“Finora, nella mia vita, ho avuto la fortuna di incontrare e lavorare con gente che mi ha ispirato e sono arrivato a capire che il miglior regalo che puoi offrire agli altri è l’educazione. Con questa parola intendo dare l’esempio giusto a chi ti circonda. Penso che qualsiasi sia il tuo genere, l’età, lo stato sociale e la professione tu abbia sempre il potere di essere un buon esempio. Dai ala gente e la gente ti restituirà in cambio, rispetta tutti e ti mostreranno rispetto, divido conoscenza e ricchezza, e guarda come gli altri dividono le stesse cose fra di loro. In definitiva, mostra alla gente il percorso e non solo la destinazione”.
Queste parole non le proclama Gandhi o un altro saggio, le regala su Instagram un ragazzo di 19 anni appena, peraltro non uno studente universitario, ma un tennista professionista, Felix Auger Aliassime, predestinato da quella data di nascita, 08.08, otto agosto, che coincide con quella del Magnifico, Roger Federer.
Felix, ennesimo coagulo di più culture (papà Sam del Togo, mamma Marie franco-canadese), che suona il pianoforte e non alza mai la voce, è elegante di natura e ha numeri tennistici da Andy Murray e forse più, è stato allenato alla riflessione dai problemi cardiaci che hanno rischiato di troncargli la carriera, dopo le grandi promesse d junior (finalista al Roland Garros e poi campione agli Us Open under 18 del 2016), ma è fondamentalmente un’anima diversa nel panorama tradizionale degli errori dello sport professionistico. Tanto che è rimasto famoso l’abbraccio e il pianto comune, fotografia di un momento di umana difficoltà fortemente condiviso, sul net degli Us Open 2018 con l’amico del cuore, Denis Shapovalov, dopo il drammatico ritiro di Felix nel primo turno.
Il ragazzo di Montreal potrebbe essere bizzoso e irascibile come tanti altri NextGen viziati dal talento e oppressi dalle aspettative, figurarsi ora che non riesce proprio a fare il salto di qualità ed entrare nei “top ten”, da numero 17, perché non è frenato da evidenti limiti fisici, mentali, tecnici o tattici, e nemmeno da un infortunio. Peggio, è stato costretto ad un esame in più dl destino, quand’era arrivato a un solo passo dal paradiso, stoppato per la quinta volta in cinque finali, l’ultima la settimana scorsa a Marsiglia (contro Tsitsipas), subito dopo aver perso sotto il traguardo a Rotterdam (con Monfils). Altre due delusioni da aggiungere alle tre dell’anno scorso: Rio de Janeiro (battuto da Djere), Lione (da Paire), Stoccarda (da Matteo Berrettini).
Peccato, è arrivato ancora una volta a un passo dall’aggiungere un altro record ai suoi record di precocità, e quindi, come comprensibile reazione, avrebbe potuto urlare, sbattere la racchetta per terra, sbraitare con il suo clan, invece, pur a caldo, ha commentato, sereno: “Sono deluso, non è mai bello perdere le finali e ora che sono diventate cinque il pensiero è ancor di più dentro la mia testa. E’ dura, ma penso che farà di me un giocatore anche migliore, mi formerà maggiormente il carattere e mi aiuterà a superare questa sfida, un giorno. Di sicuro, continuerà a lavorare per raggiungere l’obiettivo, io mi miglioro per vincere i tornei più grandi e per raggiungere i risultati maggiori, perciò non mi fermerò di certo qui”.
La calma è la virtù dei forti. Figurarsi nel tennis. Figurarsi con compagni di avventura mai così tanti di un livello così elevato e tutti più o meno della stessa età. Mai così agguerriti e motivati, quindi, nella rivalità fra di loro, conoscendosi da sempre e verificando continuamente i rispettivi risultati. A maggior ragione, i messaggi di Felix il predestinato lasciano talmente il segno in campo come su Instagram che anche un aspirante stregone Doc come il re delle finali NextGen di Milano, l’azzurro Jannik Sinner, si aggrega fra i 7215 “like” al messaggio Instagram del messia Auger Aliassime. Gradimenti che cresceranno ancora e ancora di ora in ora. Perché un buon esempio è sempre da seguire.