Francesca Di Lorenzo ha tante cose da italiana: dal nome al cognome, dai genitori salernitani all’aspetto, e ora anche alla volontà di giocare per il tricolore. Anche se è nata a Pittsburgh (il 22 luglio 1997), negli Stati Uniti, dov’è cresciuta e risiede tuttora (a Columbus, Ohio). E dove la Federazione italiana l’ha agganciata, agli Us Open di settembre (quando ha superato le qualificazioni e poi ha superato al primo turno Cristina McHale) e, in questi giorni, a Indian Wells, dove la ragazza è arrivata ai quarti al torneo minore locale, grazie alla maratona vinta contro l’ex “top ten” Timea Bacsinszky, guadagnandosi una wild-card per il mega torneo coi migliori del mondo che è appena partito.
In attesa del nuovo sprint di Camila Giorgi (oggi n. 30 Wta) e della ripartenza di Sara Errani, una giovane promettente, stabilmente fra le prime 200 del mondo, farebbe comodo. E non sarebbe la prima volta che il tennis azzurri ricorre ad un oriundo, o a un auqsio oriundo nel suo caso, anche se l’unico davvero vincente è stato Martin Mulligan.
Il caso Mulligan
L’australiano era stato finalista in singolare a Wimbledon nel 1962, e prim’ancora in doppio e doppio misto agli Australian Open, aveva raggiunto il numero 4 del mondo – quando le classifiche non erano ancora computerizzate -, aveva vinto tre volte gli Internazionali d’Italia di Roma del ’63, ’65 e ’67. Dall’anno successivo, dal 1968, giocò sotto la bandiera bianca, rossa e verde, disputando undici incontri di Coppa Davis, e poi diventando anche capitano non giocatore.
“Martino” di mamma italiana e nonni materni veneti, aveva anche sposato una ragazza del nostro Paese, ha avuto i due figli in Italia, anche se ormai da tempo vive negli Stati Uniti, ed è comunque l’esempio più eclatante di oriundo delle nostre racchette, con 16 titoli di singolare vinti. Così come, fra le donne, spicca, per le semifinali al Roland Garros 1949, come italiana, Annelies Ullstein, tedesca di nascita, che aveva abbracciato il tricolore per matrimonio con Renato Bossi.
Sabina Simmons, forte sul veloce
Ha giocato per l’Italia anche la deliziosa Sabina Simmonds, londinese con buone qualità sul veloce che, negli Slam, è arrivata alle semifinali di doppio, agli Australian Open 1978, ma in singolare non ha mai superato il terzo turno. Toccando come miglior classifica il numero 31 nel 1983 (con due tornei persi in finale).
Il pioniere in materia, è stato Huberto De Morpurgo, “il barone”, nato a Trieste, allevato al tennis a Oxford, in Inghilterra, fino al 1918, rappresentò l’impero austro-ungarico e nel 1924 diventò il primo e finora unico italiano a conquistare una medaglia olimpica (il bronzo), battendo per il terzo posto uno dei Moschettieri di Francia, Borotra, neo campione di Wimbledon. Il suo nome è scolpito nella nostra storia anche perché fu il finalista della prima edizione degli Internazionali d’Italia del 1930 (all’epoca al Tc Milano), quando perse dal mitico Bill Tilden.
Anche Pietrangeli scelse l’Italia
Erano oriundi spuri, cioè istriani di nascita sia Gianni Cucelli che Orlando Sirola, protagonisti negli anni 40-50. E Nicola Pietrangeli, nato a Tunisi da padre italiano e madre russa, avrebbe potuto scegliere un’altra bandiera, invece di diventare il tennista italiano più vincente. Così come oggi Camila Giorgi, di papà argentino e mamma italiana, che però, pur allenandosi anche in Francia, in Spagna e negli Usa, ha sempre giocato per l’Italia.
Era oriundo Laurence Tieleman, nato a Bruxelles, da padre olandese e mamma romana, piccolo e veloce attaccante che iscrisse l’Italia nella storia del Queens – unico di sempre – come finalista del 1993, peraltro con una corsa favolosa, partendo dalle qualificazioni, da appena numero 253 del mondo. Arrivò alla classifica record di 76 del mondo, e rappresentò l’Italia anche in Davis, nel 1999, a Neuchatel (contro il giovanissimo esordiente Roger Federer).
Meno rilevante l’esperienza dell’argentino Martin Vassallo Arguello, “italiano” dal settembre 2002 al dicembre 2004, grazie a una nonna siciliana, che poi è tornato argentino ed ha vinto il suo unico titolo Atp, di doppio, ad Acapulco 2007, insieme a Potito Starace. Italiano come Liam Caruana, che abbiamo visto negli ultimi due anni alle Next Gen Finals under 21 di Milano, anche se parla e sembra americano. Perché è nato in Italia, ma vive negli Stati Uniti dai 6 anni per seguire il lavoro di papà (romano).
Oriundi, quasi oriundi, o semplicemente figli della globalizzazione. Ma nel tennis italiano ha vinto veramente solo Martino.