Il coronavirus darà vita a un nuovo modo di vivere, di praticare e vivere lo sport, di relazionarsi e molto probabilmente avremo bisogno di sviluppare la “shut-in-economy” ossia l’economia e lo “sport- in-economy” al chiuso.
Cosa dovremo o potremo fare?
La lotta alla povertà dovrà essere più efficace e quindi la crescita economica più robusta, i sistemi di welfare occidentali dovranno essere rivisti perché i già alti debiti degli Stati saranno ancora più alti dopo la crisi, i sistemi sanitari andranno rafforzati vedendo quali sono i modelli che meglio sono stati in grado di rispondere all’emergenza.
Il turismo subirà un calo impressionante, prenderà piede il lavoro a domicilio, totale o parziale, nel mondo delle imprese e degli uffici pubblici, il rapporto con la natura e la qualità delle città “reciteranno” una parte sempre maggiore nell’interesse dei cittadini, la scienza e l’istruzione finalmente saliranno nella scala dei valori sociali, la gente avrà voglia di libertà non solo nei caffè, ma anche nella cultura e nelle arti, per cancellare lo spavento e le tristezze.
Saranno introdotte nuove misure di sicurezza in tutti gli spazi pubblici, ci sarà un ritorno alla lettura, all’arte e alla cultura, forse si passerà a una digitalizzazione per molte attività, dalla scuola all’Università, dalle attività commerciali al controllo degli spostamenti.
Nuove misure di sicurezza nelle arene per i concerti, negli aeroporti, nei luoghi di lavoro, …….. ci ritroveremo a fare i conti con nuove abitudini sociali e professionali e soprattutto, nuove esigenze e sarà l’inizio di una “società contactless”, dalle maniglie delle porte e dai citofoni e quindi sarà meglio utilizzare nuovi metodi che consentano di evitare il contatto dell’uomo con le superfici.
Le banche e gli uffici pubblici potrebbero limitare l’accesso ai clienti e ai cittadini con delle prenotazioni on line, ai bar potrà essere limitato il numero di clienti che vi accedono, mantenendo una distanza maggiore tra i tavoli o sul bancone e l’entrata dovra essere ordinata e i clienti ben distanziati.
I ristoranti potrebbero limitare il numero di clienti che vi accedono e magari potrebbero modificare i loro servizi, magari favorendo il servizio a domicilio, al supermercato o in farmacia le file per entrare dovranno essere ordinate e ben distanziate.
I cinema accetteranno per un periodo metà delle persone della loro capienza massima e i posti saranno distanziati.
Siamo pronti e allenati?
Pronti si spera, allenati, beh vedremo.
E’ difficile cambiare in un colpo solo il “modus vivendi” e il “tran-tran” giornaliero, ci si dovrà allenare pian piano, in modo progressivo, senza slanci ulteriori!
E l’attività sportiva e lo sport?
Sicuramente dopo il Coronavirus cambiarà il modo di gestire lo sport, cambieranno le strategie delle Federazioni Sportive, il C.O.N.I. rimodulerà le proprie scelte, cambieranno i metodi di allenamento (programmi online di allenamento per gli atleti), saranno introdotte nuove misure di sicurezza negli stadi, si vedranno gli eventi sportivi da casa, senza più andare agli stadi.
Per tutti (si spera) ci sarà un maggiore rispetto dell’alimentazione, una maggiore considerazione al “fitness”, alla ricerca del benessere e alla voglia di “star bene”; si riscopriranno i “giochi di una volta” e il movimento all’aria aperta.
Le palestre, oltre a limitare l’accesso dei clienti (ad esempio a giorni alterni), potrebbero iniziare a vendere “pacchetti online” per l’allenamento, oppure proporre attrezzature per allenamento da tenere in casa.
Le Società Sportive dovranno:
– cambiare le modalità operative;
– andare incontro alle famiglie;
– rivalutare i progetti per “i diversamente abili”;
– pensare allo “sport per tutti”;
– insomma ridimensionarsi!
E poi………..?
Con il passare del tempo si spera che ci sarà un progressivo ritorno alla normalità graduale e quindi fabbriche, negozi, cinema, bar, ristoranti riapriranno scaglionati, ma rimarrà comunque una certa attenzione per gli assembramenti.
Tutto ciò però deve fare i conti con una larga parte dell’opinione pubblica ormai troppo condizionata da social media e dalle fake news, che farà fatica ad abituarsi:
nulla sarà più come prima.
Ma se lasciamo correre le cose, se non impariamo dalla storia del Novecento, i cambiamenti saranno la continuazione in peggio delle tendenze alla chiusura e allo scontro che vediamo oggi; ci vorranno idee nuove e una leadership capace di creare nuovi equilibri nel mondo, perché nel disordine trionfano i violenti e prospera la povertà.
La speranza è che, passata la tempesta sanitaria, economica e finanziaria scatenata dal diffondersi di Covid-19, le cose cambino in meglio.
La gente ha voglia di incontrarsi, di parlare, di vivere una vita normale, c’è da sperare in un Cigno Nero, questa volta benigno e il motto di questo 2020 dovrebbe essere innanzitutto come sfuggire dall’idiocrazia diffusa e ricominciare a pensare come… esseri pensanti!
Vogliamo un mondo migliore!