato Marotta dopo l’arrivo di Ronaldo, come “uomo nero” dello scandalo. Tutto converge su di lui, particolarmente le intercettazioni diffuse che lo dipingono non solo come un dirigente estremamente disinvolto e disposto a tutto ma come presunto colpevole n.1. Ma è realmente così? Se davvero si è messo illegalmente mano ai bilanci, nascondendo certe operazioni o camuffandole, può essere che questa sia tutta farina del sacco di Paratici, per altro ormai fuori dalla Juve da un anno e mezzo? Insomma Paratici è l’ideatore o l’esecutore del piani della Juventus messi sotto inchiesta dalla Procura di Torino? Attenzione perché non ci vuole niente a fargli fare da capro espiatorio e scaricare tutto il barile dello scandalo addosso a lui…
L’ascesa di Paratici
Va bene, abbiamo capito. E’ tutta colpa di Fabio Paratici, piacentino cinquantenne, ex calciatore di modestissima carriera, ma manager brillante (si dice sempre così no?), uomo di campo e di calciomercato, creatura di Beppe Marotta che lo scoprì come talent scout e osservatore e se lo portò alla Sampdoria, ai tempi di Cassano e Pazzini per arrivare addirittura ai preliminari di Champions League, e poi dal 2010 alla Juventus. I due condividono tutto, nel ruolo di maestro e di allievo. Non tutto fila sempre liscio ma insomma alla fine la macchina tecnico-amministrativa viene messa a punto, la Juve prende a vincere con continuità e via così. Marotta e Paratici formano, come si dice, una coppia vincente. Ma con una precisa gerarchia: è Marotta che comanda e detta la rotta, vietato uscire dai binari.
Una cosa è la storia e un’altra il racconto dello scandalo
Più o meno questa è la storia “ufficiale” che conosciamo tutti. Ma oltre a non conoscere l’altra faccia della storia, e cioè quella veramente “oscura”, oltre alla storia c’è poi il racconto, e quello può cambiare a sua volta. Basta accendere i fari qui e spegnerli là per avere luci ed ombre diverse, per avere cioè un racconto ufficiale diverso.
I protagonisti: Ronaldo, Agnelli, Marotta e Paratici
Insomma ad un certo punto, siamo nel 2018, ecco la frattura, sul palcoscenico arriva Ronaldo e scompare Marotta. Scalzato dal supercampione, dalla sua stessa diffidenza e opposizione, dalla sottrazione di fiducia da parte di Andrea Agnelli, per natura e impostazione professionale, molto più aggressivo, e dal suo stesso uomo che brama il suo posto. Paratici appunto. Nella frattura s’insinua l’intrigo, il bianco e nero si mescolano fino a diventare grigio. Con l’ arrivo di Ronaldo, in campo tutto sommato i gol ci sono, ma non così tanti in più per vincere la Champions League che era l’ossessione di Andrea Agnelli e per vincere tutto sommato quello che già si vinceva prima, ma soprattutto dal punto di vista gestionale e dei conti è come mettersi la nitroglicerina in bilancio. Salta tutto, le scelte sbagliate si correggono con altre scelte sbagliate, di fatto Ronaldo è ingovernabile. Insomma alle luci della ribalta ronaldiana, corrisponde un retroscena sempre più grigio e complesso
Il dirigente rampante e senza scrupoli
Beppe Marotta che aveva capito e che per carattere, storia e impostazione professionale, tiene conto di limiti e confini, se ne era già andato, metà dimesso e metà dimissionato, non appena CR7 e il suo potentissimo manager Jorge Mendes avevano già messo piedei in società nel 2018. Era stato considerato superato e troppo prudente, lo stesso Paratici tendeva ormai a scavalcarlo a destra, ad appoggiare la linea sempre aggressiva del presidente. Insomma la classica figura del rampante che scalpita e che vuole farsi largo senza aspettare il suo turno, magari prendendo pure qualche scorciatoia.
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