Avevo appena finito di leggere, con grande scoramento, il libro di Carlo Verdelli “Roma non perdona – Come la Politica si è ripresa la RAI” per apprendere di una nuova perla della nostra Rete Nazionale. Se c’era bisogno di una conferma, la nuova corazzata di RAI Sport, guidata dal cicloamatore Auro Bulbarelli e dalla fidata Alessandra De Stefano, ora promossa Vice Direttore, seguendo un piano editoriale che ha come base quello di abbandonare gli sport olimpici e soprattutto di prendersi delle rivincite sul passato, ha deciso dopo circa 20 anni di non trasmettere più la Maratona di Roma domenica prossima. Il tutto per trasmettere per 6 ore e mezzo, dalla partenza all’arrivo, neanche a dirlo, il … Giro delle Fiandre. Avete letto bene.
Spiegare perché la Maratona di Roma, nonostante le recenti tribolazioni, sia più importante per la RAI, emittente pubblica, del Giro delle Fiandre non c’è bisogno di spiegarlo. Anche perché le due cose erano facilmente compatibili. È noto che la partenza di una gara ciclistica non è, mediaticamente, importante come la partenza della Formula 1. Se c’è la necessità (l’obbligo?) di soddisfare qualche sponsor, basta registrare una decina di minuti e poi mandarli in onda durante le altre 4 ore di diretta.
La cosa che stupisce di più è il continuo silenzio di FIDAL, ma anche del CONI (se ci sei, batti un colpo). Dopo gli Europei Indoor di Glasgow, i Mondiali di Cross, ora la Maratona di Roma. Ci diranno che si sono viste in streaming. Lo stesso accadrà per i Mondiali di Staffetta di Yokohama e per i Mondiali di Doha? Ma perché la FIDAL, la IAAF e la EA non staccano la spina con la RAI?
Ho evitato di lanciare una protesta perché c’è il rischio che mi si dica che è meglio trasmetterla a mezzanotte perché così tutti i partecipanti alle maratone in programma quel giorno (non solo a Roma, ma anche a Milano) faranno in tempo a tornare a casa e vederla con solo … una decina di ore di ritardo.
Articolo del 4 Aprile 2019 ripreso da www.sportolimpico.it