Il Principato ai piedi di Sinner. Soprattutto i tantissimi ragazzini presenti al Country Club, nell’attesa spasmodica di carpire un autografo e un selfie con l’idolo azzurro. E non ci potrebbe essere idolo più appropriato. In un’epoca fatta di artifici e apparenze, di facili illusioni e tanta tensione e nervosismo, mentre la cordialità e gentilezza si fanno sempre più desiderare, Jannik Sinner è un esempio prezioso dell’autenticità dello stare al mondo, nel modo più classico e più giusto, con educazione, equilibrio, sacrificio e attenzione per il prossimo, anche quando si è una star planetaria del tennis.
Alla nostra domanda su come potrebbe spiegare ai bambini che volessero avvicinarsi allo sport l’attitudine al lavoro, al sacrificio e la gentilezza, di cui ormai nel circuito è modello incontrastato, Jannik ancora una volta è tornato alle sue origini, omaggiando i suoi genitori, suoi primi grandi maestri di vita: “Vengo da una famiglia normale. I miei genitori hanno sempre lavorato. Spesso, quando tornavo a casa da scuola, loro ancora non c’erano perché erano al lavoro e mangiavo dai miei nonni e quindi son cresciuto in modo un po’ diverso perché dovevo vestirmi e prepararmi per andare a sciare da solo. Poi comunque quando rientravo dagli allenamenti la mamma c’era però papà forse doveva lavorare la sera, e queste erano cose che mi hanno fatto capire che, sì, c’è il lavoro ma poi c’è anche la vita normale, e la cosa più bella che ho visto con i miei genitori e che, talvolta, anche quando avevano giornate non facili, quando arrivavano a casa, ridevano e scherzavano e questa è una qualità che loro mi hanno trasmesso. Ed ora, anche quando vinco o perdo, rimango il ragazzo di prima e non cambio atteggiamento. Ai ragazzi di oggi direi di vedere le cose vere, queste secondo me sono le cose più importanti. Ormai viviamo in un mondo molto difficile in un mondo in cui assistiamo a delle cose sbagliate, soprattutto a causa dei social. Ma proprio per i loro insegnamenti, i miei genitori sono davvero speciali”.
E con la stessa serenità, Sinner ha parlato del suo esordio stagionale sulla terra battuta: “Sulla terra in generale non mi sento molto a mio agio, in ogni caso non come sul cemento. Questo non vuol dire che non possa giocare bene sul rosso, ho fatto i miei primi quarti di uno slam al Roland Garros. Vedremo. Spero di fare meglio quest’anno sulla terra rispetto alla stagione passata. Sono fiducioso e so che posso essere un buon giocatore anche sulla terra; ci vuole tempo, certo. Sono abituato ad allenarmi molto sul rosso, ci ho giocato tanto dai quattordici ai vent’anni, poi ci ho giocato un po’ meno perché la maggior parte dei tornei sono sul duro. Ora sono molto felice di essere qui. Ci sono belle sensazioni e c’è un bel legame anche con il pubblico qui a Montecarlo“.
Dalla nostra inviata a Montecarlo, Laura Guidobaldi (foto di Brigitte Grassotti)